Gramegna: «Discutiamo il Mes in un mondo che cambia». E apre all’Italia
Secondo il direttore del Meccanismo europeo di stabilità, il Fondo «è pronto a sostenere i suoi Paesi membri». Anche per prevenire le crisi
di Beda Romano e Gianni Trovati
3' di lettura
«Discuteremo il ruolo del Mes in un mondo che cambia», aveva spiegato il direttore del Meccanismo europeo di stabilità Pierre Gramegna prima di avviare i lavori della riunione dei governatori. L’indicazione è vista come non casuale dall’Italia, perché evoluzione dello scenario in cui opera il Fondo è esattamente la motivazione che il Governo ha utilizzato per promuovere una revisione del funzionamento del Mes, al centro delle ormai inveterate resistenze di Roma alla ratifica parlamentare della riforma approvata ormai più di due anni fa.
La riunione di giovedì 15 giugno è stata ovviamente l’occasione per tornare sul punto. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dato una descrizione aggiornata del quadro, in cui spiccano la data di avvio della discussione generale alla Camera sulla ratifica, il 30 giugno, ma anche le difficoltà della maggioranza nell’arrivare a un via libera.
Il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni ha riassunto così l’incontro: «Si è avviata una discussione sul modo in cui si possono sviluppare gli obiettivi del Mes (…) Il governo italiano attraverso il ministro Giancarlo Giorgetti ha ribadito le difficoltà che ci sono nel Parlamento italiano per la ratifica del trattato».
Secondo le informazioni raccolte a margine della riunione qui in Lussemburgo, il ministro delle Finanze italiano ha spiegato ai suoi omologhi che non vi è in questo momento nel Parlamento una maggioranza a favore della ratifica. Ha sottolineato che un voto negativo potrebbe essere dannoso sia per l’Italia che per l’Unione europea. Ha poi ricordato che la mozione parlamentare approvata nel 2022 condiziona la ratifica a una «evoluzione del quadro regolatorio europeo».
Ma oltre alla fredda cronaca offerta dal titolare dei conti, il Governo italiano aveva nelle scorse settimane lasciato intendere che un cambio di atteggiamento del Parlamento potrebbe giungere nel quadro della riforma del Patto di Stabilità. Sempre secondo le informazioni raccolte a margine della riunione di ieri, l’Austria ha rinnovato a gran voce l’appello all’Italia perché rispetti la parola data. L’Olanda e la Germania hanno escluso che si possa fare alcun legame tra la ratifica del nuovo trattato del Mes e la revisione delle regole di bilancio, attualmente in discussione.
La Francia ha concentrato il suo intervento sull’ipotesi, già in discussione, di rivedere i compiti del Mes. Su questo punto c’è ampia apertura. Potrebbe già questo dibattito facilitare un consenso italiano alla riforma de Mes? Forse alcuni paesi lo sperano. Del futuro del Mes i ministri torneranno a parlare in settembre.
Riassumendo la discussione, il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohoe, ha sottolineato come la ratifica sia cruciale per completare l’unione bancaria. «La ratifica del Trattato modificato fornisce il contesto giusto» per lo sviluppo del Mes, ha scritto Gramegna nel Rapporto annuale sul 2022, aggiungendo però che il Fondo «è pronto a sostenere i suoi Paesi membri, e non solo per gestire le crisi ma anche per prevenirle, un’opzione molto meno costosa». Parole che sembrano intercettare quella richiesta di evoluzione del Mes che Roma ha rilanciato a più riprese, e che potrebbe aiutare a smussare almeno qualcuna delle tante resistenze del centrodestra alla ratifica. Resta però da capire come queste intenzioni si possano concretizzare in novità operative che però non cambino nuovamente il Trattato. E soprattutto se questo basterà ad aprire la strada nel Parlamento italiano.
«Siamo pronti a usare le potenzialità del Trattato al massimo possibile», ha spiegato in serata Gramegna nella conferenza stampa che ha chiusto l’incontro, «e penso che questa sia una buona notizia per l’Italia. Anche la revisione del Mes è già in campo». Le aperture, insomma, non sembrano piccole: tutto sta a trovare la via in grado di evitare i tanti ostacoli presenti sia a Bruxelles sia a Roma sulla strada della ratifica, e della successiva evoluzione, del nuovo Mes.
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