Goldman pronta a vendere la consulenza personale
La banca cerca «alternative» per la divisione di Personal Financial Management. Il gruppo si rifocalizza sul business tradizionale di banca d’affari
di Marco Valsania
I punti chiave
2' di lettura
Goldman Sachs accelera riorganizzazione e obiettivi di snellimento. Impegnata a focalizzare nuovamente le proprie attività a favore di business da alta finanza sui quali ha costruito il suo prestigio, dalle operazioni di banca d’affari ai servizi dedicati a clienti non ricchi bensì ultra-ricchi. E a far calare invece il sipario su fallite, recenti scommesse volte ad ampliare il suo appeal tra schiere di investitori. L’ultima mossa della missione per rilanciare l’identità selettiva del colosso di Wall Street per eccellenza è stata la decisione di considerare “alternative strategiche”- tra queste una cessione - per la divisione di Personal Financial Management (Pfm). Vale a dire il suo marchio di consulenza personale ai risparmatori che ha oggi in gestione asset per 29 miliardi di dollari.
Marcia indietro
Per Goldman e per il suo Ceo David Solomon si tratta di una brusca marcia indietro: l’istituto aveva rilevato l’attività, originalmente la United Capital Financial Partners, per 750 milioni solo quattro anni or sono, nel 2019. Allora aveva 25 miliardi in gestione. Ed era diventata parte integrante di una scommessa sull’espansione, adesso abbandonata, della banca a fasce più ampie e diversificate di clientela.
Le mosse più in vista legate a quella strategia hanno visto il lancio di una banca retail, sotto il marchio Marcus, e di partnership con il leader tecnologico Apple su carte di credito e conti bancari di risparmio. Ma nel retail Goldman ha accumulato perdite, nel passato triennio, per circa tre miliardi di dollari, facendo scattare un ripensamento. Ancora nel secondo trimestre del 2023 il gruppo ha riportato una svalutazione da 1,4 miliardi in GreenSky, attività di fintech legata a prestiti immobiliari, rilevata per 2,2 miliardi nel 2021. Gli oneri hanno contribuito a schiacciare i profitti di Goldman tra aprile e giugno, scivolati del 60 per cento. GreenSky è a sua volta in vendita. E in forse appare, nella generale ritirata dalla finanza al consumo, il futuro ruolo del gruppo a fianco delle avventure di Apple sulla frontiera dei servizi finanziari: il Wall Street Journal ha riportato nei mesi scorsi negoziati per un passaggio di mano dell’intesa con l’azienda di Cupertino ad American Express.
Il tassello scomodo
Marcus, di sicuro, ormai è di fatto svanita, riassorbita nella gestione patrimoniale, che ora è in procinto di sbarazzarsi d’un altro tassello divenuto scomodo con la dismissione in arrivo appunto di Pfm. Quest’ultima rappresenta una percentuale minima del wealth management, che nel suo insieme ha in gestione oltre mille miliardi per conto anzitutto d’una rarefatta elite di investitori. Il messaggio di continuo ripensamento del business appare però significativo. I servizi alla clientela più abbiente sono contesi dai protagonisti della finanza, con l’obiettivo di far leva su un business più stabile a complemento di attività di Wall Street ostaggio della volatilità di mercati e economia. La rivale Morgan Stanley ha fatto del wealth management un pilastro da 6.300 miliardi di asset in gestione, con pronostici di superare i diecimila miliardi nei prossimi anni. Goldman sembra aver scelto di puntare, anche qui, su una posizione più di nicchia.
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