il mercato del gioco

Gli italiani giocano 20 miliardi l’anno e lo Stato se ne trattiene 10 in tasse

di Marco Mobili

Tagli pensioni d’oro, reddito cittadinanza, incentivi al Sud: le novità in manovra

5' di lettura

Il gioco pubblico contribuisce alle entrate dello Stato per oltre 10 miliardi l’anno. Ma dopo periodi di crescita il gettito da scommesse, gratta&vinci, new slot e casinò on line oscilla tra il “rosso” del 2017 e il “nero” per l’anno che si sta chiudendo. Utilizzato sempre più come bancomat per far quadrare i conti di manovre, decreti e provvedimenti d’urgenza, nonché terreno di scontro tra amministratori locali e lo Stato centrale sulle regole di accesso al gaming, il contrasto alla ludopatia e la lotta all’illegalità, l’Erario ha registrato le prime “lievi” perdite dal gioco.

Persi 154 milioni tra il 2016 e il 2017
Tra il 2016 e il 2017, come evidenzia la tabella pubblicata di seguito, lo Stato ha perso 154 milioni di entrate, pari a una flessione dell’1,47 per cento. A conti fatti lo scorso anno su ogni due euro giocati uno è rimasto nelle casse dello Stato sotto forma di tasse o prelievi di varia natura: nel 2017 su oltre 20miliardi spesi dagli italiani l’Erario ne ha incassati poco più di 10. Un prelievo pari al 50% sul mercato del gioco e sulle vincite (la tassa sulla fortuna del 6%) e che nel 2015 era addirittura del 53 per cento. Nei primi 9 mesi dell’anno, secondo l’ultimo bollettino delle entrate tributarie, il gioco in termini di maggior gettito è tornato a crescere del 4% rispetto allo stesso periodo del 2017.

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QUANTO INCASSA LO STATO Dati in milioni di euro
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Tra decreti e manovre
Il Governo gialloverde, coerentemente con quanto sottoscritto nel “contratto” pentaleghista, ha avviato la sua battaglia al gioco d’azzardo. Prima con il decreto sul lavoro del luglio scorso introducendo il divieto assoluto di pubblicità e un aumento del prelievo sulle new slot, incrementato in Parlamento dalle commissioni per finanziare gli sgravi per le assunzioni degli under 35. Secondo il decreto si partiva dal 19,6% per le slot e dal 6,65% per le Vlt dal 1° maggio 2019, per arrivare al 19,68% e al 6,68% nel 2020, al 19,75% e al 6,75% nel 2021. Per poi tornare al 19,6% e al 6,6% nel 2023. Ora per far quadrare i conti della legge di bilancio il governo “gioca”, per la sesta volta consecutiva dal 2012, l'aumento delle tasse sul gioco legale. Nel mirino finiscono ancora le new slot e le videolottery. Dagli apparecchi da intrattenimento l'Erario conta di incassare maggiori entrate per 239 milioni di euro. Per le slot l'incremento del Preu nella misura dello 0,50% delle somme giocate darà un maggior gettito stimato pari a 120,1 milioni di euro. Per le videolottery l'aumento del Preu pari allo 0,50% delle somme giocate darà un maggior gettito pari a 119 milioni di euro per il 2019. Per gli anni successivi si stima un maggior gettito pari a 117,5 milioni di euro.

Taglio delle vincite
Il gioco al rialzo del prelievo sulle videolottery e le new slot da una parte e gli obblighi imposti dalle nuove regole antiriciclaggio dall’altra, rischiano di produrre già dal prossimo mese di aprile 2019 una riduzione della quota destinata alle vincite, il cosiddetto payout soprattutto per le videolottery. È la stessa Ragioneria dello Stato a metterlo in evidenza illustrando la stima di gettito che accompagna il nuovo aumento previsto dalla legge di bilancio: per le Vlt «il payout di mercato è superiore a quello minimo stabilito per legge (85%), per cui, considerato l’aumento già intervenuto con il Dl n. 87 del 2018, è probabile che i concessionari riducano la percentuale destinata alle vincite a partire dal mese di aprile», allorché dovranno aggiornare tutti i sistemi di gioco alle nuove regole tecniche fissate anche dalla normativa antiriciclaggio. In questo modo, sempre secondo la relazione tecnica, la raccolta dovrebbe scendere di 200 milioni nel 2019 solo per la riduzione delle percentuali di vincita sulle slot di vecchia e nuova generazione.

Il nodo Regioni e Comuni
La mancata attuazione dell’intesa raggiunta tra il Governo Gentiloni, le regioni e i Comuni ha creato una forte criticità sull’intero mercato delle new slot e del gioco in generale. Le slot in esercizio sul territorio nazionale sono passate da circa 400 mila a 265 mila solo perché il taglio è stato anticipato con la manovra correttiva di metà 2017 . Per avviare il processo di riduzione, le Regioni avrebbero dovuto comunicare il numero di punti di gioco compatibili con le proprie normative e sulla base di quelle indicazioni il Governo avrebbe emanato un decreto di contingentamento. Nulla di tutto questo è successo, alcune Regioni in via autonoma hanno avviato un drastico taglio delle licenze, rendendo di fatto inapplicabile la riduzione studiata su base nazionale. Un caso di scuola e di monito per il Governo è quello del Piemonte dove nell’intera regione sono state “spente” in bar e tabacchi centinaia di slot portando a una contrazione della spesa del 30% nel primo semestre 2018 e una contrazione delle entrate erariali solo parzialmente compensato dagli aumenti del Preu. In questa situazione è impossibile emanare il previsto bando per 10mila agenzie di scommesse e 5mila corner, non esistendo alcuna garanzia per le aziende sulla distribuzione dei punti vendita. Un rischio da 500 milioni di mancato gettito che però il Governo ha contabilizzato e che oggi sono attesi come una tantum per l’attribuzione delle nuove concessioni.

Quanto si gioca
Nonostante la frenata dell’Erario il confronto tra 2016 e 2017 fa emergere una maggiore spesa nei giochi legali del 5,17% registrata lo scorso anno. In attesa dei dati ufficiali, dunque, la spesa ossia la differenza tra la raccolta (vicina ai 100 miliardi) e la restituzione in vincite ai giocatori è stata 20,567 miliardi contro i 19,55 miliardi di due anni fa. Di questi 20 miliardi di spesa quasi il 38% finisce nelle new slot (7,7 miliardi) cui si devono aggiungere altri 2,8 miliardi spesi nelle videolottery e che portano la percentuale di spesa degli italiani sugli apparecchi da intrattenimento oltre quota 51 per cento. Piacciono poi i gratta&vinci in crescita di uno 0,3% tra il 2016 e il 2017 con una spesa di 2,4 miliardi. Calano lotto e superenalotto rispettivamente del 21 e del 15% mentre crescono sempre in termini di spesa le scommesse con 1,346 miliardi (+43,34%).

QUANTO SI GIOCA IN ITALIA Dati in milioni di euro
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In quanti giocano
Diciotto milioni di italiani (un adulto su tre) hanno giocato d'azzardo almeno una volta nell’ultimo anno, il 3% (1,5 milioni) sono i giocatori “problematici”, coloro che faticano a gestire il tempo da dedicare al gioco e a controllare la spesa. Sono solo alcuni degli ultimi dati emersi dalla prima indagine epidemiologica sul gioco d’azzardo in Italia, realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ambito dell’accordo scientifico con l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che ha coinvolto complessivamente un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia di 12.007 adulti (47,6% maschi e 52,4% femmine). Un campione fortemente contestato, così come tutto lo studio, da una parte del Governo secondo cui il campione non è rappresentativo e lo studio rispecchia le indicazioni delle lobby del gioco d’azzardo. Restando ai numeri dell’Istituto superiore la maggior parte (oltre 13 milioni di persone) gioca in modo “sociale”, mentre 2 milioni di giocatori presentano un profilo a basso rischio.

A cosa giocano gli italiani
Si gioca soprattutto alle lotterie istantanee (gratta&vinci) o in tempo reale (26,2%), al Lotto o lotterie a esito differito (12,8%), ai giochi numerici a totalizzatore (10,9%), alle slot machine (7,4%). Il 4% dei giocatori pratica sia le scommesse sportive sia gli altri giochi a base sportiva, mentre le videolottery sono le scelte preferite dal 2,6% dei giocatori. Si gioca soprattutto dal tabaccaio (82,6%), al bar (61,8%) nelle ricevitorie (26,9%), nelle sale scommesse (12,5%) e nelle sale bingo (8,2%).

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