Media

Gli spettatori tv accedono dal web, perso 1 milione di ascolti tradizionali

Social, Youtube e colossi dello streaming stanno guadagnando terreno, ma la fruizione dei contenuti dei broadcaster tradizionali attraverso i proprio siti e piattaforme è in aumento

di Andrea Biondi

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4' di lettura

Sul piccolo schermo si contano, in media, un milione di spettatori in meno rispetto a un anno prima. Se dovessimo considerare la sola prima serata – e non le 24 ore del “giorno medio” – la sforbiciata sarebbe ancora maggiore: fra il primo trimestre 2022 e quello dell’anno scorso a mancare all’appello sono 2,8 milioni di spettatori Tv.
Attenzione però. Bisogna andarci davvero cauti a recitare il De profundis per la Tv. Perché se è vero che social, Youtube, e colossi dello streaming stanno guadagnando terreno, è altrettanto vero che la fruizione dei contenuti dei broadcaster tradizionali attraverso i proprio siti e le proprie piattaforme (leggi Raiplay o Mediaset Infinity) è in aumento.

Oltre il piccolo schermo

Insomma per la Tv è ormai chiaro che si è aperta un’altra fase della propria storia. Innescata inevitabilmente da nuove abitudini di consumo dello spettatore-consumatore che hanno a che fare con nuovi device a fare da “tramite” fra contenuti e utenti e sempre più sostitutivi, soprattutto per i più giovani, del piccolo schermo. Tutto questo però rischia di mettere a dura prova le dinamiche produttive del settore. Del resto, quello che piace allo spettatore nativamente abituato al second screen è comunque differente rispetto a ciò che incontrava il gusto dei telespettatori anni fa. Andando nel dettaglio, i numeri Auditel elaborati dallo Studio Frasi segnalano, per il giorno medio, una perdita di audience per tutti gli editori: -453mila spettatori per la Rai; -149mila per Mediaset; -96mila per Discovery; -66mila per Sky e -57mila per La7. Non cambia il trend in prima serata: -1,2 milioni di spettatori medi in meno per la Rai; -383mila per Mediaset; -403mila per Sky; -226mila per La7 e -167mila per Discovery.

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Chi guadagna e chi perde share

In questo quadro però, limitandosi a capire chi è andato meglio e chi peggio guardando allo share, vale a dire alla percentuale di spettatori, sul giorno medio si vede che Rai ha perso 0,7 punti di share (attestandosi al 35,9%) mentre l’editore Mediaset ne ha guadagnati 1,76 (salendo al 33,86%). Dinamica dello stesso tipo anche in prime time: -0,46 punti Rai (che scende al 37,29%) e +2,15 punti per il gruppo tv di Cologno (che sale a 34,28%). Sostanzialmente stabile nello share nel giorno medio Sky (-0,06 punti a 5,72%), con segno meno per Discovery (-0,21 punti con share a 6,85%) e La 7 (-0,13 con share a 4,02%). Andando sulla prima serata, Sky perde 0,91 punti di share (scesa a 5,61%), La7 ne perde 0,31 punti (scendendo al 5,01%) con Discovery stabile (-0,03 punti a 5,64%).

LA TV TRADIZIONALE VIA WEB

I numeri della visione dei programmi dei broadcaster tradizionali sui propri siti web e piattaforme nei primi tre mesi dell'anno

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Quanto alle reti, nel giorno medio nei primi tre mesi dell’anno fra le generaliste tutte le principali perdono spettatori in numero assoluto. Sullo share guadagnano invece terreno Rai 1 (+1,06 punti per attestarsi su uno share del 18,61%); Canale 5 (+0,89 punti per arrivare al 16,68%); Rete 4 (+0,10 punti a 3,81%). Perdono, al contrario, Rai 3 (-0,41 punti a 7,15%); Rai 2 (-0,32 a 4,4%); Italia 1 (-0,28 punti a 4,19%) e La7 (-0,12 punti al 3,61% di share). Nella prima serata guadagnano Rai 1 (+0,96 punti per arrivare al 21,34% di share); Canale 5 (+1,11 punti a 15,62% di share); Rai 3 (+0,08 a 6,41%) e Italia 1 (+0,16 punti per salire al 5,17% di share). In flessione invece lo share di Rai 2 (-0,51 punti a 4,72%); La7 (-0,36 punti a 4,68%); Rete 4 (-0,20 a 4,28%).

Il consumo Tv via web

Segni meno che però, come detto, vanno letti in controluce anche con i segni più delle rilevazioni dell’Auditel digitale (si veda infografica in pagina). Si tratta del consumo dei contenuti dei broadcaster attraverso siti e piattaforme proprietari. E così si arriva poco sotto il miliardo di device utilizzati (è un dato lordo, quindi con uno stesso smartphone o tablet che può essere utilizzato più volte) per 200 milioni di ore di contenuti visionati (i 720 miliardi di secondi misurati da Auditel) e con 1,9 miliardi di click (video di cui quantomeno si è iniziata la visione). I dati sono in crescita: +30,6 milioni di device e +31,8 milioni di ore di contenuti. A calare sono gli “stream”: 32 milioni in meno con i -147,2 milioni per Sky e i -3,9 milioni per Discovery.

«Un tempo dominante, Sky paga l’assenza degli highlights della Serie A», spiega Francesco Siliato, media analyst dello studio Frasi secondo cui il passaggio chiave ora sarà con «la Total audience in arrivo a brevissimo, forse già la prossima settimana, che ci dirà quale sarà il valore degli ascolti che i broadcaster riescono a recuperare misurando attraverso i dati Auditel digital, non più numero di device, ma spettatori, persone che la tv la seguono connesse ad internet da pc, smartphone, tablet e smart tv».

Il nodo «switch off»

Siliato punta l’indice anche su un’altra questione: «I dati mostrano che buona parte della responsabilità va sullo “switch off”, con il passaggio all’Hd. Che è stato penalizzante per il servizio pubblico anche per le scelte operate dalla stessa Rai su modi, temi e comunicazioni». Considerando gli ascolti dei 26 giorni precedenti lo switch off dell’8 marzo, confrontati con i 26 giorni successivi, si registra per la Rai un calo di oltre 850mila contatti medi. Persone insomma che non si sono sintonizzate sulla Rai nemmeno per un solo minuto. Anche per Mediaset quei contatti sono stati 470mila in meno e 363mila in meno per Discovery. Che si tratti di switch off lo si può dedurre anche dai dati prodotti da Sky, piattaforma prevalentemente a pagamento che vede invece salire, di oltre mezzo milione, il numero di persone che si sono sintonizzate su quei canali.

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