Gli stadi, i diritti tv, il ruolo dei fondi: l’insolito duetto De Laurentiis-Scaroni ospiti del Sole
In attesa dello scontro in Champions League, i due presidenti d’accordo su molte delle partite strategiche
di Stefania Arcudi
I punti chiave
4' di lettura
Gli stadi, i diritti tv, i fondi nel mondo del calcio. Insolito duetto tra i presidenti del Napoli e del Milano, Aurelio De Laurentiis e Paolo Scaroni durante il Merger & Acquisition Summit 2023, organizzato da Il Sole 24 Ore in collaborazione con 4cLegal nella sede di Assolombarda a Milano.
Con la Legge sugli Stadi «non faremo un accidente di niente, abbiamo bisogno di un cambio totale, di una legislazione di emergenza che ci faccia superare tutti gli ostacoli, altrimenti continueremo ad avere stadi vecchi e obsoleti, il cemento invecchia, se non riusciamo a rimuovere tutto questo, continueremo a scendere. Gli stadi devono essere belli, nuovi illuminati e pieni, perché in tv devono apparire così. Guardando ai diritti tv, anche lo stadio gioca un ruolo per attirare il pubblico», ha detto Scaroni. «Avere un azionista americano crea un problema di traduzione delle nostre abitudini non da poco. In particolare, sullo stadio del Milan a Milano faccio un po' fatica a spiegare le meccaniche italiane a chi non le vive, perché quando è tutto a posto c'è sempre il rischio di un ricorso al Tar e i tempi diventano incredibili. Anche le cose ovvie, che non dovrebbero essere oggetto di discussione, diventano tema di dibattito», ha detto Scaroni. Perché non si può ristrutturare San Siro? Perché «è una cosa vecchia e obsoleta, non è la Scala del calcio. Inoltre, nello stadio giocano due squadre, entrano ogni 4 giorni 50.000 persone, perché le due squadre sono anche in Champions. Vicino a Milano non c'è uno stadio in cui traslocare nel periodo di realizzazione dei lavori. Intorno a questo c'è un dibattito che io trovo incredibile», ha detto il presidente del Milan, ricordando che il club «ha 500 milioni di fan nel mondo. Io voglio che un cinese che è a Shanghai, che non è tifoso né del Milan né dell'Inter, guardi la partita perché è bello, dobbiamo attirare non solo i tifosi ma anche chi vuole assistere a uno spettacolo. Se no non avremo i diritti tv e quindi quelle entrate che fanno sì che il nostro calcio sia competitivo».
De Laurentiis e i fondi nel calcio
I fondi «sono una cosa importantissima, ma i fondi di solito devono investire in un settore per dare redditività ai propri investitori e quindi in qualche modo sottraggono redditività al settore stesso, non è che lo fanno gratuitamente. Perché sono sempre stato contrario ai fondi nel mondo del calcio? Intanto perché di calcio non capiscono nulla, è talmente complicato che se non ci stai dentro, puoi creare una media company con i migliori manager, ma non è detto che ciò assicuri risultati». Così Aurelio De Laurentiis, presidente di Filmauro e Società Sportiva Calcio Napoli. «Mi dà fastidio che nella Lega le proprietà non siano presenti, non ci sono sempre manager che hanno cultura imprenditoriale di razza, ci sono anche personaggi che non hanno gli attributi per lanciarsi e nuotare nell'oceano, perché hanno paura di essere subito eliminati da qualche squalo. Se il fondo serve per fare un'azione finanziaria, ci sono le banche», ha detto. Guardando al settore in generale, De Laurentiis ha sottolineato che «il problema è vasto e complesso, ma anche semplicissimo. O il calcio lo si intende come un'impresa, e purtroppo in italia lo è a metà, o non si va da nessuna parte. Il mio modello è sempre stato il cinema, ho imparato a fare il mestiere dell'imprenditore puro, che va fatto esaminando il mercato e il tuo committente che è il pubblico. Ho spostato lo stesso modello sul calcio».
Il nodo diritti tv
Sull'intervento di professionisti nella vendita di diritti televisivi «neppure io sogno l'entrata dei fondi, ogni tanto però mi auguro che l'entrata di qualche fondo, magari non nel capitale ma con un prestito, possa essere il catalizzatore per avere una governance più semplice di quella con la quale conviviamo da molti anni». Lo ha detto Paolo Scaroni, presidente del Milan, durante il Merger & Acquisition Summit 2023, organizzato da Il Sole 24 Ore in collaborazione con 4cLegal e in corso nella sede di Assolombarda a Milano. Infatti, ha detto Scaroni, «per ragioni storiche, anche molto logiche, la Lega Calcio ha una governance talmente complicata che immaginare come si possa intervenire su questo terreno non è facile, è una cosa molto complessa». Il presidente del Milan ha sottolineato che «ideale sarebbe che non vendessimo un bel niente, che raggiungessimo noi i nostri clienti. Però non abbiamo nessuna competenza. Nella Lega questa competenza non c'è. Per decenni la Lega Calcio i diritti tv li dava a una persona che si occupava di tutto».
Il Napoli non è in vendita, il Bari sì
Il Napoli «è un giocattolo che apparitene alla famiglia De Laurentiis e finché non ci stancheremo non vedo per quale motivo dovrei cederlo», ha proseguito De Laurentiis. «Quando un anno fa mi hanno offerto 2,5 miliardi per il Napoli, io ho detto ’e io poi che faccio?’. Mi servono 2,5 miliardi? Non mi servono, se no dovrei andare a Los Angeles e fare solo cinema, oppure comprarmi una squadra in Inghilterra, ma io sono di origini napoletane, perché mi dovete ‘sfastidiare'?», ha detto De Laurentiis. Invece sulle sorti del Bari, di cui il figlio di De Laurentiis è presidente, ha detto che «va venduto, finché non cambiamo la legge. Se mi cambiassero la legge come in Europa, che padre e figlio possono avere due squadre, allora, poiché io sono un uomo del sud, mi sarebbe piaciuto» tenerlo.
Milan «pronto a una nuova fase di crescita»
«Da un punto di vista economico abbiamo fatto bene. Quest'anno fatturiamo 350 milioni, i ricavi sono il motore dei profitti e il calcio ha bisogno di denaro per andare avanti», ha detto Scaroni, presidente del Milan. «Siamo pronti per una nuova fase di crescita, guardiamo al futuro con ottimismo», ha detto Scaroni, sottolineando che, comunque, bisogna sempre ricordare che «nel mondo del calcio abbiamo due montagne da scalare contemporaneamente, quella dei risultati sportivi e dei risultati finanziari, che sono collegate tra loro, bisogna trovare un equilibrio tentando di scalarle contemporaneamente e questo non è facile».
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