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Gli outsider che Tolkien amerebbe

Il Signore degli anelli: gli anelli del potere. Si scatena la lotta tra elfi e orchi nella paradisiaca Valinor: il Bene trionfa, ma il Male è sempre in agguato. Una libera e coerente divagazione della celebre saga con stupefacenti effetti speciali

di Andrea Fornasiero

2' di lettura

Nella paridisiaca Valinor è germogliato il Male: ha precipitato gli elfi nell’oscurità e ha preso possesso della Terra di Mezzo. Ma gli elfi l’hanno inseguito e gli hanno dato battaglia fino ad avere la meglio. Galadriel, profondamente segnata dal lutto per la morte del fratello maggiore caduto sotto i colpi di Sauron, non accetta la pace e continua a cercare il nemico scomparso, ma la sua è una ossessione che il Re Gil-galad disapprova. Nel mentre l’elfo silvano Arondir, innamorato dell’umana Bronwyn, scopre che gli orchi sono ancora attivi e pericolosi.

Nei pressi del villaggio degli Harfoot, i piedepelosi, Nori trova poi, nel cratere di una meteora, un misterioso e confuso straniero. Infine Elrond aiuta Celebrimbor a cercare l’alleanza di Durin e dei nani, per la realizzazione di un’opera leggendaria.

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È una storia di outsider in conflitto con la propria comunità quella di Il Signore degli anelli: gli anelli del potere, un racconto dove i protagonisti hanno idee, convinzioni o semplicemente sentimenti, che li marginalizzano: dalla curiosità di Nori all’amore di Arondir e Bronwyn fino alla determinazione di Galadriel e all’amicizia tra Elrond e Durin. Il destino, non contento, li pone di fronte al Male, che è sfuggente e si nasconde mentre insidia e corrompe nell’ombra. Se questo è il cuore morale del racconto, decisamente in linea con la weltanschauung tolkeniana, quello che impressiona è soprattutto il versante spettacolare. Il budget della serie è notoriamente fuori scala e i soldi investiti si vedono tutti, in un’applicazione della CGI (la computer grafica) che non ha niente di televisivo e regge infatti anche una visione su grande schermo – come quella dei primi due episodi concessi in anteprima ai giornalisti. La varietà dei popoli e il gran numero delle location, l’animazione delle creature fantastiche e la vastità degli scenari sono impressionanti. Rendono giustizia a una storia che si vuole epica e avventurosa, che attraversa molte lande fantastiche e prepara meticolosamente le future battaglie. L’azzardo di andare a toccare il venerato Tolkien, e oltretutto di farlo con autori pressoché sconosciuti e con un cast di volti poco famosi, era da capogiro ma sembra per ora una scommessa vinta. La Tv non è mai stata così grandiosa.

Il Signore degli anelli: gli anelli del potere, Patrick McKay e John D. Payne, Prime Video

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