Google perde l’appello contro l’antitrust Ue: pagherà multa da 2,8 miliardi di dollari
Secondo il tribunale Ue la big tech ha messo in atto pratiche lesive della concorrenza verso competitor minori specializzati in ricerche per gli acquisti
I punti chiave
2' di lettura
Nessun ripensamento in appello per Google. Big G dovrà pagare la multa da 2,4 miliardi di euro (2,8 miliardi di dollari) inflitta dall’antitrust europea per presunte azioni di contrasto lesive della concorrenza nei confronti di motori di ricerca “minori” specializzati in servizi di ricerche per acquisti, e in particolare per aver favorito il suo servizio di comparazione degli acquisti «Google Shopping».
Tribunale Ue conferma multa da 2,8 miliardi di dollari
Il tribunale generale dell’Unione europea ha ritenuto che Google avesse violato le regole della concorrenza e mercoledì 9 novembre, discutendo l’appello presentato dalla società Usa, ha confermato la legittimità della sanzione comminata dalla Commissione europea nel 2017.
Nel confermare la sentenza, i giudici europei hanno però ritenuto che i regolatori non erano riusciti a dimostrare che Google aveva danneggiato il mercato della ricerca generale, eliminando la constatazione di una violazione estesa da parte dell’Ue, che avrebbe portato a una multa ancor più salata. Il comportamento anti-concorrenza riguarda infatti solo il campo dei servizi di ricerca per gli acquisti.
Le tre mosse della Ue per arginare le big-tech
La sanzione del 2017 è stata la prima di un trio di decisioni che costituiscono il fulcro del tentativo del commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager di frenare il crescente dominio delle grandi aziende tecnologiche.
Successivamente ha infatti multato Alphabet - la società che controlla Google - per oltre 8,2 miliardi di euro in totale e sta ancora indagando sul sospetto controllo della società sulla pubblicità digitale. La sentenza di mercoledì rafforza la crociata dell’Ue contro i poteri dei giganti della tecnologia che ha incoraggiato altri regolatori antitrust globali, compresi quelli degli Stati Uniti.
Che cosa succede ora
Non solo. Il risultato potrebbe anche influenzare il destino “fiscale” di Amazon, Apple e Facebook: società nel mirino degli antitrust di mezzo mondo che potrebbero ora decidere di rivedere le loro strategie.
Gli sforzi, soprattutto dell’Unione europea, per arrivare a definire nuove regole contro le multinazionali sembrano infatti vicini a ottenere risultati concreti. I negoziati sono alle fasi finali: un nuovo quadro normativo-giuridico potrebbe rappresentare un’arma ben più potente per innescare reali cambiamenti nel comportamento delle big tech di quelle - spuntate - oggi in mano ai regolatori antitrust.
La replica di Google
«Gli annunci su Shopping aiutano le persone a trovare i prodotti cercati in modo semplice e veloce, e aiutano i commercianti a raggiungere potenziali clienti. Il giudizio del Tribunale Ue, che esamineremo nel dettaglio, si riferisce a una serie di fatti molto specifici e già nel 2017 abbiamo apportato modifiche per ottemperare alla decisione della Commissione Europea. Il nostro approccio ha funzionato con successo per più di tre anni, generando miliardi di clic per più di 700 servizi di shopping comparativo». Questo il commento di un portavoce di Google diffuso nel giorno in cui il Tribunale Ue ha confermato l’ammenda dell'Antitrust.
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