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Gli 007 sulle tracce di spezie, caffè, tè e conchiglie di murex

Spionaggio industriale d'altri tempi. I Fenici trasmisero il segreto del rosso porpora a Greci e Romani, per la noce moscata fu guerra tra Inglesi e Olandesi, gli Usa controllavano l'Urss con i dati delle vendite di oro

di Alessandro Giraudo

Dalla Cina al mondo. Il tè cominciò a essere coltivato sulle pendici dell'Himalaya dal 1851 (foto, una piantagione a Zhangping, nel Fujian, provincia orientale della Cina), dopo che un botanico del Chelsea Physic Garden di Londra fu incaricato di «rubare» alcune piantine di tè ai cinesi

4' di lettura

Nel corso della storia, la ricerca di materie prime ha alimentato incredibili operazioni di spionaggio. Tutto si basa su tre lettere: M, E, S, moneta, ego, sesso. Quale valore ha conoscere i misteri della seta, la tecnologia per produrre porcellana, carta, specchi e merletti, il rosso scarlatto o la capacità di coltivare caffè, tè e spezie?

Il segreto del colore rosso

Con 12mila conchiglie di murex si ottiene 1,4 grammi di materia colorante: il rosso porpora di grande splendore. I Fenici trasmisero ai Greci e poi ai Romani questo segreto. Gli imperatori vietavano ai cittadini di indossare vesti di questo colore e Alessandro Severo decise che l’imperatore doveva avere il monopolio della produzione.

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Anche un altro rosso fu al centro di spionaggio: il rosso di cocciniglia. Arrivati in Messico, i conquistadores scoprirono a Oaxaca una sostanza colorante rossa potente che si otteneva schiacciando le femmine di un insetto (la cocciniglia) piene di uova. La domanda europea esplose e stimolò la produzione messicana e guatemalteca. Gli Spagnoli decisero di proteggere il segreto: diffusero false informazioni, controllarono militarmente la produzione, vietarono le visite ai campi. Religiosi, uomini di scienza, viaggiatori, medici – tutti falsi – cercarono di ottenere informazioni, senza successo. Gli Inglesi riuscirono a “rubare” degli insetti ed ebbe inizio la produzione nelle Indie Occidentali; era protetta dai militari e i lavoratori erano controllati. Le giubbe rosse dei militari britannici, ancor oggi, sono colorate così… British traditions!

Ma un terzo tipo di rosso alimentò altre operazioni di spionaggio: il “rosso turco”, in francese le rouge di Andrinople (l’attuale Edirne) o anche rosso dell’India o rosso di Rouen. Il tessuto colorato con questo rosso non sbiadisce se esposto al sole o immerso in acqua. Tutti i produttori di tessuti in Europa volevano conoscere i segreti della produzione, ma era ben protetta e nessuno riuscì a carpirne il segreto. Nel 1747, Abraham e Louis Borelle ottennero il segreto corrompendo dei tintori greci di Smirne. Iniziarono a tingere i tessuti con questa tecnica alla periferia di Rouen ma nel 1785, i due fratelli francesi rivelarono il segreto al Manchester Committee of Trade, dietro compenso di 2.500 sterline inglesi versate dal governo britannico. Nello stesso periodo, un esperto tintore di Rouen, Jacques Papillon, vendette il segreto a George Mackintosh di Glasgow che sviluppò la produzione in Scozia.

La ricerca delle spezie

Per il controllo della produzione di noce moscata fu combattuta una guerra fra Olandesi e Inglesi. La spezia era coltivata soprattutto nella piccola isola di Run (Indonesia) con una superficie di appena 4,5 km2. Dopo due guerre, nel 1667, gli Olandesi ottennero il controllo dell’isola ma cedettero agli Inglesi New Amsterdam (Manhattan), ribattezzata New York, in onore del duca di York. Cinque Paesi europei entrarono nello spionaggio delle spezie che, in valore, rappresentavano un terzo del commercio mondiale del XVI-XVII secolo e garantivano grandi entrate fiscali. Spagna e Portogallo fecero le grandi scoperte ed erano in possesso delle spezie; Inghilterra, Olanda e Francia lanciarono operazioni per mettere gli artigli sui luoghi geografici di produzione o cercare semi e germogli di alberi di spezie per piantarli nei loro territori.

Il caffè

Gelosissimi del loro caffè, gli arabi ne vietarono l’esportazione. Ma dal tardo Cinquecento, la domanda degli occidentali crebbe e i produttori iniziarono a esportarlo dopo aver scottato i semi (caffè verde) in modo da uccidere l’embrione ed evitare il reimpianto. L’olandese Nikolaus Witten nel 1690 raggiunse la costa di Moka con 40 uomini che razziarono una piantagione di caffè; raccolsero quanti più frutti potevano e strapparono germogli. Questo caffè fu piantato a Java e Sumatra, isole indonesiane sotto il controllo olandese. Anche i francesi cercarono di coltivare il caffè: dopo molte peripezie, le piantagioni (sorvegliate da militari) di Guadalupa e Martinica iniziarono a produrlo. I portoghesi volevano piantare il caffè in Brasile, oggi primo produttore mondiale, e organizzarono una “romantica” operazione di spionaggio. Inviarono il sergente Melho Palheta dal governatore francese della Guyana, con la missione di discutere sulla linea di confine tra i due Paesi. Il falso diplomatico riuscì a conquistare il cuore della moglie del governatore che gli offrì un mazzo di fiori, tra cui erano nascoste piante di caffè.

Germogli di tè rubati

Nel 1848, i responsabili della Compagnia delle Indie Orientali (Eic) vollero conoscere meglio le tecniche di produzione e lavorazione del tè dei cinesi e commissionarono il “furto” di alcune piantine. Un botanico del Chelsea Physic Garden di Londra fu incaricato dell’operazione perché parlava cinese. Il “furto” riuscì e, dal 1851, sulle pendici dell’Himalaya iniziarono a crescere le piante rubate in Cina e l’India divenne un importante produttore di tè. Nel 1859, il British Indian Office incaricò il giardiniere-botanico Robert MacKenzie Cross di “procurarsi” (in termini meno diplomatici, “rubare”) in Ecuador semi e piccoli germogli di Cinchona Succirubra, con cui si producono farmaci contro malaria e febbri. L’operazione fu un successo e nel 1875 MacKenzie fu incaricato di ripetere l’operazione per la Castilla Elastica, albero che produce una specie di gomma e con proprietà cicatrizzanti e curative per dissenteria e febbri. Ma l’operazione più interessante di MacKenzie fu il “furto” di 74mila semi di Hevea, la pianta che produce il caucciù. L’impatto sulla produzione di gomma brasiliana fu drammatico; l’industria locale della gomma precipitò in una crisi profonda. Il più grande produttore mondiale figura, oggi, alla decima posizione.

Le vendite d’oro dell’Urss

Si hanno poche informazioni sullo spionaggio sulle materie prime durante le due guerre mondiali, ma nel calderone finirono milioni di tonnellate di metalli, cereali, energia, tessili, legno, cemento, e uomini. Durante la Guerra fredda, l’Urss doveva importare quasi 50 milioni all’anno di cereali, semi oleosi e zucchero, che pagava con oro, platino e petrolio. Lo spionaggio americano attingeva ai dati della dogana inglese che rendeva pubbliche le importazioni del metallo giallo. Quando Mosca scoprì che le dogane svizzere erano più discrete, decise di spedire il metallo solo all’aeroporto di Zurigo.

Nono di una serie di articoli. I precedenti sono stati pubblicati il 30 giugno, il 7, 14, 21, 28 luglio, il 4, 11 e 18 agosto

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