intervista

Goldman Sachs: «All’Italia serve un piano Marshall per digitale e infrastrutture»

Massimo Della Ragione, co-responsabile in Italia della banca americana: «Occasione unica per rilanciare il Paese utilizzando anche i fondi europei»

di Morya Longo

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4' di lettura

«La crisi economica nata dal Covid è stata brutale, veloce e molto profonda, ma proprio per la sua natura non strutturale anche la ripresa potrà essere veloce. L’importante è che l’Italia si faccia trovare pronta quando sarà il momento: si sta aprendo un’opportunità unica per rilanciare il Paese, ma non durerà a lungo».

Massimo Della Ragione, co-responsabile in Italia della banca americana Goldman Sachs, guarda il bicchiere mezzo pieno. Non solo: è convinto che il bicchiere possa essere del tutto pieno, se il Paese saprà fare del Covid il volano per un’economia che non cresceva da oltre un decennio e che ha mille problemi strutturali. Potrà essere la spinta per fare investimenti, per ristrutturare l’Italia e le sue infrastrutture, per portare il Paese davvero nel nuovo millennio. Purché si colga l’occasione: sia finanziaria (con i contributi che l’Europa ha messo insieme) sia progettuale (facendo investimenti davvero capaci di creare sviluppo). Se si chiede al banchiere quale sia la priorità d’autunno dell’Italia, lui mette proprio questa al primo posto: la velocità d’azione. E la disciplina. Anche usando i soldi europei. Anche accettando il controllo sul modo in cui i soldi vengono spesi. «Senza paura» dice.

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«Come uno tsunami»

Il suo ragionamento, emerso in un colloquio telefonico con Il Sole 24 Ore come le abitudini post-Covid ormai impongono, parte proprio dall’analisi di questa crisi così anomala. Dal dopoguerra - osserva - ci sono state quattro grandi crisi economiche: quella petrolifera, quella di Internet del 2000, quella finanziaria post-Lehman del 2008 e quella del Covid. Le crisi del passato erano state strutturali. Nel 2008 a collassare era stato l’intero sistema bancario e finanziario. «Proprio per questo la crisi del 2008 è stata lenta a scoppiare, con i primi segnali già nell’estate del 2007, ma poi lentissima a risolversi», spiega. Questa volta però è diverso: «La crisi ora è nata per un virus, per qualcosa di esterno. Si è abbattuta violenta sulle Borse e sull’economia, con una velocità mai vista prima. È stata come uno tsunami che ha travolto un porto all’improvviso. Il punto è farsi trovare pronti quando la marea si ritirerà e sarà l’ora di ricostruire. Se non si agisce in fretta, questa volta il Paese rischia sul serio di non riprendersi più».

Identificare le priorità

La prima cosa da fare, secondo l’investment banker, è di identificare le priorità per il Paese: a suo avviso, digitale e infrastrutture sono da mettere in prima fila. «L’Italia ha una rete autostradale datata, come tutta Europa, ha un sistema sanitario da rafforzare, così come il sistema educativo - osserva -. Per non parlare del dissesto idrogeologico, che è una priorità da sempre: se si mettono insieme progetti seri e concreti per affrontare questi problemi, si può dare una spinta propulsiva davvero forte all’economia». Il punto, è facile obiettare, sta nelle mille insidie burocratiche e giudiziali che affliggono il Paese: i mille ricorsi che bloccano i lavori, le mille proteste di chi si oppone ai lavori infrastrutturali, la corruzione che fa salire i costi, la burocrazia che mette mille paletti. Considerando che i fondi europei non arrivano subito, ma ad avanzamento lavori, tutto questo rappresenta un grande rischio: basta che i lavori si inceppino per qualunque motivo (un ricorso per esempio) per bloccare l’afflusso di contributi. Elementi che il banchiere riconosce come rischi, ma allo stesso tempo come componenti di un’opportunità: «Siamo di fronte ad un’occasione unica per cambiare».

Una congiuntura unica

L’importante, ripete continuamente, è fare presto. L’Italia si trova in una congiuntura, dal punto di vista del poter fare le cose, unica. Da un lato la crisi del Covid ha colpito tutti i Paesi europei e del mondo: questo rende comuni le priorità. «Non siamo più noi a chiedere all’Europa qualcosa, tutti siamo sulla stessa barca». Dall’altro le regole e i vincoli di bilancio sono stati sospesi per un certo lasso di tempo, aumentando gli spazi di manovra. Inoltre la politica monetaria della Bce terrà i tassi bassi e la liquidità abbondante ancora a lungo, rendendo facile l’approvvigionamento dello Stato. Infine i fondi europei mettono a disposizione ingenti quantità di denaro a costi bassi. Una congiuntura unica, che difficilmente durerà a lungo. «Questo permette di varare veri piani Marshall, vere politiche keynesiane per rilanciare gli investimenti pubblici come non era possibile prima», spiega. Ovviamente questo può accadere solo se tutti fanno a propria parte: anche le imprese devono reinventarsi, ripensare i modelli di business, rilanciarsi. Lo sforzo deve essere di tutti: Stato, Europa, privati. In un circuito che, per funzionare davvero, deve essere virtuoso e corale.

Una nuova idea di Unione europea

Infine Massimo Della Ragione guarda con ottimismo all’Europa. Proprio il fatto che la crisi si sia abbattuta su tutti i Paesi nello stesso modo rappresenta un elemento su cui basare una nuova idea di Unione europea, pensa. «Nella storia i grandi Paesi sono stati costruiti sui valori oppure sulle grandi tragedie. Il Covid può essere proprio quella che fa fare all’Unione un grande passo in avanti: perché tutti i Paesi ora sono allineati forse non da un ideale, ma sicuramente da una necessità comune». Fare presto e bene, insomma. A tutti i livelli. Questa è la priorità dell’autunno secondo il banchiere di Goldman Sachs. Nella speranza che l’Italia, che spesso dà il meglio di sé nelle difficoltà, riesca a cogliere questo consiglio davvero.

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