Gli investimenti e la disciplina della maratona
di Antonio Criscione
3' di lettura
La finanza comportamentale è una disciplina, per quanto recente, ormai di solida tradizione. E se è trascorso quasi un ventennio dall’attribuzione del primo Nobel a uno psicologo (nel 2002 allo psicologo Daniel Kahneman, insieme all’economista Vernon Smith) la disciplina ancora giovane si è dovuta confrontare con avvenimenti importanti dalla crisi del 2008 alla pandemia di Covid19. A provare a fare uno stress test della finanza comportamentale ai tempi della crisi è Ruggero Bertelli, professore all’Università di Siena. Il suo La collina dei ciliegi pubblicato da Wall Street Italia, non è però un saggio accademico sulla finanza comportamentale. Certo i bias censiti dagli psicologi sono passati in rassegna, ma con uno sguardo volto a farne capire le conseguenze non a un lettore distratto, ma all’investitore, che mette in gioco i propri risparmi e rischia di pagare a caro prezzo i propri errori. Il confronto è fatto in continuazione con le scelte che sono state fatte dagli investitori soprattutto nel periodo che parte dalla crisi del 2008. Inoltre molti materiali fanno riferimento a lavori condotti insieme a Plus24, che ai temi comportamentali dedica costante attenzione.
Le acquisizioni della finanza comportamentale sono quindi messe a confronto con grafici e tabelle che riportano l’andamento dei mercati, come ci si può posizionare in modo sbagliato rispetto a un andamento, come un investore prudente spesso entri tardi in un mercato (trend follower), quando questo è ai suoi massimi e da quel momento rispetto alle sue scelte possa cominciare a registrare delle perdite e per recuperarle si trasformi in uno spericolato scommettitore, incapace di vendere prima che la curva discendente acceleri (e da trend follower diventa contrarian).
Cosa significa dunque investire? Bertelli lo paragona al partecipare a una maratona, cosa che nessuno si sognerebbe di fare se non adeguatamente preparato, «nessuno si sognerebbe di correre a New York, senza un minimo di preparazione atletica. E psicologica». E dunque la conclusione è che occorre chiedere aiuto.
L’assunto è che «la Finanza Comportamentale indica anche le vie per l’azione». Ma ancora di più prendere coscienza del nemico interno significa anche trovare un punto di riferimento esterno. Per questo Bertelli che ha esperienza concreta e continua del mondo della finanza, insiste sull’importanza del riferimento a una figura professionale, il consulente finanziario (nel panorama italiano ne esistono di diversi tipi), che va bene precisare qui, non è l’influencer dei social media, se di quest’ultimo non sono certificate le conoscenze e l’indipendenza o almeno la trasparenza delle modalità di finanziamento. Quindi per l’autore il consulente deve aiutare l’investitore nella costruzione di una “architettura delle scelte”: «Il consulente – sulla solida base delle proprie conoscenze, competenze ed esperienze - indica all’investitore la via; egli la intuisce e la comprende. Il consulente, la persona di fiducia, lo spinge gentilmente verso le scelte corrette, che verranno concretamente realizzate. E si chiude il cerchio del valore».
Ma si può trarre vantaggio anche da quello che normalmente viene indicato come un errore comportamentale? Uno importante è quello dei conti mentali: ovvero gestire il denaro suddividendolo in una serie di “cassetti” separati. Cosa che in genere non è corretta, perché il denaro è un bene fungibile, e non è corretto dargli un valore diverso a seconda delle destinazioni che mentalmente gli riserviamo. E però si tratta anche di una strategia per gestire il denaro ed evitare di trovarsi in difficoltà in alcune occasioni. Anche in questo caso il volume suggerisce strategie interessanti.
Leggendo i capitoli dedicati ai consulenti inoltre al manuale di finanza comportamentale se ne accompagna anche uno più propriamente di finanza. Una buona lettura dunque perché nonostante tutti gli errori possibili «tutti possiamo correre sulla collina dei ciliegi e veder la mattina».
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