Giù l’import di energia, si riduce il deficit commerciale
Export ancora tonico (+17,5%) per l’effetto prezzi ma cedono i volumi. In calo gli acquisti da Mosca e in generale per gas e greggio (-2,7 miliardi).
di Luca Orlando
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La corsa dell’export italiano prosegue anche ad ottobre, un rialzo del 17,5% che rappresenta il 20esimo mese consecutivo in crescita, il dodicesimo a doppia cifra.
Anche in questo mese si conferma la netta divaricazione tra valori e volumi. Decisamente meno tonici i secondi (in calo del 2,7%) mentre i primi (+20,8%) sono rilanciati dai continui aumenti dei listini a cui le aziende sono costrette a causa dei rincari nei fattori produttivi, energia anzitutto.
Scatto che progressivamente ad ogni modo perde slancio, come testimoniato dal calo rispetto al mese precedente, frenata dell’1,1%. Più ampio il calo del dato destagionalizzato dell’import (-5,5%), effetto visibile anche nel confronto annuo, dove la crescita è del 28,2%, , 12 punti in meno rispetto a settembre. Frenata parziale degli acquisti dall’estero che è legata all’energia, in particolare alla Russia.
Il crollo degli acquisti di gas e greggio da Mosca fa scendere del 44% le nostre importazioni dal paese, producendo così nel mese un passivo commerciale di 710 milioni, un terzo rispetto al passo tenuto in media nei primi nove mesi dell’anno.
Tra le buone notizie va così inserito anche il parziale rientro del deficit energetico, sempre su livelli nettamente più alti rispetto allo scorso anno ma almeno in riduzione rispetto ai picchi raggiunti in estate. La spesa per importare energia ad ottobre è stata di 11,5 miliardi, 3,1 miliardi in meno rispetto al dato di settembre (di cui 2,3 miliardi per gas e 0,4 per greggio). Così, anche se il passivo energetico resta in effetti ampio (-8,8 miliardi) si riduce nel confronto con settembre (quando era -12 miliardi), con un conseguente ridimensionamento del deficit commerciale complessivo (-2 miliardi; era -6,5 miliardi a settembre).
Infine una nota sull’Ucraina (primi nove mesi), dove il nostro export prosegue nella sua caduta, scendendo a 887 milioni (-37%) mentre l’export di Kiev nei nostri confronti cede un miliardo, un calo del 40% concentrato in ghisa, ferro e acciaio.
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