Consapevolezza e unicità nelle storie dei campioni

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Giulia Terzi

(REUTERS)

Sorrisi e bracciate vincenti con vista sulla seconda laurea

Wonder woman Giulia lascia Tokyo con cinque medaglie, di cui due d'oro. Nata con una forma di scoliosi congenita e sottoposta già a tre interventi alla colonna, è stata buttata in piscina a 5 mesi da mamma Stefania, ex ranista. Poi, la ginnastica artistica e il nuoto come forma di riabilitazione. Ma Giulia è agonista dentro, non potevano essere solo vasche e bracciate, anche perché si ripete un paio di versi di Tiziano Ferro: «Dicono che servirà, se non uccide, fortifica». L'incontro con la Polha Varese e i suoi allenatori Micaela Biava e Max Tosin sono l'inizio dell'avventura. Primi successi a Londra 2019, poi il Covid e l'attesa investita nello studio. Ora i successi di Tokyo. L'oro nei 100 stile S7 è stato resistenza e classe: «Ero davanti e mi ripetevo tieni duro, manca poco, e ce l'ho fatta». In questa vittoria una vita intera: la famiglia, il fidanzato Stefano (Raimondi, ndr), la piscina, le rinunce, il Covid e gli esami per la laurea, la seconda, in Legge. Il 9 settembre chiuderà tutti in bagno, discuterà in Dad la sua tesi sperimentale e poi sarà festa e il suo volto, così rinascimentale ed elegante, si aprirà di nuovo in un sorriso da antologia.

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