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Grande chiusura a Berlino con «Ana, mon amour» e «Logan»

di Andrea Chimento

2' di lettura

Il Festival di Berlino volge al termine e i tanti appassionati si preparano a scoprire i vincitori durante la cerimonia di chiusura in programma questa sera: tra i favoriti, «A Fantastic Woman» di Sebastian Lelío, «The Other Side of Hope» di Aki Kaurismaki e «Colo» di Teresa Villaverde. Chissà che non possa rientrare nel palmarès anche l'ultimo film presentato ieri sera in concorso: «Ana, mon amour» di Calin Peter Netzer.

Al centro la relazione tra Toma e Ana, un ragazzo e una ragazza che si conoscono all'università, s'innamorano e si accorgono di non poter fare a meno l'uno dell'altra. Lei vive in un complicato contesto familiare, è ansiosa e soffre di gravi attacchi di panico. Lui è disposto a tutto pur di aiutarla, si stacca dai genitori per lei e la porta da diversi specialisti per farla curare. Quando, col passare degli anni, lei sembra migliorare e riuscire ad affrontare le sue paure, sarà Toma a veder crollare ogni sua certezza.

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Dopo aver vinto l'Orso d'oro nel 2013 con «Il caso Kerenes», Calin Peter Netzer torna a Berlino con questo concitato dramma sentimentale, che inizialmente mostra la prima fase della relazione tra i due protagonisti e poi va avanti e indietro nel tempo per documentare le conseguenze e i momenti più significativi della loro storia.

Seppur il soggetto sappia di già visto, il coinvolgimento è altissimo perché il regista, molto abile nel gestire al meglio i tempi di montaggio, riesce a scavare con grande spessore nella psicologia dei due ragazzi.

Incisivi i dialoghi e c'è anche spazio per una potente riflessione sulla Romania, incapace di superare i traumi del passato e frustrata nel non riuscire a realizzare le ambizioni del presente.

Grandissima prova dei due protagonisti, Mircea Postelnicu e Diana Cavallioti.
Una bella sorpresa è anche «Logan», il terzo lungometraggio interamente dedicato a Wolverine dopo «X-Men le origini – Wolverine» (2009) e «Wolverine – L'immortale» (2013).

Diretto da James Mangold, il film è ambientato in un futuro prossimo dove i mutanti sono praticamente spariti. Wolverine – conosciuto come Logan – lavora come autista e si prende cura del professor Xavier: la sua vita potrebbe cambiare quando incontra una ragazzina dotata dei suoi stessi poteri e che ha bisogno di essere protetta.

Diverso da tutti gli altri comic-movie della Marvel, più che un film sui supereroi «Logan» è un western contemporaneo, molto violento e capace di ribaltare le convenzioni dei blockbuster a cui siamo abituati (tanto da risultare una pellicola d'azione più concettuale che dinamica).

In crescita con il passare dei minuti, è un prodotto che approfondisce a dovere la natura di un personaggio di culto, che può essere sconfitto soltanto da se stesso, e che, pur di ritrovare quell'umanità che non gli è mai appartenuta fino in fondo, si prepara a combattere la battaglia più importante della sua vita.

Torneremo a parlarne molto presto: «Logan» uscirà nelle nostre sale il primo giorno di marzo.

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