Glencore, incontro a Roma per portare a Portovesme la produzione di litio
Il tavolo al Mimit dovrà discutere gli aspetti legati allo sviluppo del progetto di creare un impianto per la produzione di Litio nel compendio industriale di Portovesme
di Davide Madeddu
2' di lettura
Avanti a piccoli passi. Il progetto litio che il gruppo Glencore vuole portare avanti nello stabilimento di Portovesme, gestito dalla controllata (Portovesme srl) comincia a muovere i primi passi embrionali. E segue il percorso tracciato qualche settimana fa da Governo, azienda e sindacati.
Il Mimit, ministero delle imprese e del del made in Italy, ha convocato, per il 31 maggio, il tavolo tecnico nella sede di via Molise a Roma per affrontare alcuni aspetti legati proprio allo sviluppo del progetto che ha, come orizzonte, quello di creare un impianto per la produzione di Litio nel compendio industriale di Portovesme.
Diversi gli argomenti al centro della riunione: si passerà dall’aspetto economico a quello progettuale per arrivare a quello sociale. Uno dei punti di discussione riguarderà i tempi e le modalità di esecuzione del nuovo progetto che dovrebbe arrivare a compimento entro il 2026.In mezzo l’individuazione delle professionalità necessarie per portare avanti l’iniziativa e inoltre lo stato di confronto in corso con istituzioni su aspetti ambientali e sicurezza.
Altro tema al centro dell’incontro, sarà lo stato di avanzamento degli studi e delle valutazioni relative al progetto legato alla realizzazione delle linee per la produzione di litio. Proprio sul Litio il gruppo Glencore, che le scorse settimane ha chiuso un accordo con Li-Cycle, vuole giocare la partita della transizione energetica, realizzando un impianto all’avanguardia, per la produzione di litio oltre che nichel e cobalto.
La discussione non si limiterà alla sola prospettiva ma anche, alla gestione della fase transitoria. Quella che oggi vede ferma (dal 14 febbraio) la linea piombo e a regime ridotto quella dello zinco. I giorni sorsi, sulla linea zinco, l’azienda aveva ipotizzato anche una eventuale apertura (davanti a cambiamenti sul quadro dei costi energetici).
Resta da sciogliere il nodo ammortizzatori sociali sia per i lavoratori impegnati nello stabilimento di Portovesme, sia in quello di San Gavino. Dalle organizzazioni sindacali è partita una richiesta affinché anche la fonderia di San Gavino sia inserita nei programmi di rilancio produttivo.
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