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Google: «sull’AI occorre un patto tra istituzioni e industria, all’insegna della responsabilità»

Il punto di Andrea Stazi, capo degli affari regolamentari per il Sud Europa della big tech Usa: sul diritto d'autore al momento l'orientamento è lavorare sul 'caso specifico'

di Simona Rossitto

Andrea Stazi, capo degli Affari regolamentari per il Sud Europa di Google

6' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Di fronte a benefici e rischi dell’intelligenza artificiale, e in particolare dell’intelligenza artificiale generativa, occorre «un patto tra istituzioni e industria, all’insegna della responsabilità». Lo afferma Andrea Stazi, capo degli affari regolamentari per il Sud Europa di Google in un’intervista a DigitEconomy.24, report del Sole 24 Ore Radiocor e di Digit’Ed (leader nella formazione e nel supporto alla crescita del capitale umano), alla luce del contesto dell’industria, dell’esigenza di certezza e di affidabilità delle regole, e anche al fine di favorire lo sviluppo di un ecosistema europeo. «Ritengo - dice - che la soluzione non possa essere né una normativa annuale e nemmeno una di settore»; occorre «lavorare su principi fondamentali e favorire la collaborazione tra pubblico e privato».

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Riguardo, in particolare, alla protezione del diritto d’autore e alla sentenza Usa che non ha ritenuto applicabile la tutela se l’opera generata dall'AI secondo le istruzioni fornite, Stazi sottolinea come parte del mondo accademico e della giurisprudenza si stia orientando verso una soluzione basata sul “caso specifico”. In circostanze, dunque, in cui lo sforzo nell’elaborazione dell’input fornito al modello di intelligenza artificiale è stato minimo, sarà difficile sostenere il carattere della rilevanza del fattore creativo umano. D'altra parte, «non è possibile sostenere che non si possano realizzare opere attraverso la GAI (intelligenza artificiale generativa), dove lo sforzo creativo richiesto è stato notevole». In questo dibattito l’Italia, prosegue il manager, «superpotenza storico-culturale e spesso faro per le politiche e scelte artistiche, può ricoprire il ruolo di guida in Europa».

Sembra ormai assodata anche negli Usa la necessità di una regolamentazione preventiva dell'AI, come bilanciare l'esigenza di innovare delle Big Tech con la protezione dei diritti umani e dei principi di etica?

Negli ultimi mesi la diffusione globale e repentina dell'intelligenza artificiale generativa ha rappresentato un grande cambiamento per molti settori. L’innovazione ha contribuito notevolmente allo sviluppo della fotografia e i software di editing delle immagini hanno rivoluzionato il campo artistico, offrendo nuove opportunità e rendendo l'arte più accessibile. L'IA ha il potenziale di fare lo stesso: gli algoritmi di IA stanno già aiutando gli artisti e i creativi a esplorare nuove forme e stili, ampliando il loro repertorio e offrendo nuove opportunità di espressione. Inoltre, questi sistemi potranno essere funzionali alla democratizzazione di una serie di attività creative, consentendo a coloro che non hanno accesso a formazione artistica o risorse di esprimere la loro creatività. Nonostante i benefici, l'Ia generativa può presentare anche nuovi rischi, come consentire ai creatori di diffondere informazioni false, sia intenzionalmente sia involontariamente. L’impegno di Google è quello di mantenere la fiducia tra creatori e utenti e informare in modo completo e corretto le persone. Per far sì che vengano creati responsabilmente contenuti generati dall'IA, ci impegniamo a sviluppare approcci sicuri e affidabili in ogni fase del processo - dalla generazione e identificazione dei contenuti generati dall’IA, all'alfabetizzazione mediatica e alla sicurezza delle informazioni. Tali approcci devono essere robusti e adattabili man mano che i modelli generativi avanzano e si estendono ad altri mezzi. Google Cloud offre uno strumento per creare immagini generate dall'IA e identificarle in sicurezza. Tale tecnologia, che prende il nome di SynthID, si basa sul nostro approccio allo sviluppo e all'implementazione dell'IA responsabile. SynthID consente a persone e organizzazioni di lavorare con contenuti generati dall'IA in modo responsabile.

Per stare al passo della regolazione c'è chi propone una legge annuale sull'Ai, tipo quella per la concorrenza, e chi invece propone di legiferare settore per settore, quale secondo lei la strada migliore a livello europeo?

Sono ovviamente questioni di importanza centrale, che interrogano le varie espressioni della società civile e rispetto alle quali occorre un dialogo rispettoso e attento, ma soprattutto proattivo. Le iniziative di regolazione in materia di Ia condividono l’ambizione di essere “future proof”. In effetti, la Commissione europea già nella prima versione della bozza di regolamento aveva dichiaratamente abbracciato questo proposito. Si tratta di un equilibrio complesso, una normativa settoriale potrebbe rischiare di diluire i principi generali che servono a una protezione coerente degli utenti-consumatori e di tutto l’ecosistema. Peraltro, le esigenze di flessibilità legate all’evoluzione costante della tecnologia mettono a dura prova un approccio generale e astratto. Considerando il contesto dell’industria, l’esigenza di certezza e affidabilità delle regole, anche per favorire lo sviluppo di un ecosistema europeo, ritengo che la soluzione non possa essere né una normativa annuale e nemmeno una di settore; occorre lavorare su principi fondamentali e favorire la collaborazione tra pubblico e privato. In questa direzione si sono mossi di recente anche i vertici dell’Unione Europea auspicando un patto tra istituzioni e industria, all’insegna della responsabilità, e per questa ragione Google ha investito fortemente su un impianto di principi chiave, gli AI Principles, che informano l’operatività e la direzione strategica dell'azienda in materia.

In materia di diritto d'autore è emblematica la sentenza Usa che ritiene che il diritto d'autore non possa coprire un'opera prodotta con Ai, che implicazioni dopo questa sentenza? Come regolare i casi in cui l'opera fosse prodotta in parte con Ai?

L’intelligenza artificiale generativa non agisce da sola, ma necessita di un input umano ai fini dell’elaborazione di un’immagine, un testo o una canzone. La domanda è dunque legittima e può essere così riformulata: l’input che l’uomo dà alla macchina per far sì che questa le consegni ciò che le è stato chiesto, ha un valore creativo? Seguendo per il momento l’assunto, sul quale parte del mondo accademico concorda, che i cosiddetti prompt, ovvero le istruzioni che vengono date alle Gai affinché generino contenuti, potrebbero avere un valore creativo, occorre stabilire come questo valore possa essere identificato e quantificato. In attesa di una regolamentazione definitiva che stabilisca parametri condivisi, parte del mondo accademico e della giurisprudenza, si sta orientando verso una soluzione basata sul “caso specifico”. In circostanze, dunque, in cui lo sforzo nell’elaborazione dell’input fornito al modello di IA è stato minimo, sarà difficile sostenere il carattere della rilevanza del fattore creativo umano. Questo si qualificherebbe come un caso che non godrebbe della tutela normativa relativa alla proprietà intellettuale. D'altra parte, allo stesso modo, non è possibile sostenere che non si possano realizzare opere attraverso la Gai, dove lo sforzo creativo richiesto è stato notevole. Si prenda il caso di opere generate da una sequenza elaborata di prompt di testo, dopo un processo fatto di tentativi ed errori. Tipicamente, un output di alta qualità richiede molto lavoro, anche se si usa l’IA come strumento di supporto. L'utente dovrà perfezionare il prompt fino a renderlo coerente rispetto al risultato immaginato, procedendo anche più volte alla rielaborazione, se si parla di testi scritti, anche se tale processo può estendersi alla creazione di immagini e canzoni. Questa tipologia di opere potrebbe rientrare all’interno delle tutele previste dal copyright, in ragione del significativo sforzo umano che ha contribuito alla loro creazione.-

Come conciliare infine la tutela del diritto d’autore e della creatività umana con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei benefici che può portare anche agli ecosistemi culturali e dell’intrattenimento?

Innanzitutto, momenti di dialogo multi-stakeholders, e in generale il dibattito pubblico e specialistico in corso, sono fondamentali per confrontarsi su un tema così importante. In secondo luogo, occorre applicare la disciplina della proprietà intellettuale in modo da bilanciare la tutela dei diritti con lo stimolo all'innovazione, permettendo all’IA di diventare uno strumento chiave per la creatività, l’arte e l’intrattenimento. Una disciplina del diritto d’autore in questa prospettiva non solo favorirà lo sviluppo dell'IA, ma stimolerà la crescita nel settore della cultura, dell'arte e dell’intrattenimento, e consentirà la condivisione delle opere, favorendo così lo sviluppo di ecosistemi diversificati e innovativi, con benefici per tutta la filiera. Nell’interpretazione e applicazione della normativa in vigore, occorre individuare un punto di equilibrio tra il bisogno imprescindibile di garantire i diritti di artisti e autori e la necessità altrettanto rilevante di non inibire lo sviluppo tecnologico. Per questo motivo, l’approccio che dovrebbe prevalere è quello di una flessibilità che, da un lato, non faccia venire meno la tutela del diritto d’autore e, dall'altro, non limiti l’innovazione. L’obiettivo comune per tutti - regolatori, artisti e piattaforme tecnologiche - dovrebbe essere quello di avere ecosistemi creativi sani e innovativi, garantendo i giusti incentivi affinché si possano sfruttare le opportunità offerte dalla più recente tecnologia e assicurando al contempo che i creatori di contenuti possano controllare i diritti di utilizzo delle proprie opere. L’Italia, superpotenza storico-culturale e spesso faro per le politiche e scelte artistiche, può ricoprire il ruolo di guida in Europa in questo dibattito. La questione della regolamentazione dell'IA e del diritto d'autore è certamente complessa, ma occorre ricordare che l’innovazione rappresenta sempre uno strumento prezioso per l’industria culturale, a tutti i livelli e con il coinvolgimento di tutti gli attori.

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