Giustizia, sì a 5 referendum. No alla responsabilità civile dei magistrati
Ad essere ammessi sono stati i quesiti promossi e sostenuti dalla Lega, mentre a venire bocciati sono quelli che hanno visto soprattutto in campo radicali e associazioni
di Giovanni Negri
3' di lettura
Si voterà su (quasi) tutti i quesiti che riguardano la giustizia. Però non su quello sulla responsabilità civile dei magistrati e neppure su quello in materia di stupefacenti. Questo l’esito del secondo round di giudizi di ammissibilità espressi dalla Corte costituzionale. Ed è un esito che si intreccia in maniera stretta con la cronaca politica, anche perché ad essere ammessi sono stati i quesiti promossi e sostenuti dalla Lega, mentre a venire bocciati sono quelli che hanno visto soprattutto in campo radicali e associazioni.
Inoltre, alcuni dei quesiti riguardano direttamente temi come la legge elettorale del Csm, il funzionamento dei consigli giudiziari, ma soprattutto l’assetto ordinamentale della magistratura, oggetto della riforma presentata meno di una settimana fa dalla ministra Marta Cartabia al consiglio dei ministri, poi approvata all’unanimità e ora in discussione alla Camera.
Come pure al Parlamento toccherebbe intervenire, a dare credito agli auspici espressi mercoledì sera da diverse forze politiche (Pd e 5 Stelle in testa) a ridosso del verdetto di inamissibilità sull’omicidio del consenziente, su una equilibrata disciplina del fine vita.
Il bilancio dei verdetti
Nel dettaglio, il bilancio degli otto verdetti, vede tre giudizi di inamissibilità e cinque di ammissibilità. Di questi ultimi, che da adesso costituiranno un punto ineludibile nel dibattito pubblico e nel confronto politico, i più rilevanti sono senza dubbio 3. In primo luogo quello che punta a raggiungere una separazione di fatto tra le funzioni di giudice e quelle di pubblico ministero. Una battaglia storica del centrodestra, che non la condusse sino in fondo peraltro neppure quando godeva di una larga maggioranza in Parlamento, e dell’avvocatura ora trova un riconoscimento forse inatteso. Perché, se è vero che il passaggio da una funzione all’altra si è andato via via riducendo (la riforma dell’ordinamento in discussione alla Camera ne lascia sopravvivere due), il quesito referendario punta a cancellare qualsiasi possibilità, rendendo obbligatoria la scelta per una funzione dopo il superamento del concorso per l’ingresso in magistratura.
Severino a rischio cancellazione
Di grande rilevanza sarebbero anche gli effetti di un’eventuale approvazione al referendum dei due quesiti su Legge Severino e custodia cautelare. Nel primo caso la Legge Severino con il suo meccanismo di decadenza per i parlamentari condannati definitivamente e per gli amministratori locali anche in caso di condanna di primo grado verrebbe totalmente cancellata e si tornerebbe alla più discrezionale valutazione compiuta dall’autorità giudiziaria sull’interdizione dai pubblici uffici.
La custodia cautelare
E a una drastica riduzione della possibilità di disporre la custodia cautelare punta anche uno degli altri quesiti giudicati ieri ammissibili. La custodia cautelare resterebbe possibile solo in caso di pericolo di fuga o di inquinamento delle prove; sarebbe cancellato il pericolo di ripetizione di un altro reato della stessa specie di quello per il quale si sta procedendo e sanzionato con pena superiore a 4 anni, a 5 anni se la misura deve essere eseguita in carcere.
A cadere sarebbe anche la possibilità di applicare la misura per il reato di finanziamento illecito ai partiti, che nell’attuale disciplina penale fa storia a sé.
Di minore impatto, anche perché già direttamente interessati dalla riforma Cartabia gli altri due quesiti ammessi, su voto degli avvocati nei consigli giudiziari, che si prevede di ammettere, e sulle firme a sostegno delle candidature al Csm, che gli emendamenti del Governo cancellano nei collegi maggioritari.
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