Governo Draghi, parte la corsa ai sottosegretari. Occhi puntati su Economia e Interni
La Lega vuole un suo uomo di fiducia al Viminale. Il M5S vuole Buffagni alla Transizione ecologica.
di Andrea Marini
3' di lettura
Dopo che Mario Draghi ha scelto i 23 ministri e il sottosegretario alla Presidenza, entro lunedì 22 febbraio (quando è atteso un consiglio dei Ministri ad hoc) dovrà sciogliere il nodo dei sottosegretari. In ballo ci sono 41 incarichi da distribuire tra i partiti e i tecnici, che sceglierà lo stesso premier. Gli occhi sono puntati su una serie di dicasteri chiave: ministero dell’Economia, Interno, Sviluppo economico, Lavoro, Salute, Transizione ecologica e Giustizia.
Il ridimensionamento del M5S
Con i quindici senatori espulsi al Senato, l’esercito grillino vede scendere i suoi da 92 a 77. Resta ancora il gruppo più consistente, ma ora le sue ambizioni nella partita dei sottosegretari si vedono ridimensionate. Dovrebbe portare a casa una decina di sottosegretari (più che dimezzati rispetto ai 21 del Conte 2). Poco meno dovrebbero spettare alla Lega, a scendere poi Pd (6-7) e Forza Italia (5-6). Due dovrebbero andare ai renziani e uno a Leu.
Economia, tra conferme e new entry
Fondamentale è il dicastero dell’Economia, guidato dal tecnico Daniele Franco. I 5 stelle dovrebbero riconfermare Laura Castelli, così come dovrebbe ritornare, per il Pd, Antonio Misiani. A questi nomi si dovrebbero affiancare Massimo Bitonci della Lega e Gilberto Pichetto Fratin di FI.
Sviluppo economico, la gestione delle crisi aziendali
Il ministero guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti dovrà gestire la partita delle crisi aziendali (quelle vecchie e quelle nuove che si temono per i prossimi mesi). Qui potrebbero ritornare Mirella Liuzzi (M5S), Gianpaolo Manzella (Pd) e Alessia Morani (Pd).
Lavoro e la riforma degli ammortizzatori
Alto nodo delicatissimo è il ministero del Lavoro guidato dal dem Andrea Orlando, che dovrà gestire la riforma degli ammortizzatori in vista dello stop, il 31 marzo, al blocco dei licenziamenti. Qui potrebbero entrare Davide Faraone (IV) e Chiara Gribaudo (PD) e ritornare Claudio Durigon, della Lega, dopo l’esperienza del Conte 1, anche se pesa il veto posto dal ministro dem.
Infrastrutture e grandi opere
Il “tecnico” Enrico Giovannini dovrà gestire il dossier delicato delle Infrastrutture, che in passato è stato al centro di fortissime polemiche con la Tav. Qui, alle riconferme di Giancarlo Cancelleri (M5S) e Salvatore Margiotta (PD) potrebbero aggiungersi Edoardo Rixi (Lega) già sottosegretario e viceministro nel Conte 1.
La Transizione ecologica e le aspettative grilline
Fortemente voluto da Beppe Grillo in persona, il M5S vuole puntellare il nuovo ministero della Transizione ecologica, guidato da tecnico Roberto Cingolani. Qui potrebbe arrivare Stefano Buffagni (M5S) , già viceministro allo Sviluppo economico nel Conte 2.
Il Viminale e la gestione dei migranti
Ad affiancare la “tecnica” (ma proveniente dal Conte 2 e attaccata in passato dalla Lega sul tema delicato degli sbarchi) Luciana Lamorgese, il Carroccio vuole un suo uomo di fiducia, che potrebbe essere Stefano Candiani, già sottosegretario di Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno del Conte 1. A controbilanciare, potrebbe essere riconfermato Matteo Mauri del Pd.
Salute e la gestione del Covid-19
Il ministero della Salute vede alla sua guida ancora Roberto Speranza (Leu). Ma la Lega ha chiesto un cambio di passo nella gestione della pandemia. Qui Salvini potrebbe mettere un uomo di sua fiducia, Luca Coletto o Gian Marco Centinaio. Mentre vanno verso la riconferma Pierpaolo Sileri (M5S) e Sandra Zampa (Pd).
Giustizia e nodo prescrizione
La “tecnica” Marta Cartabia guida un altro dicastero ad altissima tensione, come ha dimostrato lo scontro sul tema della prescrizione. Qui il leader di Fi Silvio Berlusconi vorrebbe un suo uomo di fiducia, che potrebbe essere l’avvocato Francesco Paolo Sisto, già presidente della Commissione Affari costituzionali. Qui potrebbe entrare anche Gennaro Migliore di IV (Matteo Renzi vorrebbe un suo uomo, dopo le critiche lanciate all’ex ministro Bonafede proprio sulla prescrizione).
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