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Gli stranieri e il lavoro: più di 5 milioni in Italia. Uno su 5 dalla Romania, in crescita da Nigeria, Costa d’Avorio ed Egitto

Da un lato l’Italia è tra i pochi paesi Ocse in cui gli immigrati hanno un tasso di occupazione superiore a quello dei “nativi”, dall’altro la qualità delle “mansioni svolte” è spesso molto bassa, con una incidenza della povertà piuttosto elevata

di Francesca Barbieri

Da dove arrivano gli stranieri che vivono in Italia?

3' di lettura

Da un lato l’Italia è tra i pochi paesi Ocse in cui gli immigrati hanno un tasso di occupazione superiore a quello dei “nativi”, dall’altro la qualità delle “mansioni svolte” è spesso molto bassa, con una incidenza della povertà piuttosto elevata.
È questo in estrema sintesi il messaggio che arriva dal IX rapporto annuale “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia, realizzato da Ministero del lavoro e Anpal.

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L’identikit
Sono oltre 5,1 milioni di cittadini stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2018, pari all’8,5% della popolazione: se romeni (1,190 mila), albanesi (440 mila), marocchini (417 mila), cinesi (291 mila) e ucraini (237 mila) sono le comunità più numerose, sono altre le nazionalità che hanno fatto registrare i tassi di crescita più significativi.

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La comunità nigeriana è cresciuta del 19,8% nel 2018, dopo il +14,6% fatto segnare nel 2017, quella ivoriana del 15,7% (+4,4% nei 12 mesi precedenti), quella bangladese del 7,8% (+3,1%), quella egiziana del 6% (+2,6%) e quella pakistana del 5,5% (+6,3%).

POPOLAZIONE STRANIERA RESIDENTE IN ITALIA AL 1° GENNAIO

Dati in migliaia. Fonte: Anpal servizi su dati Istat

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Dopo il calo registrato nei due anni precedenti, sono tornati a salire nel 2017 (ultimo dato disponibile) i nuovi rilasci di permessi di soggiorno a cittadini non comunitari: 263mila nel corso dell’anno, 24 mila in più rispetto al 2016 e 36mila in più rispetto al 2015. Il 10% dei nuovi rilasci ha riguardato cittadini nigeriani, il 7,6% albanesi, il 7,1% marocchini. Seguono pakistani (5,7%), bangladesi (5,4%), cinesi (4,6%), senegalesi (4,3%) e indiani (3,3%). Le motivazioni preponderanti per i nuovi rilasci sono famiglia (43,2%) e asilo e motivi umanitari (38,5%), mentre risulta residuale il lavoro (4,6%), che si colloca dietro lo studio (7%) e altri motivi (6,7%).

NUMERO DI RESIDENTI STRANIERI IN ITALIA PER CITTADINANZA

Dati 2018 in migliaia e variazione % annua

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Il tasso di occupazione dei lavoratori stranieri è più alto rispetto a quello degli italiani: 63,5% per i cittadini Ue, 60,1% per gli extra-Ue e 58,2% per gli italiani.

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Settori e i mestieri
I lavoratori stranieri sono concentrati in alcuni settori: nei servizi collettivi e personali rappresentano oltre un terzo del totale dei lavoratori (36,6%), con una netta preponderanza della forza lavoro non Ue. Seguono alberghi e ristoranti (17,9%), agricoltura (17,9%) e costruzioni (17,2%).
Quasi il 90% dei lavoratori stranieri svolge un lavoro alle dipendenze e poco meno dell’80% ricopre la posizione di operaio. Pochissimi i dirigenti (sono lo 0,4% del totale degli occupati stranieri) e i quadri (0,8% del totale).

RAPPORTI DI LAVORO ATTIVATI CHE HANNO INTERESSATO STRANIERI PER QUALIFICA PROFESSIONALE

Anno 2018, prime otto professioni per numerosità . Fonte: ministero del Lavoro

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Tra i mestieri più diffusi tra gli stranieri svettano i braccianti agricoli (oltre 572mila contratti di lavoro attivati nel 2019), poi i badanti (171mila), seguiti da camerieri (158mila) e dai collaboratori domestici (114mila).

Impressionante tra gli stranieri è il fenomeno della over-qualification, cioè la mancata coincidenza tra titolo di studio e mansioni svolte che porta persone con istruzione elevata a svolgere un lavoro di media o bassa qualificazione.

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In base alle rilevazione del ministero del lavoro la quota di lavoratori stranieri occupati in una professione low o medium skill è pari al 63,1% rispetto al 17,5% stimato per gli italiani.

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