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Gli obiettivi di Econyl, il nylon circolare che punta all’impatto zero

Il filato della trentina Aquafil nasce dal recupero di rifiuti, dal mare ma non solo. E quello di prossima generazione sarà biologico

di Pierangelo Soldavini

Dai fondali alle piscine: dalle reti da pesca in disuso Aquafil ricava nuovo nylon, che poi viene usato per capi swimwear

3' di lettura

Tra i primi a puntare su Econyl è stato Kelly Slater, quando ha appeso la tavola da surf al chiodo per dedicarsi all’abbigliamento con il suo marchio Outerknown. Poi è arrivata la moda sostenibile di Stella McCartney. Oggi sono più di 500 i brand della moda e dell’abbigliamento sportivo, e una sessantina i marchi di design d’interni e automotive che utilizzano il nylon rigenerato, e rigenerabile infinite volte, prodotto dalla trentina Aquafil con un procedimento hi tech che riporta il filato polimerico allo stato originario.

Aquafil, formazione continua e sostenibilità vanno di pari passo

Il più recente marchio ad aver adottato Econyl è Arena, produttore di costumi e abbigliamento sportivo focalizzato sugli sport acquatici che ha seguito il leader del settore, Speedo, e un colosso come Adidas. Peraltro il brand Arena nasce su iniziativa di Horst Dassler, il figlio del creatore di Adidas: le due storie tornano quindi a incrociarsi sul filo dell’economia circolare e sostenibile. Arena, che già produce oltre il 90% dei costumi da bagno in nylon riciclato, ha scelto il filato di Aquafil per i costumi da gara: il modello Powerskin St Next,è il primo calzoncino da competizione approvato dalla Federazione italiana (Fina) pensato come entry level per i giovani che si affacciano al mondo delle gare.

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«Econyl è un brand riconosciuto in termini di circolarità e trasparenza - afferma Filippo Antoniello, global brand manager di Arena -. E grazie a oltre tre anni di ricerca e sviluppo Arena è riuscita ad avere performance addirittura maggiori rispetto al precedente tessuto in nylon vergine, garantendo una compressione dei muscoli maggiore e più duratura nel tempo. È vero che la sostenibilità ha un costo per le aziende ma, oltre a soddisfare una richiesta crescente dei consumatori, è necessario rendere il business dell’azienda più etico e compatibile con l'ambiente». Il progetto è pronto a ripartire puntando sui costumi per professionisti. Anche Vilebrequin, sempre con i costumi da bagno, e Patagonia, per gli interni delle sue giacche, hanno scelto il nylon riciclato di Aquafil.

Il gruppo di Arco (Trento) prosegue così nella sua scommessa sull’economia circolare. Il suo processo di depolimerizzazione e ripolimerizzazione, dietro il quale si cela una spaccatura e una ricomposizione della molecola del caprolattame (il nome tecnico della materia prima del nylon6), permette di recuperare materiali come reti da pesca in disuso o recuperate dai fondali marini dai volontari di Healthy Seas, il fluff, la parte superiore delle moquette da pavimento, quasi interamente di provenienza Usa, e scarti industriali non riutilizzabili.

Nell’impianto di Ajdovščina, in Slovenia, entrano ogni giorno 150-200 tonnellate di scarti, ridotti in frammenti e preparati per essere rigenerati nel vicino impianto di Lubjana, trasformandosi in 30mila tonnellate annue di filati vergini. Lo scarto della lavorazione non va oltre il 10-12%, ma Aquafil lavora per reinserire anche questo nel ciclo produttivo. Già oggi, sottolinea il ceo di Aquafil Giulio Bonazzi, «siamo attorno a emissioni di un kg di CO2 per kg di nylon prodotto, con un impatto decisamente inferiore rispetto agli 8-9 kg di quello prodotto da zero: l’obiettivo è scendere sotto il chilo». Econyl rappresenta oggi il 47% del fatturato da fibre sintetiche del gruppo, pari a poco meno del 90% del totale di 670 milioni di euro previsti per il 2023, in calo rispetto ai 684 del 2022, effetto della flessione della domanda e dell’aumento dei prezzi: «L’obiettivo è arrivare al 60% del fatturato entro fine 2025», prosegue. Aquafil si rivolge ai produttori, ma «stiamo lavorando per diffondere il marchio Econyl, con piani di comunicazione su mercati come la Cina – nota Bonazzi -. Ora puntiamo sulla nostra piattaforma di e-commerce, messa a disposizione dei produttori che utilizzano il nostro nylon: oggi siamo attorno al milione di contatti annui, vogliamo crescere per arrivare a quattro volte tanto, aprendo anche ai grandi marchi, in modo da fornire un marketplace comune per i prodotti a marchio Econyl».

Intanto nell’impianto di Lubjana si lavora anche all’Econyl di prossima generazione, non più di derivazione fossile, ma biologico, prodotto dalla trasformazione di zuccheri. Un impianto pilota sviluppato con una società californiana di bioengineering ha prodotto le prime cinque tonnellate di bionylon. Nel frattempo, Aquafil punta ad aumentare la produzione da fonti tradizionali, con una joint venture in Cile (secondo Paese al mondo per itticoltura), che prevede il riciclo delle reti degli enormi impianti in Patagonia. E dai quali verrà la materia prima per i costumi da bagno (e non solo) del futuro.

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