Il sistema dell’arte

Gli NFT in cima alla lista di ArtReview

Secondo la rivista inglese i gatekeeper dell'arte non sono più i galleristi e i direttori dei musei, bensì la tecnologia, ma anche pensatori, artisti e collettivi che affrontano i temi scottanti della nostra era

di Silvia Anna Barrilà

ERC-721. Nyan Cat

3' di lettura

Da 20 anni la rivista d'arte inglese ArtReview stila una classifica annuale dei gatekeeper dell'arte, coloro che decidono i trend e influenzano i valori dell'arte. Fino al 2020 in cima alla lista c'erano personaggi potenti come il gallerista David Zwirner o il direttore del MoMA Glenn D. Lowry. Poi è arrivato il Covid a rivoluzionare il nostro mondo e anche ArtReview ha spostato l'attenzione da coloro che muovono la circolazione delle opere alla circolazione delle idee stesse, e così l'anno scorso in cima all'elenco è arrivato il movimento Black Lives Matter . Ora al top della lista degli “influenti” del 2021 ci sono loro, gli NFT, i Token Non Fungibili che da marzo 2021, con la vendita di “Everydays: The First 5,000 Days” di Beeple da Christie's a 69 milioni di dollari, hanno sdoganato l'arte digitale nel mercato dell'arte tradizionale.

La forza del digitale

L'opera d'arte si è dematerializzata, o meglio, gli NFT sono riusciti a certificare e rendere unica l'arte digitale, per cui tutti, dagli artisti alle gallerie alle case d'aste, hanno iniziato una corsa all'oro per entrare in questo mercato, che in realtà esiste da tempo. Per i millennial non è una novità acquistare “oggetti virtuali” che esistono, per esempio, solo all'interno dei videogame (secondo una stima riportata da ArtReview, il mercato globale delle microtransazioni online nel 2020 ha avuto un valore pari a 33 miliardi di dollari), e per i giovani creativi gli NFT rappresentano un modo per monetizzare. La differenza ora è che anche il mercato dell'arte si è accorto di questo mondo e sono iniziati cross-over tra una realtà e l'altra.

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Anna L. Tsing. Photo: Feifei Zhou

L'uomo e l'ambiente

Al secondo posto della classifica c'è un nome non per forza associato al mondo dell'arte: Anna L. Tsing, antropologa americana nota per il libro “Il fungo alla fine del mondo. La possibilità di vivere nelle rovine del capitalismo”, sul rapporto tra esseri umani e ambiente naturale. Oltre ad affrontare una questione urgente per l'umanità, Tsing ha fondato una piattaforma chiamata “Feral Atlas”, dedicata a progetti scientifici ed artistici che indagano l'Antropocene. Già dall'anno scorso, come dicevamo, la lista di ArtReview ha lasciato sempre più spazio ai pensatori che trattano tematiche attuali a scapito di galleristi e direttori museali, grandi e potenti gatekeeper del sistema dell'arte. Soprattutto i musei di oggi sembrano reagire troppo lentamente agli stimoli del nostro tempo, secondo ArtReview, rallentati dalla burocrazia, inceppati nei propri meccanismi interni e, ora, messi alle strette anche economicamente dai lockdown pandemici.

Ruangrupa. Papan Reklame, 2002. Courtesy ruangrupa

Theaster Gates. Photo: Sara Pooley. Courtesy White Cube, London

L'unione fa la forza

Al terzo posto della lista c'è il collettivo che l'anno prossimo a giugno curerà la 15ª documenta a Kassel, gli indonesiani ruangrupa. E non sono gli unici collettivi della lista, un altro trend che si è affermato l'anno scorso. Tra le prime 12 posizioni, per esempio, c'è quello degli indigeni australiani Karrabing Film Collective e al 19° posto c'è Forensic Architecture.

Karrabing Film Collective,The Jealous One (still), 2017. Courtesy Karrabing Film Collective

Al quarto posto troviamo l'artista di Chicago Theaster Gates con il suo continuo impegno sociale, seguito da Anne Imhof, una new entry con i suoi tableaux vivants dal sapore dark che l'hanno portata dal Leone d'Oro alla Biennale del 2017 al Palais de Tokyo al Castello di Rivoli alla collaborazione con Burberry.

Anne Imhof. Photo: Nadine Fraczkowski. Courtesy Sprüth Magers

Cao Fei. Photo: Jin Jiaji

Le donne italiane

Oltre alla Imhof, sono tante le artiste in lista: dalla cinese Cao Fei (6° posto), di cui si apre tra pochi giorni una prima importante personale in Italia tra MAXXI di Roma e Centro Pecci a Prato, a Carrie Mae Weems (9° posto), a Kara Walker (11° posto). E tra le donne ci sono anche alcune italiane: le curatrici Lucia Pietroiusti, dal 78° al 13° posto, e Cecilia Alemani in 18ª posizione, le collezioniste Miuccia Prada (36° posto) e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (71° posto), entrambe stabili. Unici altri italiani i tre galleristi di Continua che, pur in 97ª posizione, da anni conservano il loro posto in classifica.

Carrie Mae Weems. Courtesy the artist

Il futuro nella tecnologia?

Interessante nota di chiusura, al 100° posto fa il suo ingresso Mark Zuckenberg. ArtReview lo cita nell'articolo d'introduzione alla lista, facendo riferimento al suo recente discorso sul Metaverso e, in particolare, al passaggio sulla street art in realtà aumentata in giro per i muri di Soho. Mentre la visione sta scomparendo, un'utente dà la mancia all'artista per estendere la durata dell'opera. La previsione di ArtReview è che in futuro tutti gli artisti dipenderanno dalle mance dei miliardari della tecnologia.

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