L’incredibile Dancalia tra Etiopia ed Eritrea che incanta e strega
Gli Afar cavatori di sale in groppa ai dromedari verso Mekelle
E’ in questo paesaggio ancestrale ed estremo che si incontrano gli unici uomini e donne capaci di resistergli: sono i membri del clan Afar, sempre insieme, in perenne movimento, avvolti nelle loro tuniche sottilissime, quasi impalpabili, i cui lembi vengono legati intorno al collo quasi fossero pepli. Forti, resilienti, cavano grossi blocchi di sale e li posizionano in groppa ai loro fedeli dromedari per condurli su strade polverose e secche apparentemente infinite, ma in realtà diretti verso la città di Mekelle. Li si riconosce anche dall’immancabile arma di lavoro dalla quale non si separano mai, chiamata gadmo, una spatola con la quale spaccano le lastre di sale facendone mattonelle che poi levigano con cura e precisione certosine. Presentano, come si nota dalle guance dei volti, i segni delle scarificazioni compiute sul volto per sottolineare l’appartenenza tribale. Per loro il matrimonio è una cosa assai seria: il primogenito deve sposare la propria cugina di primo grado, la figlia della sorella del padre.
Luccicano questi piccoli blocchi di sale nelle loro mani. Così come sprizzano luce i geyser che si trovavano intorno al Monte Degli Spiriti, il soprannome che viene dato al vulcano Dallol, sfoggianti colori rossi, rosa, arancioni, verdi, grazie ai minerali all’interno del cratere. Queste spettacolari sorgenti emettono esalazioni di sali di cloruro di potassio, magnesio e sodio. Durante l’evaporazione dell’acqua, le pozze assumono il caratteristico colore verde, che diventa molto più intenso e brillante con l’aumentare della soluzione salina. Quando l’acqua si raffredda a contatto con l’aria, i minerali cristallizzano, creando particolari concrezioni che possono assumere forme diverse, tra cui le più comuni sono quelle a forma di fungo. Viaggiando in Dancalia, del resto, bisogna sempre tenere gli occhi bassi perché i fossili brillanti sono dappertutto.