Governo Meloni un anno dopo: coerente (nel bene e nel male) con le proprie idee
Al di là delle tante previsioni sbagliate e dei risultati portati finora a casa dal governo in carica, un fatto è certo: la premier, si è dimostrata coerente con le proprie idee
di Giancarlo Mazzuca
2' di lettura
Esattamente un anno fa, il 25 settembre 2022, Giorgia Meloni, prima donna a compierlo, spiccava il volo verso Palazzo Chigi grazie al netto successo elettorale e, in questi giorni, i giornali si sono sbizzarriti sui bilanci di quanto finora portato a casa dalla nostra “first lady”. Bilanci tra loro molto diversi - e in certi casi diametralmente opposti - a seconda dell’orientamento politico di chi li ha stilati.
Niente di nuovo, quindi, sotto il sole e non aveva certo tutti i torti Giuseppe Prezzolini quando diceva che gli italiani sono sempre pronti a farsi guidare da imbecilli che hanno comunque la fama di essere machiavellici.
Del resto, anche le dichiarazioni fatte dopo i risultati elettorali da tanti leader politici, fanno riflettere: c’è stato anche chi aveva pronosticato una durata del nuovo esecutivo di appena sei mesi.
Ma, al di là delle tante previsioni sbagliate e dei risultati portati finora a casa dal governo in carica, un fatto è certo: la premier, si è dimostrata coerente con le proprie idee.
Al riguardo, sono andato a rileggermi un’intervista che Giorgia mi concesse subito dopo le elezioni politiche del 2018. Allora disse: «No a qualsiasi inciucio. Anche in tempi non sospetti (….) siamo stati chiari sulla nostra indisponibilità ad intese con il Partito Democratico e con i Cinquestelle: sono incompatibili con noi su molti temi-cardine, dall’immigrazione di massa, vista favorevolmente da entrambi, alla difesa della famiglia e di quei valori non negoziabili sui quali loro la pensano esattamente allo stesso modo…». E in quella stessa intervista aggiunse: «Noi preferiamo andare all’opposizione piuttosto che cercare accordi con altre forze politiche al di fuori delle quattro gambe del centrodestra».
Patti chiari ed amicizia lunga, insomma. E così, quando, poi, è davvero salita a Palazzo Chigi, la Meloni si è mantenuta in linea con quei valori che aveva espresso cinque anni fa.
A prescindere dalle tante Cassandre che, in questi mesi, hanno continuato a moltiplicarsi, dobbiamo dunque dare atto al governo in carica di avere conservato, magari anche sbagliando, quella stessa coerenza manifestata nell’intervista del 2018 sia sul versante interno che sul tema della politica estera.
E proprio questa coerenza - al di là dei risultati, che non ci hanno sempre premiato, finora ottenuti - ha finito per fare aggio su tutto il resto. A questo punto, speriamo proprio che la “nave Giorgia” sia in grado di mantenere la stessa rotta anche nelle prossime sfide che ci attendono, a cominciare dall’emergenza-immigrazione, dai rapporti dell’Italia con l’Unione Europea e dalle sfide di questo autunno che, economicamente parlando, si sta annunciando sempre più caldo.
L’importante - come osservava un grande pensatore, il danese Soren Kierkegaard - è che la plancia di comando della nave (in questo caso il piroscafo “Italia”) non finisca in mano al cuoco di bordo. Perché, a quel punto, sarebbe davvero un “Titanic” per tutti noi.
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