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Gli acquisti in tempo di inflazione, qualche consiglio su cui riflettere

Sono indispensabili strumenti informatici per governare e incrociare i dati prodotti dalle singole pratiche ed estrarre informazioni e suggerimenti

di Giampiero Volpi* e Martino Fabbro**

(REUTERS)

4' di lettura

La recessione post-pandemica, le carenze di approvvigionamento e l’instabilità geopolitica, sono state tra le cause dell’attuale regime di inflazione che, per la sua rapidità e il suo straordinario livello, ha creato una situazione economica estremamente difficile.L’impatto sugli approvvigionamenti delle aziende è esteso e profondo; l’inflazione è un fenomeno che non si limita alle semplici impennate di costi di specifici beni e servizi, tema che le funzioni acquisti sono più abituate ad affrontare, ma è di più ampia portata con impatti molto complessi sull’intera supply chain aziendale, dalla catena di approvvigionamento fino ai mercati di sbocco.

Il tema da affrontare richiede un approccio più olistico che deve essere inquadrato in un contesto più generale di comportamenti aziendali che, se virtuosi, possono costituire una base solida e resiliente. Per esempio: una sistematica collaborazione inter-funzionale, con decisioni condivise che coinvolgono l’intera strategia aziendale; un adeguato livello di digitalizzazione per gestire in modo integrato l’intero processo di approvvigionamento caratterizzato da elevati volumi di dati con le loro connessioni e dipendenze; un’analisi sistematica delle categorie merceologiche aziendali, per avere costantemente una chiara visione della loro rilevanza e del loro grado di esposizione alle forze di mercato.

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In questo contesto, l’adozione di pratiche adeguate e armonizzate in un piano di sourcing strategico, può creare un solido apparato per proteggersi e reagire: ottimizzare le risorse, individuare i fornitori più adatti, sfruttare le opportunità di mercato per contenere i costi e salvaguardare la qualità, garantire un approvvigionamento stabile e affidabile.

La pratica del “Total Cost of Ownership” (l’onere di struttura, ovvero i costi di ogni genere che l’azienda ha per procedere all’acquisto), fornisce un’indispensabile valutazione complessiva che tiene conto anche dei costi collaterali (trasporto, installazione, esercizio, manutenzione, smaltimento, …) che si aggiungono al prezzo di acquisto, e che possono essere gravati dal peso dell'inflazione.

Un'altra pratica è l'analisi dettagliata e sistematica della spesa per gli acquisti. La conoscenza di ciò che si è acquistato: cosa, da chi, quanto, con quali prezzi, serve a comprendere quali siano gli aspetti più esposti agli effetti dell’inflazione e quindi a orientare l’analisi dei mercati, dell’andamento tendenziale dei prezzi, della previsione di disponibilità delle merci. Ciò aiuta a modificare e bilanciare le proprie strategie di acquisto, per esempio aumentare tempestivamente la ridondanza delle scorte per proteggere la continuità e la stabilità dei processi produttivi dai rischi di difetto di offerta o di ulteriore crescita dell’inflazione.

La conoscenza della spesa facilita anche la pratica del bundling per fruire di un’economia di scala, avere maggiore forza contrattuale per contenere gli aumenti dovuti all’inflazione, rendere meno oneroso il processo di approvvigionamento grazie al minor numero di contratti da gestire. In un regime di inflazione, la should cost analysis è una pratica importante per stimare il costo ragionevole di un bene prima dell’acquisto. La scomposizione del costo del bene nei suoi componenti individuali, come materiali, manodopera, spese generali e profitto, e la stima dei costi di ciascun componente basata su dati di mercato, prezzi storici e tendenze inflattive, consentono di capire se il prezzo offerto da un fornitore è equo e ragionevole o se è opportuno negoziare prezzi migliori.

La pratica della gestione del rischio di fornitura, consigliata in qualsiasi circostanza, in un regime di inflazione serve a risolvere diversi conflitti, bilanciando l’adozione di modelli finalizzati al contenimento di costi in crescita con l’attenzione a fattori di amplificazione del rischio, quali l’eccessiva razionalizzazione della fornitura per ridurre il numero di contratti, oppure la pressante ricerca di fornitori poco conosciuti ma economicamente competitivi, localizzati in regioni geografiche a rischio.

Adottare pratiche di monitoraggio e valutazione dei fornitori per poterne stimare la loro rilevanza per il business aziendale, permette di stabilire appropriate relazioni di collaborazione, per esempio: co-design di prodotti, impegno reciproco nella pianificazione di forniture, conoscenza dei prezzi sottostanti ai prodotti, contrattualistica equilibrata tra le parti. Si crea un clima di reciproca fiducia che permette di sviluppare soluzioni condivise in situazioni di volatilità dei costi e di carenze di approvvigionamento. Questa pratica è alternativa al passaggio da un fornitore all’altro per trovare le migliori offerte utilizzando metodi di acquisto spot; nel breve termine sembra essere conveniente, ma a lungo termine crea instabilità nelle relazioni con i fornitori poiché non affronta le circostanze di mercato che causano l’impennata dei prezzi.

Sono numerose le pratiche che possono essere adottate per contenere gli effetti dell’inflazione, fenomeno di ampia portata che colpisce simultaneamente molte componenti dell’economia. Per essere efficaci le pratiche devono essere inserite in una strategia complessiva di sourcing capace di misurarne i singoli impatti e bilanciarne l'impiego affinchè il risultato complessivo sia ottimale. Uno scenario così globale e complesso richiede alle funzioni acquisti l’uso indispensabile di strumenti informatici adeguati, per governare e incrociare i dati prodotti dalle singole pratiche, estrarre informazioni, fornire suggerimenti, mettere a disposizione un quadro conoscitivo che permetta di prendere decisioni solide e consapevoli.

* Strategic Business Analyst - Niuma
** Business Developer - Niuma

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