Economia della cultura

Governance partecipata e accountability alla XII edizione di Ravello LAB

di Roberta Capozucca

3' di lettura

Si è conclusa il 21 settembre la 12ª edizione di Ravello LAB, il forum europeo promosso da Federculture e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello.
La manifestazione è ormai diventata un appuntamento fondamentale nelle agende dei policy makers e degli esperti del settore cultura che ogni anno si incontrano sulla Costiera Amalfitana per formulare proposte concrete di sviluppo sostenibile a base culturale. Come ha commentato Claudio Bocci, direttore d Federculture, “Ravello Lab intende portare un contributo concreto alle politiche di sviluppo centrate sulla gestione e valorizzazione delle risorse culturali.

Negli anni scorsi, proprio dai tavoli di lavoro è partita l'iniziativa delle ‘Capitali italiane della Cultura': un'iniziativa proposta sulla base del modello delle Capitali europee della Cultura per favorire l'adozione di una pianificazione strategica e della progettazione integrata che è tipica della pratica europea”. I lavori di quest'ultima edizione si sono riagganciati alle ultime edizioni partendo proprio dall'analisi dai modelli di gestione del patrimonio culturale delle Capitali europee della Cultura e dei Piani di Gestione Unesco con l'obiettivo di individuare modelli di impresa culturali in grado di coniugare valore sociale e risultati economici.
L'edizione 2017, profondamente ispirata dai recenti documenti istituzionali come la Convenzione di Faro, ma anche in vista dell'Anno Europeo del Patrimonio Culturale, si sono articolati in due tavoli. Il primo -“Pianificazione Strategica, progettazione e Valutazione”- è stato coordinato da Francesco Caruso, consigliere del presidente della Regione Campania per i Rapporti internazionali, e ha analizzato i Piani di Gestione dei Siti UNESCO come buon modello di governance partecipata adottabile dal MiBACT anche alla luce della prossima ratifica da parte del Parlamento italiano della Convenzione di Faro. Alla discussione hanno preso parte operatori e tecnici del Ministero, delle Regioni, dei Comuni, della Cei-Conferenza Episcopale Italiana con l'obiettivo di mettere a sistema diversi i soggetti che operano sul territorio per la costituzione di reti e/o modelli gestionali innovativi e sostenibili finalizzati allo sviluppo locale. Solo attraverso il superamento della tradizionale autoreferenzialità delle istituzioni e l'apertura del Ministero a livelli istituzionali sott'ordinati, in particolare alle Regioni, si possono dar vita a una progettazione partecipata come ha dimostrato la recente legge regionale della Lombardia (n. 25 del 7 ottobre 2016 “Politiche regionali in materia culturale – Riordino normativo”). Il secondo tavolo - “L'impresa culturale tra risultato economico e valore sociale” – è stato coordinato da Pierpaolo Forte, presidente Fondazione Donnaregina-Museo MADRE. La discussione, che succede il dibattito avviato alla Conferenza Nazionale dell'Impresa Culturale tenutasi a L'Aquila il 5 luglio 2017, si è concentrata sui recenti cambiamenti legislativi riguardanti il Terzo Settore e sul disegno di legge ‘Disciplina e promozione delle Imprese Culturali e Creative' approvato dalla camera dei Deputati il 26 settembre 2017 e ora in esame in Senato. Accanto al tema dell'impresa culturale si è posta la necessità di individuare metriche di valutazione della redditività sociale dell'impresa culturale che ne restituiscano sia il valore economico che sociale.
L'intervento conclusivo della ‘tre giorni' è stato affidato al Sindaco di Matera, Raffaello de Ruggieri, che ha illustrato il percorso verso Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e ha sottolineato la necessità di coinvolgere l'intera cittadinanza nella realizzazione di un progetto culturale così importante per il sistema Italia. Su questo argomento si è espresso anche Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria che da quest'anno è partner ufficiale della manifestazione, sottolineando come l'imminente sfida che impegna Matera è un'occasione per l'Italia intera se saprà fare sistema tra i diversi settori produttivi mettendo la cultura al centro delle dinamiche di sviluppo.

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