agroalimentare

Granarolo finanzia lo shopping grazie al prosciutto di Parma Dop

di Emanuele Scarci

(Bloomberg)

2' di lettura

Granarolo si dota delle munizioni per continuare lo shopping di aziende. Il gigante italiano del latte e Crédit Agricole Investment Bank hanno concluso un’operazione per lo smobilizzo dello stock di oltre 100mila prosciutti di Parma Dop, con differenti livelli di stagionatura, detenuto dagli stabilimenti Gennari (al 100% di Granarolo), per un controvalore di circa 10 milioni. La soluzione innovativa permette al gruppo bolognese di ottimizzare la struttura finanziaria in vista di nuove operazioni di acquisizione.

Secondo Granarolo e Crédit Agricole è stata resa disponibile, per la prima volta in Italia, una soluzione di ingegneria finanziaria per ridurre il consumo di capitale circolante netto. «Abbiamo accolto con grande soddisfazione questa innovativa modalità di collaborazione con Crédit Agricole - commenta Gianpiero Calzolari, presidente di Granarolo - e che, domani, potrebbe sostenere i piani di crescita del settore enogastronomico italiano, afflitto dal blocco di grandi capitali a magazzino».

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Dal suo canto il ceo di Crédit Agricole Giampiero Maioli dichiara: «Con questa operazione abbiamo finanziato una delle eccellenza agroalimentari italiane, sperimentando per primi una soluzione che potrà essere un benchmark per l’intero settore. Il magazzino prosciutti verrà gestito, in service, dalla controllata Italstock srl. In generale, questo strumento potrà essere utilizzato dai prodotti a lenta stagionatura, ma anche, per esempio, dal Parmigiano reggiano».

Da un paio d’anni Granarolo – 1,078 miliardi di fatturato nel 2015 – ha avviato una campagna acquisti di aziende soprattutto produttive in Italia e distributive all’estero di calibro medio-piccole. Oggi nel portafoglio prodotti ci sono i Dop Parmigiano reggiano, aceto balsamico, pecorino toscano e sardo e pasta. Mancano categorie come olio, pomodoro, caffè. All’estero il gigante emiliano ha rilevato aziende in Europa e in Sud America. La strategia è quella di esportare le eccellenze del made in Italy ma senza rinunciare ai prodotti locali, infatti oltre ai 15 siti produttivi in Italia, Granarolo controlla 2 stabilimenti in Francia e Brasile, uno in Cile e Nuova Zelanda.

«Abbiamo l’obiettivo di raggiungere il 40% di fatturato realizzato oltreconfine entro il 2019 - sottolinea il presidente di Granarolo - partendo dal 25% di oggi».

Calzolari coltiva il sogno americano, il mercato più ricco e dinamico del mondo. Ma servono risorse ingenti per pensare di rilevare un’unità produttiva o un brand. «Ci sono anche sogni europei - corregge Calzolari - e i 10 milioni potrebbero servire per intercettare nuove opportunità».

Il gruppo cooperativo è controllato per l’80% dal tandem Consorzio Granlatte e Cooperlat mentre il restante 20% è in portafoglio, da anni, a Intesa Sanpaolo, che ha manifestato l’intenzione di cedere la partecipazione. «Sulla quota di Intesa Sanpaolo si è aperto un dibattito - ammette Calzolari -. La banca è entrata in Granarolo con l’operazione Yomo, valorizzando un credito. Ora stiamo discutendo ma non c’è nessuna pressione da parte loro».

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