Gli uliveti di Van Gogh
Quindici dipinti di uliveti protagonisti di una mostra “Van Gogh e gli uliveti” nel museo omonimo di Amsterdam. Furono dipinti nel 1889 durante il soggiorno dell'artista nella clinica psichiatrica di Saint Remy
di Paola Testoni
I punti chiave
3' di lettura
Nel 1889 la salute mentale di Vincent Van Gogh peggiorò a un punto tale che il pittore decise spontaneamente di farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico a Saint Remy, in Provenza, poco lontano dalla sua abitazione di Arles. Questo potrebbe essere l'incipit della mostra “Van Gogh e gli uliveti” dell'omonimo museo di Amsterdam. La diagnosi offerta da una scienza psichiatrica ancora agli albori suona definitiva: “pazzia acuta” e in mancanza di veri e propri trattamenti viene proposto all'artista il ristoro della quiete.
Passeggiate solitarie
Iniziano così le solitarie passeggiate che porteranno Van Gogh tra gli uliveti che circondavano il convento in cui la clinica era ospitata. Il pittore rimane così affascinato dal colore cangiante delle loro foglie e dal rumore del vento tra le fronde che ne scrive in una lettera al fratello Theo: “il rumore degli uliveti ha qualcosa di molto intimo, di smisuratamente vecchio”. Van Gogh dipinge questi alberi -15 quadri in totale tra giugno e dicembre 1889 - in maniera tortuosa, con rami capricciosi che prendono direzioni inaspettate e utilizzando una palette di colori che solo la natura poteva creare. Il muro di cinta, l'edificio, il sentiero sono invece tradotti con linee dure, contornati in nero, su cui risaltano la vivacità di quegli alberi con centinaia di foglie che fremono nella luce mediterranea. La mostra “Van Gogh e gli uliveti” con suoi 25 quadri, esamina per la prima volta quale significato abbia avuto il tema dell’ulivo per Van Gogh e quali fossero le sue ambizioni quando dipinse questo speciale gruppo di opere dove sperimentò una nuova variazione di tecnica, colore e composizione utilizzando pennellate vorticose e ritmiche, contorni forti, forme stilizzate e combinazioni di colori molto ponderate eppure vivacissime dove rosa, verde, blu, viola e argento si mescolano in una maniera spettacolare.
Quando Van Gogh descrive la natura esagera sempre e questa è la ragione per cui non lo si considera più un impressionista, lui guarda oltre la natura mostrando anche la forza che da questa sprigiona. I suoi uliveti sono oasi di quiete dove potersi sentire sicuri. Van Gogh li dipinge en plein air come ci confermano le ricerche fatte su queste opere dove sono stati trovate tracce di insetti e addirittura un'intera cavalletta mescolata alla vernice. Quando l'artista riceve una lettera dai suoi amici Paul Gaugin ed Emile Bernard con la notizia che anche loro stavano dipingendo degli uliveti, o meglio “Cristo tra gli ulivi”, Van Gogh si mostra irritato e giudica la loro decisione di concentrare la loro attenzione su Gesù sbagliata. Immediatamente decide di dipingere altre cinque tele dove la presenza di Dio doveva essere semplicemente rivelata dalla bellezza della natura con gli ulivi nuovamente unici protagonisti.
Un'arte significativa
E’ lo stesso Van Gogh che considera queste opere fra le migliori della sua produzione e non solo: sono infatti sorprendentemente ottimistiche se si pensa che l'artista stava passando uno dei periodi più difficili della sua vita, con crisi depressive e con il forte timore di non riuscire a sfondare nel mondo dell'arte. Un'arte che secondo il suo pensiero doveva invece offrire conforto per essere considerata significativa. E questo messaggio passa perfettamente in questa mostra che raccoglie dipinti da tutto il mondo. Tra questi prestiti eccezionali troviamo l'opera “Ulivi” la prima grande rappresentazione di Van Gogh di un uliveto nella stagione estiva, proveniente dal Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City, mentre dal Minneapolis Institute of Arts, arriva una parte del gruppo di uliveti che Van Gogh dipinse nell’autunno del 1889. Tra questi l’unica composizione della serie con il sole, simbolo della luce brillante e del calore della Provenza, con le montagne di sfondo che formano un bel contrasto cromatico. Da menzionare anche la presenza in mostra dell'‘Uliveto con raccoglitori' del Kröller-Müller Museum di Otterlo, per la prima riunito con quello del Göteborgs Konstmuseum, dal quale è stato ispirato. L’opera che lo stesso autore pensava fosse la migliore della serie cioè “Raccoglitori di olive” è anche presente in mostra grazie al prestito della Basil & Elise Goulandris Foundation di Atene.L'indagine preparatoria organizzata in collaborazione con il Dallas Museum of Art (dove le opere sono state esposte fino al febbraio scorso) ha fornito preziose informazioni sull’ordine in cui sono stati realizzati i dipinti, sull’uso del colore da parte di Van Gogh e sul modo in cui ha lavorato sia all’esterno che in studio.
I risultati di questa ricerca sono stati pubblicati in un catalogo scientifico in lingua inglese, ‘Van Gogh and the Olive Groves' (Dallas Museum of Art/Van Gogh Museum 2021). Un libro di livello più divulgativo, ma con lo stesso titolo, accompagna anche la mostra di Amsterdam.
“Van Gogh e gli uliveti” Van Gogh Museum di Amsterdam
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