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Gli erbari non sono tutti uguali

Il volume di Domitilla Dardi “Herbaria, piante, erbari moderni e florilegi” è in libreria per i tipi di 24 Ore cultura

di Antonio Perazzi

3' di lettura

Qualche giorno fa ho ricevuto la telefonata di Anna, una cara amica, la migliore libraia antiquaria che conosco: “Antonio, ho bisogno di te, ho dei volumi di botanica che vorrei mi aiutassi a identificare”. Incuriosito, sono andato a trovarla e mi sono trovato davanti sette volumi da museo: perfetti, ben conservati, illustrati da mano capace, sia per quanto riguarda la finezza delle xilografie, sia per la bravura di chi le ha completate con gli acquerelli. Sfogliando questa straordinaria Iconografia Bottanica si passa da una meticolosa rappresentazione iniziale alla stilizzazione, che trasforma l'accuratezza dei tratti in forme rappresentative più astratte, tanto che senza la nomenclatura binomiale, sarebbe difficile identificare le specie.

Herbaria, piante, erbari moderni e florilegi di Domitilla Dardi

Tutto ciò mi ha aperto un mondo, perché gli erbari non sono tutti uguali. I cataloghi botanici illustrati uniscono mondo scientifico, arte, storia e immaginazione e possono essere molto diversi tra loro: per contenuti, taglio della ricerca, creatività degli autori, e perfino per spregiudicatezza rappresentativa. A seguito di questa intuizione vorrei parlare di un bel libro che si chiama Herbaria, piante, erbari moderni e florilegi di Domitilla Dardi. I capitoli si dividono tra erbari veri e inventati, che vanno piacevolmente dall'antichità alla modernità, grazie alla raffinata ricerca iconografica di Carla Casu. Il focus di questo libro è la domanda: da cosa nasce il desiderio di mettere in ordine le piante?

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Ulisse Aldrovandi

Tutto comincia con Ulisse Aldrovandi che, alla fine del 1500 si pone per primo il problema di come rappresentare la botanica. Col suo Erbario alchemico, il naturalista bolognese mette insieme una precisione scientifica primordiale espressa nell'aspetto realistico delle illustrazioni, tramite rappresentazioni fantastiche, spesso accompagnate da una raccolta di dicerie e superstizioni. Celebre la sua Mandragora, rappresentata sotto forma di radice antropomorfa, o meglio da uomo barbuto con braccia e gambe a forma di radici munito di una chioma fiorita sulla testa.

Manoscritto di Voynich

L'erbario più misterioso di sempre è il Manoscritto di Voynich: un codice illustrato del XV secolo, oggi conservato nella biblioteca di libri rari di Yale, composto da piante misteriose e da una scrittura che non è mai stata decifrata. Deve il suo nome a Wilfrid Voynich, un mercante di libri rari che lo acquistò dal collegio gesuita di Mondragone nel 1912: al suo interno era celata una lettera del Seicento del rettore dell'Università di Praga che già lo inviava all'amico poligrafo Athastasius Kircher con speranza che lo decifrasse.

Codex Seraphinianus

Sicuramente fu di ispirazione al Codex Seraphinianus creato tra il 1976 e il 1978 da Luigi Serafini: una reinterpretazione in chiave fantastica tra zoologia, botanica e mineralogia e molto altro che appassionò tanti intellettuali, da Calvino a Zeri, Bonito Oliva, Tim Burton e Federico Fellini.

Gli erbari fantastici

Gli erbari fantastici sono un tema che ha ispirato molti artisti del Novecento, dalla Flora futurista di Osvaldo Barbieri del 1930, al Manifesto della flora futurista ed equivalenti plastici di odori artificiali di Fedele Azari del 1924. Nel libro della Dardi mi ha fatto piacere ritrovare citata anche la Botanica Parallela di Leo Lionni: un libro sulla botanica fantastica che appartiene alla mia infanzia. Gli erbari da sempre ispirano le persone a coltivare la propria curiosità, furono molti gli intellettuali a dedicarcisi: Jean Jaques Rousseau ne fu appassionato almeno quanto Nabokov fu un entusiasta lepidotterista. L'erbario di Emily Dickinson non va visto solo come il passatempo di una grande poetessa, ma come desiderio di approfondimento di un'intellettuale che apparteneva a un'epoca in cui erano ancora vietate le università al genere femminile. Del libro Herbaria ho apprezzato soprattutto la serietà con cui sono descritte le categorie di erbari, così diversi tra loro. Bella la sezione degli erbari grafici: dal celebre Erbario di Trento, il Tractatus de Herbis, l' Ikebana Rikka Zu di Ikenobo Senko, fino ai capolavori di Charles Rennie Mackintosh, che nel 1905 fece alcune tra le illustrazioni di fiori più suggestive di tutti i tempi. La sua Fritillaria meleagris è stupenda! Poi William Morris e tutti i preraffaelliti, da sempre ispirati dalla natura, come lo fu anche Eugène Crasset e tutta l'Art Noveau, o Ugawa Kazumasa, un fotografo giapponese a loro contemporaneo, celebre per le sue stampe fotomeccaniche di fiori all'avanguardia, che hanno poco da invidiare ai celebri scatti di Karl Blossfeldt. Questo volume è talmente raffinato e ricco che mi sarei aspettato di ritrovare anche le xilografie dei cento crisantemi a stelo singolo di Keika Hasegawa, o le eteree radiografie di fiori del dottor Dani L. Tasker, appassionato fotografo e primario di radiologia di Los Angeles che una volta, commentando il suo lavoro disse: “i fiori sono il modo in cui una pianta esprime il suo amore per la vita”.

Domitilla Dardi, Herbaria, piante, erbari moderni e florilegi, 24 Ore CulturaEditore, pagg . 208


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