Gli artisti berlinesi protagonisti della Berlin Art Week
Più di 100 partner, nuovi musei e iniziative a conferma che la capitale tedesca rimane un luogo di produzione e esposizione dell’arte emergente
di Silvia Anna Barrilà
I punti chiave
5' di lettura
La stagione dell’arte a Berlino è ricominciata con la 12ª edizione della Berlin Art Week (13-17 settembre), che è riuscita ad attrarre un pubblico di 130.000 visitatori grazie a iniziative promosse da più di 100 partner e opere d’arte di più di 1.000 artisti. Organizzata da Kulturprojekte Berlin Gmbh, una società di proprietà dello stato federato di Berlino finanziata attraverso fondi pubblici e bandi con lo scopo di promuovere progetti culturali e rinforzare il network tra i vari attori del panorama locale, la Berlin Art Week è diventata il secondo appuntamento annuale in autunno a fianco al tradizionale Berlin Gallery Weekend, che si svolge in primavera ed è oramai un modello per tante altre città europee.
Gli artisti berlinesi
Il ricchissimo programma della settimana ha confermato ancora una volta come Berlino sia un punto di riferimento per la produzione artistica contemporanea, nonostante il rincaro dei prezzi degli immobili abbia cambiato il volto della città e reso più difficile per gli artisti affittare studi e atelier. Ma a Berlino, certamente più che in Italia, gli artisti trovano opportunità espositive e occasioni di mostrare il proprio lavoro. Sono tante, infatti, sia a livello istituzionale che nelle gallerie, le mostre che propongono artisti e artiste di base a Berlino, non solo di nazionalità tedesca ma di provenienza da tutto il mondo, così come le iniziative pensate per sostenerli. Per esempio, l’inglese Marianna Simnett, classe 1986, già esposta nella mostra di Cecilia Alemani alla Biennale di Venezia, presso HAU Hebbel am Ufer; oppure la tedesca di origini irachene Lin May Saeed, da poco scomparsa prematuramente all’età di 50 anni, al Georg Kolbe Museum. Entrambe mettono al centro della loro pratica un tema molto sentito e trattato anche in altre mostre di questa Berlin Art Week, e cioè il rapporto tra uomo e animale, che necessita di essere riequilibrato e profondamente ripensato.
Anche nelle gallerie si incontrano tanti altri artisti emergenti e midcareer di base a Berlino come Bettina Pousttchi da Buchmann con le sue sculture astratte; la giapponese Leiko Ikemura con i suoi ibridi animali alla Feuerle Collection; Annette Frick presentata da Chert Lüdde all’interno della mostra «Hallen #4» con i suoi ritratti fotografici della scena queer e punk prima e dopo la riunificazione tedesca; Jeewi Lee da Sexauer Showroom, con i suoi lavori realizzati con pezzi di pavimento di case coreane che portano le tracce di vite passate; Julia Dubsky, Hannah Sophie Dunkelberg ed Estefanía Landesmann in una mostra collettiva sul femminismo da Mehdi Chouakri; Andy Hope 1930 da Guido Baudach con le sue opere che mischiano modernismo e science fiction. Trovano posto anche gli artisti oramai affermati o già storicizzati, come Isa Genzken alla Neue Nationalgalerie, oppure nella mostra “Black” da Michael Haas, con opere di artisti come Arnulf Rainer, Hans Uhlmann, Günter Umberg, unite dal colore nero (prezzi 10.000-240.000 €).
L’arte digitale
Tra le iniziative a sostegno dell’arte emergente a Berlino c’è la Contemporary Arts Alliance (CAA), una piattaforma promossa da tre imprenditori per finanziare e supportare la produzione dell’arte nella capitale tedesca. In occasione della Berlin Art Week, l’associazione ha collaborato con la banca DKB Deutsche Kreditbank per la mostra “Unleashed Utopias. Artistic Speculations about Today and Tomorrow in the Metaverse” presso la Haus am Lützowplatz (fino al 5 novembre), all’interno della quale è stato assegnato il secondo VR Art Prize. Coerentemente con il fatto di essere stata la prima banca digitale in Germania, attiva unicamente a livello nazionale e attenta ai temi della sostenibilità sociale e ambientale, la DKB ha iniziato l’anno scorso a sostenere un premio per l’arte digitale rivolto ad artisti di base in Germania. Quest’anno il primo premio da 5.000 € è andato all’artista di origini iraniane Mohsen Hazrati, che ha saputo unire la tradizione persiana di interrogare i libri per conoscere il destino con le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale. Il secondo e il terzo premio (da 4.000 e 3.000 €) sono andati a due lavori sull’identità di genere, un altro dei temi più presenti di questa Berlin Art Week. Rispettivamente i primi sono andati all’inglese Rebecca Merlic con un videogame sulla liberazione dall’identità binaria e la diversità della natura umana e ad Anan Fries con un’opera in cui immagina un mondo in cui tutti i corpi possono portare avanti una gravidanza. “L’idea alla base della mostra è avvicinare il pubblico al metaverso e far sì che sviluppi un rapporto attivo con il mondo digitale invece di subirlo” ha spiegato la curatrice Tina Sauerländer, e in effetti la mostra ha attratto un pubblico molto ampio e tanta curiosità anche tra i non addetti ai lavori.
I nuovi musei
Ad un pubblico ampio e non per forza limitato ai soliti frequentatori dell’arte si rivolge anche una nuova istituzione nel quartiere di Neukölln, la Spore Initiative, diretta dalla curatrice italiana Antonia Alampi. Inaugurata quest’anno ad aprile e fondata e finanziata dall’imprenditore e filantropo Hans Schöpflin, è dedicata alla giustizia climatica e al dialogo tra popoli e comunità dedicate alla protezione del pianeta. Più mirato all’intrattenimento è, invece, il nuovo museo della fotografia Fotografiska, che ha aperto il 14 settembre all’interno del Tacheles, storica casa occupata dagli artisti rimasta semidistrutta dopo la guerra, che ora ha completamente perso la sua identità per integrarsi nel nuovo luccichio del quartiere di Mitte. Anche in questo caso si tratta dell’iniziativa di un privato, lo svedese Jan Broman, ma l’idea è piuttosto di creare una destinazione in cui alle mostre si unisce la gastronomia di alto livello e lo shopping. Un diverso approccio che si rispecchia anche nei prezzi dei biglietti, che variano da 8 a 16 € contro la gratuità di Spore Initiative. Le mostre d’inaugurazione hanno visto protagoniste altre artiste di base a Berlino: la sudafricana Candice Breitz con il suo lavoro sul razzismo “Whiteface” e la newyorkese Juliana Huxtable con nuove opere derivate dalla sua identità di transgender afroamericana, oltre ad una collettiva sul nudo nella fotografia.
Le gallerie
Ancora, un’altra nuova iniziativa di questa Berlin Art Week è stato il Gallery Weekend Festival, lanciato dalle gallerie associate al Berlin Gallery Weekend e finanziato dal Senato di Berlino per dare visibilità alle loro proposte. Si è svolto all’interno nell’ex-hotel Studio Mondial (un formato che sempre più spesso viene utilizzato per eventi d’arte poiché ben si presta a offrire ambienti separati ma anche un’atmosfera lontana dal White Cube) sulla famosa strada Ku’damm e ha attratto 5.000 visitatori per screening, talk, performance, installazioni. Le gallerie, che non pagavano la partecipazione, hanno anche inaugurato contemporaneamente il venerdì sera, attraendo 15.000 visitatori nel corso del weekend. Nel quartiere più periferico di Reinickendorf, invece, si è svolta la quarta edizione di Hallen #4, con la partecipazione di 19 gallerie, tre collezioni private e un museo, la Berlinische Galerie. Un’iniziativa con mostre, screening e talk, in cui pure si ritrovavano diversi artisti di base a Berlino come Sven Johne, Oska Gutheil e Niklas Goldbach, inseriti in quell’atmosfera post-industriale della Berlino di una volta.
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