guerre in vaticano

Gli abusi del cardinale Usa, i dossier dei veleni e l’attacco al Papa

di Carlo Marroni

L’arrivo del Papa in Irlanda accolto dall’arcivescovo Diarmuid Martin

4' di lettura

L’attacco a Bergoglio, che nelle ultime ore registra una nuova offensiva, è un’operazione che appare ben studiata a tavolino, ma rischia di innescare un vortice che può ritorcersi contro gli stessi ideatori e ben oltre. E che solo Francesco può cercare di circoscrivere. I fatti sono ormai nel circo globale dei media, e quindi noti. Ma le circostanze e i tempi sono indicativi di chi sono forse i veri responsabili.

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, in pensione ed ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, ha diffuso (il giorno dell’Incontro Mondiale delle Famiglie in Irlanda, quindi con un timing molto ben pensato) un documento di undici pagine in cui accusa il Papa argentino di non aver agito verso il cardinale americano Theodor McCarrick, reo di un’intera vita privata fatta di relazioni omosessuali con seminaristi. Francesco ha tolto la porpora all’anziano prelato, ma i suoi comportamenti erano noti da molti anni, dal 2000. Anni in cui Papa era Giovanni Paolo II – santo – e poi altri fatti si sono verificati nel pontificato successivo di Benedetto XVI.

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In Irlanda il Papa incontrera' vittime di abusi

In varie fasi il dossier su McCarrick è stato visto, e le sanzioni che gli erano state comminate, fare cioè una vita ritirata, non erano state rispettate. Questo è avvenuto sotto gli occhi di tutti, anche dello stesso Viganò, e le prove sono riscontrabili sul web. Ora si cerca di far ricadere la colpa presunta di aver “coperto” McCarrick su Bergoglio, che invece oggettivamente lo ha degradato, fatto mai avvenuto. Questi in sintesi i fatti riscontrati, laddove quello affermato da Viganò sia tutto vero.

La vicinanza di Viganò agli oppositori
Bergoglio, interrogato in aereo di ritorno da Dublino, ha detto ai giornalisti: «Giudicate voi». E infatti chi ha scavato ha trovato che si tratta in buona sostanza di accuse false. Non solo: rendendo pubbliche delle conversazioni con il Papa, Viganò – diplomatico di carriera, quindi neppure scusabile di ingenuità visto che conosce bene le regole canoniche – ha tradito i vincoli di riservatezza che presidiano i contatti con il Pontefice. Ma ormai nella guerra al Papa questo passa in secondo piano.

Già perché l’iniziativa, supportata dal circuito mediatico tradizionalista, è l’ultimo tassello di un attacco complessivo. È partito tre anni fa (ma covava da prima) ed è deflagrato nell’autunno 2015 con la lettera dei tredici (poi forse scesi a nove) cardinali contro il Papa con l’accusa di voler preordinare il risultato del Sinodo sulla famiglia, quello da cui poi è scaturito il documento Amoris Laetitia, in cui si apre un varco alla riammissione ai sacramenti dei divorizati risposati. In questo documento - controverso e in parte disconosciuto, ma chiaramente reale – apparivano diversi cardinali, alcuni con responsabilità di Curia.

Giudicate voi

Qui non era in discussione la libertà di opinione dei singoli: qui l'accusa gravissima e del tutto infondata era di truccare le carte, come si è visto poi dai risultati dei voti. Poi sono seguite iniziative di ogni tipo, ma la più clamorosa è di stata qualche mese dopo: quattro cardinali, era il 2016, hanno espresso dei “dubia” su quanto scritto dal Pontefice sui divorziati - la regola dell’infallibilità è tutt’ora in vigore, per dire - arrivando ad ipotizzare una “correctio filialis”, quindi una specie di impeachment del Papa.

Iniziativa, senza precedenti nella storia moderna, approvata da Viganò, ormai in pensione ma molto attivo a Roma per seminari e incontri. Il Papa ha ascoltato, ma anche preso decisioni: alla scadenza dei cinque anni di incarico ha lasciato senza poltrona il cardinale Gerhard Müller, uno dei leader dell’opposizione, che ricopriva l’incarico-chiave di prefetto della Dottrina della Fede.

Ritorsione verso un oppositore? La cosa è più complessa. Va bene essere liberi di dire la propria, ma in quella posizione non può starci un “nemico” dell’azione papale. Da allora, ed è passato un anno, il piccolo ma pugnace mondo degli oppositori si è dato da fare, via blog e non solo, ma ha avuto anche buon gioco nello sfruttare degli incidenti nel governo curiale bergogliano, come quello in cui è inciampato il Prefetto della comunicazione mons. Dario Viganò (solo omonimia) sul caso della lettera di Ratzinger: il Papa, che lo teneva in gran considerazione, per chiudere la storia lo ha sostituito.

Diverso è il caso del cardinale australiano George Pell. Da oltre un anno è tornato in patria per difendersi da accuse di pedofilia e coperture, e difficilmente tornerà ad occupare la sua carica di Prefetto per l’Economia. Ma qui il fronte degli oppositori non può dire nulla: lui è uno dei più fieri esponenti dell'ala conservatrice non ha mai mancato di farlo sapere. Infine da analizzare rapidamente la figura dell'ex nunzio Viganò: nel 2011 guidava il governatorato e produsse un documento sulla malagestio delle casse vaticano, che dette il via alla Vatileaks-1. A seguito di questo fu nominato “ambasciatore” in Usa, che visse come una rimozione: per evitare di andare a Washington disse anche che doveva assistere un fratello molto malato, circostanza questa poi risultata falsa. E forse ha vissuto male anche il pensionamento a 75 anni, ma è una legge canonica.

I tentativi di “spallata” con un occhio ad un futuro conclave
Siamo ad una Vatileaks-3 (o 4, se si considera anche un documento sul caso Emanuela Orlandi, di cui si è persa traccia quasi subito) con l’obiettivo di dare una spallata al papato? Chi sa di cose interne alle mura leonine non ci crede: il dossier Viganò ha fatto una gran fiammata e forse qualche effetto lo produrrà, ma ad oggi manca di solide fondamenta ed è farcito di omissis. E, come si diceva, se scavato può danneggiare anzitutto la memoria del “papa santo”, e anche di cardinali che nei pontificati precedenti hanno avuto posizioni di responsabilità, a partire dai Segretari di Stato.

Di certo c’è che dopo oltre cinque anni di pontificato si fanno sempre più frequenti le fibrillazioni che forse guardano al prossimo conclave. Ma questo più o meno è sempre avvenuto all’ombra della Cupola di San Pietro. Solo che ai tempi dei Borgia si usavano lame e veleni, oggi dossier e blog.

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