Gomma plastica, fatturato in crescita del 10% a 26 miliardi ma la congiuntura preoccupa
All’assemblea della Federazione il presidente Marco Do sottolinea che l’aumento di materie prime, energia e logistica ha contratto i margini. Soddisfazione per il rinnovo del contratto in tempi brevi
di Cristina Casadei
4' di lettura
Per le industrie della Gomma Plastica è «un momento positivo. Nel 2022 il fatturato è in aumento del 10% sul 2021 e ha raggiunto 25,9 miliardi di euro». E c’è soddisfazione per il «rinnovo contrattuale recentemente approvato in tempi rapidi e con una base associativa in crescita», dice Marco Do, presidente della Federazione di settore, in occasione dell’assemblea nazionale al Politecnico di Milano. Un luogo, che ai tempi delle transizioni green e digitale e del disallineamento delle competenze, diventa simbolico. Anche per le classi di studenti in platea ad ascoltare. A partecipare, tra gli altri, Livio Beghini, Presidente Assogomma e Marco Bergaglio, Presidente Unionplast, Ernesto Marzano (Vice Presidente Relazioni Industriali della Federazione Gomma Plastica), Pierangelo Albini (Responsabile Lavoro, Welfare e Capitale Umano di Confindustria), i segretari generali di Filctem, Marco Falcinelli, Femca, Nora Garofalo e Uiltec, Daniela Piras. A chiudere la giornata, il vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria, Maurizio Stirpe.
Il calo della marginalità
In questa fase di crescita importante, però, non mancano le note dolenti. Si tratta infatti di una fase «contrassegnata da numerose difficoltà quali l’aumento dei costi delle materie prime, dell’energia e della logistica, connesse allo scenario di guerra e al perdurare della pandemia - continua Do -. Nello specifico, le materie prime sono aumentate anno su anno del 40%, con picchi anche superiori al 100%». Tutti elementi che hanno causato un calo della marginalità
La crescita dei due settori
A risentire di più è stato il settore della gomma dove il fatturato è stimato in crescita di circa il 10%, passando quindi da 4,5 miliardi a 5 miliardi di euro, ma le marginalità sono ridotte. Per il settore della plastica di prima trasformazione, invece, il fatturato nell’ultimo anno è stato pari a 20,9 miliardi di euro, con un aumento del 10,4% rispetto al 2021, anch’esso a marginalità compressa. «I prodotti in gomma e in plastica sono strutturali per settori quali l’alimentare, l’agricoltura, l’automotive, i trasporti in generale, la farmaceutica, la sanità, l’edilizia, solo per citare i principali. Il nostro obiettivo prioritario rimane quello di essere a fianco e a supporto delle imprese dei due settori offrendo un ampio ventaglio di servizi e consulenze, che, come dimostra l’incremento della base associativa, le aziende nostre associate mostrano di apprezzare».
Il rinnovo del contratto
Stabili gli addetti che in totale sono 140mila e che hanno da poco visto rinnovare il contratto collettivo nazionale di lavoro. Nonostante il contesto di chiaroscuro, le imprese della Gomma Plastica hanno recentemente rinnovato il contratto, «raggiunto in tempi brevi e questo è un risultato particolarmente importante che sottolinea lo sforzo e il cambio di passo delle aziende della gomma e della plastica nell’equilibrare il costo del lavoro con i trattamenti retributivi», dice Do. In particolare nel TEC, il Trattamento economico complessivo «abbiamo consolidato il welfare sanitario integrativo per tutti i 140mila addetti, in modo da dare un supporto stabile alla salute dei nostri lavoratori. È un contratto che va nella direzione della sostenibilità economica e sociale, oltre a quella ambientale in cui le nostre aziende sono impegnate da tempo».
L’evoluzione del mondo del lavoro
A tirare le somme il vicepresidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali di Confindustria, Maurizio Stirpe, che rivolgendosi anche ai più giovani ha voluto fare «una fotografia di cose buone attraverso i numeri che ci fornisce non Confindustria, ma l’Istat», ha sottolineato, mettendo in evidenza i dati in miglioramento sull’occupazione generale, quella femminile e quella dei giovani e dicendo che «non bisogna perdere di vista il tanto di buono che accade». Restano però «tre macroproblemi su cui facciamo troppo poco per trovare delle soluzioni. Il primo - afferma Stirpe - è il dumping salariale, su cui però bisogna cominciare a leggere bene le informazioni. Confindustria è l’associazione che paga di più e se i suoi contratti fossero applicati a tutti finiremmo di parlare di dumping salariale». Sul salario minimo, ricorda Stirpe, «Confindustria non è ideologicamente contraria, ma deve essere stabilito da organizzazioni competenti perché il salario minimo messo in mano alla politica potrebbe scatenare appetiti, soprattutto ogni volta che ci sono delle competizioni elettorali». Il secondo tema centrale, per Stirpe è «la gestione delle transizioni green e digitale e il disallineamento tra domanda e offerta di lavoro. Per troppi anni abbiamo tutelato il posto di lavoro, anche quando era decotto e non abbiamo tutelato i lavoratori, a causa di un sistema troppo spostato sulle politiche passive e poco incline a considerare la rioccupabilità dei lavoratori». L’ultimo punto è «la sostenibilità del welfare e delle pensioni. Non possiamo affrontare il tema delle pensioni con le quote, mettendo sempre in discussione le leggi e i principi che presidiano le leggi. Noi siamo d’accordo a fare operazioni verità sulle ragioni per cui un lavoratore deve andare in pensione prima, ma ci vogliono criteri oggettivi. Per esempio l’Inail ha commissioni che hanno le competenze per dirlo». Agli amici del sindacato dice: «Concentriamoci sui problemi e sui fenomeni del mondo del lavoro e sulle cose che dobbiamo fare noi per provare a elaborare insieme una sintesi da portare poi al decisore politico che prenderà le decisioni che deve prendere».
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