Google vince per sostenibilità nell’hi-tech. Amazon, Netflix e Samsung rimandate
di Gianni Rusconi
2' di lettura
Apple, Google e Facebook promosse, Amazon (Web Services), Netflix e Samsung rimandate. I giudizi emergono dal report “Clicking Clean:Who is Winning the Race to Build a Green Internet?” diffuso oggi da Greenpeace Usa, in cui viene analizzata l'impronta energetica dei grandi operatori di data center e di circa 70 tra web company e provider di applicazioni. Le prime della classe, si legge nella nota diffusa alla stampa, stanno compiendo grandi passi in avanti verso l'obiettivo di alimentarsi con energia al 100 per cento rinnovabile, mentre le altre sono ancora in ritardo in questo percorso di efficientamento delle infrastrutture.
Il giudizio espresso da Luca Iacoboni, responsabile campagna Clima ed Energia di Greenpeace Italia, non lascia spazio a molte interpretazioni. “Nonostante gli annunci in fatto di rinnovabili, Amazon continua a mantenere i suoi clienti all'oscuro circa le proprie decisioni energetiche, Tutto questo è alquanto preoccupante – si legge ancora nel comunicato diffuso oggi - soprattutto se teniamo conto che l'azienda sta allargando le proprie attività in aree geografiche in cui sono utilizzate prevalentemente energie sporche”.
La tirata d’orecchie di Greenpeace interessa anche Netflix, una delle piattaforme di video streaming più importanti al mondo e da poco sbarcata anche in Italia con i suoi servizi. La sua impronta energetica, fa notare lo studio, interessa un terzo del traffico internet in Nord America e sebbene nel 2015 la compagnia avesse annunciato l'intenzione di controbilanciare completamente le proprie emissioni di CO2, un'analisi più attenta ha rivelato che in realtà l'azienda sta solamente comprando crediti di compensazione delle emissioni, senza aumentare gli investimenti in energie rinnovabili. Ed è un atteggiamento, dicono da Greenpeace, non accettabile.
Chi invece ha lavorato bene in tema di energie pulite è sicuramente Apple. La società di Cupertino si piazza per il terzo anno consecutivo in cima al ranking del “clean energy index” con una percentuale pari all'83%, tallonata a distanza da Facebook e Google, rispettivamente al 67% e al 56%, mentre Microsoft si ferma al 32% e Samsung arriva solo all'11% Due le direttrici, secondo Greenpeace, che stanno premiando gli sforzi dei tre giganti californiani: da una parte il maggiore ricorso alle energie rinnovabili e dall'altra l'influenza esercitata su governi, utility e vendor tecnologici per incrementare l'accesso alle fonti pulite per alimentare le rispettive operation.
Ad oggi, conferma infatti il rapporto, una ventina di aziende del settore informatico si sono impegnate a usare energia completamente rinnovabile per le proprie attività e fra gli operatori di data center analizzati è l’americana Switch a far registrare i progressi migliori nella transizione verso l’obiettivo dell’energia al 100% pulita. E che l’impegno verso processi di approvvigionamento di energia al 100 per cento rinnovabile sia doveroso lo conferma infine il dato che stima i consumi di elettricità imputabile alle aziende informatiche e di internet: nel 2012 la loro incidenza era al 7% su scala globale, nel 2017 questa quota è destinata a superare il 12% per effetto del sostanziale incremento del traffico internet e del traffico dati legato allo streaming video in modo particolare.
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