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Zingaretti: «Discontinuità sui nomi». Ma M5S: «Conte premier, Italia non può aspettare Pd»

In mattinata fonti vicine alla Presidenza della Camera hanno escluso che Fico corra nella partita della premiership, dal momento che «intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo»

di Andrea Gagliardi

Dalla nascita alla crisi: dopo 15 mesi governo gialloverde al capolinea

3' di lettura

La partita della crisi di governo è incagliata sul nome del candidato premier. Il Movimento Cinque stelle ha puntato con decisione sul reincarico a Giuseppe Conte, rilanciato da Beppe Grillo sul blog con tanto di pubblico elogio delle sue qualità di statista. In una telefonata stamattina tra il capo politico M5S Luigi Di Maio e il segretario Dem Nicola Zingaretti, il primo avrebbe ribadito di non accettare alcun veto su Giuseppe Conte. «Tutto il M5S è leale a Conte ed è l’unico nome come premier», ha sottolineato il leader del movimento.

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Da parte sua il segretario del Pd Nicola Zingaretti tiene per ora la barra dritta: «La discontinuità deve essere garantita anche da un cambio di persone. L’Italia non capirebbe un rimpastone». Però la trattativa va avanti: «Noi faremo di tutto per cercare una soluzione possibile che, non nego, a questo punto non si è determinata». Una posizione che spinge il M5s a puntualizzare che «la soluzione è Conte, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti posti dal vicepremier Luigi Di Maio. Non si può aspettare altro tempo su delle cose semplicemente di buon senso. È assurdo. L’Italia non può aspettare il Pd. Il Paese ha bisogno di correre, non possiamo restare fermi per i dubbi o le strategie di qualcuno». Intanto la corrente renziana sta esercitando in queste ore un forte pressing sul segretario affinché accolga le richieste del M5s, compresa l’ipotesi Conte bis: «Zingaretti accetti la sfida del M5S, via libera a Conte per formare un esecutivo di svolta sui contenuti e sulla compagine ministeriale».

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Ieri sera fonti del Pd hanno fatto filtrare la disponibilità a considerare il nome di Roberto Fico. I big del Pd hanno riconosciuto infatti che spetta al M5S indicare il premier. Ed è venuto fuori così il nome del presidente della Camera Roberto Fico. Ma si è trattato di un rilancio potenzialmente divisivo per i pentastellati, perché Fico, leader della corrente «di sinistra» del M55 (favorevole a un accordo con il Pd) è una figura che mette in difficoltà il leader pentastellato Di Maio. Non a caso in mattinata fonti vicine alla Presidenza della Camera hanno escluso che Fico corra in questa partita, dal momento che «intende responsabilmente dare continuità al suo ruolo».

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L’obiettivo vero del Pd sarebbe un premier terzo: dopo il forfait di Marta Cartabia, i nomi che continuano a farsi in queste ore sono sempre quelli di Raffaele Cantone, Enrico Giovannini e Elisabetta Belloni. Naturalmente in questo caso Giuseppe Conte potrebbe avere un ruolo di primo piano dentro il governo (per esempio alla Farnesina), oppure in Europa come Commissario Ue. Soprattutto dopo che il premier uscente ha chiuso alla Lega e dopo che ha ricevuto gli endorsement del presidente del consiglio Ue Donald Tusk e quelli impliciti degli altri leader europei, da Merkel a Macron. Intanto oggi il Pd ha riunito i sei tavoli di lavoro sui dossier da portare al confronto con il Movimento: Europa, sviluppo sostenibile, lavoro e welfare, regole, sapere e ricerca, ambiente.

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