AnalisiL'analisi si basa sulla cronaca e sfrutta l'esperienza e la competenza dell'autore per spiegare i fatti, a volte interpretando e traendo conclusioni. Scopri di piùContratto record per forniture dal Qatar

Gnl, la produzione futura va in Cina e l’Europa rischia di restare a secco

Sinopec sigla l’ennesimo contratto, assicurandosi volumi record di gas liquefatto dal Qatar fino al 2053. Nella Ue invece ci dotiamo di nuovi rigassificatori e importiamo sempre di più, ma ma con poche garanzie sulle forniture nel lungo termine

di Sissi Bellomo

(NurPhoto via AFP)

3' di lettura

L’Europa continua ad avere ampia disponibilità di gas liquefatto nell’immediato. Ma i nostri consumi – già aumentati di oltre il 60% quest’anno – sono destinati a crescere ulteriormente e per il futuro non stiamo mettendo abbastanza fieno in cascina: ci dotiamo di nuovi rigassificatori, ma la propensione a firmare contratti di fornitura di lungo periodo rimane scarsa. La Cina al contrario, nonostante da mesi abbia scarso appetito di Gnl, si accaparra una quota crescente della futura produzione globale.

È un contratto record quello che Pechino ha firmato lunedì 21 con il Qatar: un accordo da 60 miliardi di dollari ai valori attuali, con cui Sinopec si è garantita 4 milioni di tonnellate l’anno di Gnl a partire dal 2026, per un periodo di ben 27 anni. Fino al 2053 dunque, con buona pace degli obiettivi di transizione energetica (anche se i cinesi hanno davvero tanto carbone da sostituire).

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Gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione europea non ci hanno impedito di bruciare più carbone e di riaccendere centrali a olio combustibile per compensare le carenze di gas russo.

Abbiamo anche progetti per aumentare di oltre il 40% la nostra capacità di importazione di Gnl entro il 2026 secondo Icis (a 278 milioni di tonnellate), mentre Energy Intelligence calcola che solo tra settembre 2022 e ottobre 2023 nel continente avremo nuovi impianti di rigassificazione per 36,44 milioni di tonnellate, in grado di darci 49,55 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Eppure siamo tuttora molto titubanti nell’impegnarci all’acquisto di Gnl, fosse anche solo per pochi anni.

Il risultato è che la nostra sicurezza energetica rimane fortemente esposta alle intemperanze del mercato, con una forte quota di acquisti “spot” che rischia di venire a mancare o comunque di diventare ancora più costosa quando la domanda asiatica (e quella cinese in particolare) si risveglierà.

Nei primi dieci mesi di quest’anno le importazioni di Gnl della Repubblica popolare sono diminuite di oltre un quinto (a 50,1 milioni di tonnellate) e dopo la moderata ripresa di settembre sono tornate a crollare nel mese di ottobre di ben il 34% anno su anno, a 4 milioni di tonnellate, il minimo da giugno 2018.

Ma le misure anti-Covid non dureranno per sempre. E in un mercato in cui la competizione per il Gnl si farà sempre più agguerrita Pechino è decisa a non farsi trovare impreparata: se mai dovesse ritrovarsi un eccesso di Gnl potrà sempre rivenderlo, come ha già fatto quest’anno, inviando numerosi carichi proprio in Europa, con profitti stratosferici.

Il contratto in Qatar non è certo il primo per la Cina, che solo nel 2021 si è aggiudicata forniture di lungo periodo di Gnl per ben 48 miliardi di metri cubi, il 61% dei volumi offerti dagli esportatori secondo l’Aie. Ma è comunque un accordo da primato: il più duraturo che Pechino abbia mai sottoscritto per questo combustibile, nonché uno dei più grandi in termini di volume, secondo Bloomberg.

È anche il primo contratto firmato da QatarEnergy per North Field East, la prima fase del progetto con cui Doha punta ad espandere la sua produzione di gas liquefatto, salendo da 77 a 110 milioni di tonnellate l’anno. Il successivo traguardo è arrivare a 126 milioni di tonnellate nel 2027, sviluppando anche Norh Field South. Nessuno al mondo ha finanziato piani altrettanto ambiziosi per ampliare l’offerta. E visto che nel breve la domanda dovrebbe aumentare ben più della produzione, si annunciano difficoltà per chi importa Gnl, soprattutto se fa troppo affidamento su acquisti occasionali.

Il Giappone – storico acquirente di Gnl e oggi di nuovo primo importatore dopo un temporaneo sorpasso della Cina – è in allarme: i contratti di lungo termine con avvio prima del 2026 sono ormai “sold out”, ha avvertito lunedì 21 il ministero del Commercio, prevedendo nei prossimi tre anni una competizione crescente per i carichi con conseguenti rincari sul mercato spot, dove già oggi il Gnl scambia a un prezzo triplo rispetto ai valori contrattuali. Questi, soprattutto in Asia, sono molto spesso indicizzati al petrolio e non fa eccezione l’accordo appena firmato da Sinopec per le forniture qatarine.

QatarEnergy ora sta trattando con altri potenziali acquirenti, in Cina e anche in Europa, ha detto alla Reuters il ceo (nonché ministro dell’Energia) Saad al-Kaabi: «Penso che la recente volatilità abbia spinto gli acquirenti a comprendere l’importanza di avere forniture di lungo termine in volumi definiti e con prezzi ragionevoli».

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