Gli artisti per Venezia contro le grandi navi
L’appello inviato a Mattarella, Draghi e al sindaco della città lagunare in difesa di un turismo sostenibile, per il completamento del Mose e per il divieto del passaggio delle crociere. Partono le proteste
di Marilena Pirrelli e Laura Traversi
6' di lettura
Star e artisti internazionali per Venezia lanciano un appello, pubblicato dal Guardian e dal Telegraph, inviato a Mattarella, Draghi e al sindaco Brugnaro. Firmato – tra gli altri – da Mick Jagger, Francis Ford Coppola, James Ivory, Anish Kapoor, l' attrice Tilda Swinton, Gary Tinterow, direttore del Museo di Huston, la direttrice della Guggenheim Collection di Venezia, Karol Vail. Al centro il completamento del Mose, il divieto del passaggio in laguna alle grandi navi, la gestione dei flussi turistici.
Si annunciano anche per il pomeriggio di sabato 5 giugno, le proteste comitati cittadini “No Navi” (dalle Zattere) che si oppongono al passaggio delle Grandi Navi nei canali che attraversano la città lagunare per la ripartenza delle crociere da Venezia, quando dallo scalo lagunare salperà la ’Msc Orchestra’ per il primo viaggio con destinazione Grecia dalla Stazione marittima. Non è ancora possibile per le ’navi bianche’ evitare il passaggio attraverso il Canale della Giudecca, il Bacino di San Marco e la Bocca di porto del Lido: il decreto legge del 1° aprile, convertito in legge il 17 maggio, che sancisce l’estromissione delle Grandi Navi dalla Laguna, concede ancora il passaggio dei giganti del mare per il centro storico finché non venga approntata la soluzione transitoria, a Porto Marghera con accesso da Malamocco, e infine in mare.
La laguna post Covid
Venezia compie 1600 anni, ma uno dei suoi principali problemi è di essere sopraffatta dal turismo. Dopo il Covid, con la perdita dell’ 80% delle presenze e dei redditi mancati (20.000 posti di lavoro evaporati) cosa seguirà? Una lenta ma inesorabile ripresa di quel rullo compressore? In passato, nella sola Venezia, sono stati calcolati arrivi tra i 27 e i 38 milioni di turisti, 71 milioni in Veneto. (Fonte Regione Veneto 2019-2020, dati Istat). Dopo una ripresina estiva nel 2020, quantificata nel 10% dei valori di tutto l'anno precedente, in assenza dei visitatori esteri (l'86% secondo l'Annuario ufficiale 2017 del Turismo del Comune di Venezia ovvero circa 12 milioni l’anno) i siti culturali guardano molto al medio raggio. Che si è manifestato fin dai primi fine-settimana di maggio, con forti presenze di visitatori veneti nel capoluogo lagunare.
Riparte il turismo
L'overtourism e la sua folla impongono vere e proprie alterazioni “ambientali” ( fisiche, visive, sonore, economiche) a tutti, veneziani e non veneziani. Già il 1° maggio, le cronache locali hanno registrato il dilagante “fenomeno”, come se la “pausa-Covid” non avesse lasciato traccia. Infatti dalla Fondazione Musei Civici di Venezia i dati sono in crescita: dal 26 aprile hanno riaperto le porte Palazzo Ducale e Museo Correr tutti i giorni. Di seguito il venerdì fino alla domenica hanno riaperto anche Ca Rezzonico - Museo del Settecento Veneziano, Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Museo del Vetro di Murano , Museo del Merletto di BUrano, Museo di Palazzo Mocenigo - Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo , Museo di Storia Naturale GIancarlo Ligabue , Museo di casa Goldoni. Rispetto a maggio 2019 all’afflusso di visitatori è stato dell’80% in meno 80% pari a 56.529, di cui il 68% italiani, il 9% tedeschi e il 6% francesi. «Durante la pandemia mentre i musei sono restati chiusi, ma dietro le quinte abbiamo lavorato alle collezioni, a progettare le prossime mostre ci siamo guardati dentro e abbiamo capito il valore intrinseco e vogliamo offrire a tutte le età di visitatori emozioni e conoscenza» spiega il presidente della Fondazione MuVe Mariacristina Gribaudi. «Abbiamo creduto in questa ripartenza. Sebbene i visitatori in maggio siano stati in calo, quel 20% rimasto è importante - prosegue Gribaudi –. Questa pandemia ci ha insegnato a essere viaggiatori più consapevoli e ci ha spinto alla relazione digitale che non ci abbandonerà più e accrescerà quella fisica nel futuro».
Le città medio-piccole, intanto, riprendono la loro tenace scalata per attrarre viaggiatori meno convenzionali (es. Padova, Rovigo, ecc.), che hanno riaperto prima di altre mostre e musei, consapevoli dell' importante impatto generato sull'economia locale (calcolato in 1,61 euro per ogni euro investito. Dati 2019, dal Rapporto Nomisma 2020 per Fondazione CARIPARO- Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo).
La prima grande nave
La stampa internazionale (BBC) registra l'arrivo della prima grande nave in laguna dopo una pausa di 17 mesi, e, in coincidenza coi fine settimana, il sovraffollamento nelle calli e nei trasporti si è ripetuto nei modi conosciuti (Il Gazzettino.it). Si parla di “monocultura turistica”, ma non sarà invece mancata organizzazione e pianificazione? Un gigantesco “laissez-faire”, legato non soltanto ai numeri del turismo “mordi e fuggi”, che finisce per danneggiare la città e i viaggiatori stessi?
La parola all’esperto
Ne abbiamo parlato con Jan van der Borg, professore di Economia del turismo a Ca' Foscari, che ha messo a punto il concetto di “capacità di carico turistico (TCC) di una destinazione” utilizzato in economia applicata per progettare risposte al complesso fenomeno dell’overtourism. Nel 2019, a Venezia, a fronte di 60.000 abitanti, 90.000 erano i pendolari/ visitatori giornalieri medi, per un totale di 7 milioni di visitatori annuali (le stime pre-Covid erano di 17 milioni di escursionisti/anno, per un totale di 20 milioni l'anno).
Nel 2021 gli abitanti sono scesi a 51.000 e la TCC è stimata in 15.000 presenze di escursionisti giornalieri, col distanziamento, per un totale di 50.000 presenze al giorno. Van der Borg spiega che il problema “non è tecnico, ad esempio di monitoraggio degli accessi con nuove tecnologie. È piuttosto politico, perché la politica dovrebbe decidere quanta gente può entrare fisicamente a Venezia, senza distruggerla.” E non si tratta di selezionare “in base ai soldi che può spendere chi arriva, tantomeno di scegliere il lusso, ma di qualità e attenzione per la città”.In effetti l' offerta/ospitalità a Venezia, nel rapporto qualità/prezzo, è mediamente una delle più critiche della penisola. In questa città, perso un ospite, se ne troverà sempre un altro disponibile. Ma molti rinunciano a progettare un soggiorno lungo a Venezia, percepito spesso come dispendioso ed incerto.
Patrimonio Unesco
Venezia è Patrimonio dell’Umanità non solo per l’Unesco, ma nella memoria di tutti. Nella Biennale di Architettura in corso fino al 21.11.2021, (circa 10.000 presenze nella prima settimana di apertura) è presente il tema The Venice Resilience, in senso ambientale e culturale, ma non quello dell'overtourism, che meriterebbe un padiglione dedicato, considerata l'estensione del problema (da Barcellona a Dubrovnik a Firenze). Potrebbe sembrare che la sproporzione di scala tra le grandi navi, città galleggianti che spostano esagerate masse di turisti “giornalieri” rispetto al silenzioso ambiente lagunare, trovi origine nel conflitto tra due anime cittadine: una mercantile/portuale (e industriale), l'altra culturale/turistica. A Dubrovnik, nel 2019, il TCC era di 8mila persone, ma la media dei crocieristi delle grandi navi era di 9mila. Il Terminal Passeggeri di Venezia, di cui il Comune è il principale socio, ospita circa un milione e mezzo di passeggeri/anno, con una crescita del 450% dal 1998 al 2018.
Le crociere
Come ricorda Van der Borg, esistono studi che dimostrano che i vantaggi economici dell'arrivo in laguna del turismo crocieristico non avvantaggiano la città, ma poche persone. Ora che il Mose, pur costato una fortuna, si è dimostrato utile (fino al 2040?), è stato rilevato che le barriere vengono chiuse a 110 cm di acqua alta per consentire il transito alle (grandi) navi il più possibile ( v. Il Giornale dell' Arte, maggio 2021). Richiamando l’attenzione del governo Draghi sulla divergenza tra leggi dello Stato e concrete pratiche gestionali locali, come i media locali ed internazionali col recente appello. A questo proposito Van der Borg ritiene che l'idea di un terminal offshore, ventilata per il prossimo futuro, mentre le navi riprendono “provvisoriamente” a transitare nel Canale della Giudecca, e non a Marghera, sia fuorviante. Che “sarebbe meglio fondere le autorità portuali di Venezia e di Trieste, concentrando la funzione portuale classica a Trieste, che ha già fondali profondi, e far sviluppare a Venezia una cabina di regia per i flussi di traffico nel Mediterraneo, nei Balcani e nell'Est Europa.
”Merita ricordare che alcune tasse di accesso esistono di fatto: il costo elevato della card Venezia Unica, la tassa di soggiorno. Ma, tra gli effetti perversi che derivano dall' inazione, il peggiore è forse nel basso rapporto qualità/prezzo dell’offerta media di alloggi, ristoranti, caffé, negozi, servizi di trasporto, che di fatto inquinano la permanenza, scoraggiando soggiorni lunghi anche a chi vorrebbe programmarli. Una risposta chiara il professore adottivo veneziano (parla con un bell'accento lagunare, pur provenendo da Rotterdam) la fornisce: “Non serve il numero chiuso, occorre una forte capacità organizzativa, una visione chiara, e leadership locale, nazionale e internazionale. Costa meno di molti mega-progetti. È insieme capacità di governo e capacità organizzativa (governance e org-ware).”Metà dell’occupazione persa in Italia è in cultura e turismo (767mila). L'ossatura “indipendente” di quei settori comincia a rimboccarsi di nuovo le maniche. Loro, nonostante la contraddittorietà tra le dichiarazioni d'intenti e l'esiguità delle percentuali destinate alla cultura (6,6 miliardi, il 6,7%) e al turismo (2,2 %) nel PNRR Recovery Plan (222,1 miliardi, di cui 191,5 dai fondi Next Generation EU), non possono scoraggiarsi.
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