Arte

Grandi restauri in mostra al Mauritshuis de L'Aja

L’esposizione visitabile fino al 9 gennaio celebra il primo quarto di secolo del laboratorio di restauro interno al museo

di Paola Testoni

3' di lettura

“Facelifts & Makeovers” in questo caso non ha niente a che vedere con la chirurgia estetica, ma si tratta di qualcosa di altrettanto minuzioso cioè il restauro e la manutenzione della quadreria del Mauritshuis de L'Aja e più nello specifico della mostra (fino al 9 gennaio) per celebrare il primo quarto di secolo del laboratorio di restauro interno al museo.

Opere di Rembrandt, Vermeer, Hals, Steen e Rubens, ma anche di artisti meno conosciuti come Cornelis de Heem en Jacob Ochtervelt sono tutte passate sotto il bisturi, pardon, il pennello dell'esperto team di restauratori che per questa mostra svela segreti e indescrivibile abilità.

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Ce lo conferma Sabina Melloni, restauratrice e co-organizzatrice della mostra, che afferma come sia necessario, per la sua professione, una conoscenza ampissima, che va dalla storia dell'arte alla chimica, oltre -aggiungiamo noi- ad una vera mano d'artista.

Conservazione, restauro e soprattutto ricerca

Ma non solo: il restauro di opere antiche porta con sè molte considerazioni sui criteri da adottare, dilemmi sulle scelte da fare e l'acquisizione di molta conoscenza sull'origine e lo stato del quadro con, talvolta, inaspettate sorprese. Nella mostra, sulla base di testi e immagini, viene spiegato in modo chiaro e interessante anche il procedimento del lavoro che parte sempre da uno studio approfondito dell'opera con analisi dello stato, stile e tecnica utilizzata.

Dal risultato si traggono importanti informazioni, indispensabili per poi procedere con il lavoro. Conoscere i materiali usati e il loro stato di conservazione permette infatti di stabilire come procedere tecnicamente ma aiuta anche a conoscere la datazione e la storia del quadro, se il pittore ha ritoccato delle parti oppure se sono state fatte delle modifiche nel corso dei secoli.

Tra i restauri dei tanti quadri presenti in mostra, forse uno dei più complessi è stato il “Ritratto di Guglielmo I, principe d'Orange” (ca 1579) di Adriaen Kay (ca 1544 – dopo 1589) in quanto il pannello ligneo di destra fu in passato irreparabilmente danneggiato, probabilmente divorato dai tarli. La spalla e l’abbigliamento di Guglielmo I necessitavano quindi di una completa, minuziosa e dettagliata ricostruzione. Per farlo le restauratrici hanno utilizzato due ritratti molto simili che Adriaen Key aveva fatto del principe producendo alla fine un perfetto make-over.

Tra le opere presenti anche il “Ritratto di giovane donna” il cui viso e una parte dell'abito furono dipinti da Peter Paulus Rubens (1577-1640) tra il 1620 e il 1630. Da studi ed esami si è arrivati alla conclusione che alcuni parti erano state aggiunte in tempi successivi. Cosa si doveva quindi considerare come originale? La decisione venne presa in base all'assunto che, in caso di dubbio, meglio non cancellare nulla.

Frans Hals

Di Frans Hals sono presenti in mostra i ritratti di Jacob Olycan e Aletta Hanemans che il pittore dipinge nel 1625, un anno dopo il loro matrimonio. Quando le restauratrici cominciarono il loro lavoro scoprirono che gli emblemi di famiglia erano stati aggiunti nel 19esimo secolo probabilmente per dare maggior lustro alla discendenza. In questo caso, si è deciso di intervenire ricoprendo queste aggiunte con una vernice (facilmente cancellabile) del colore dello sfondo per permettere di vedere oggi il quadro nella sua versione originale.

Il pubblico come decision maker

Il restauro del dipinto ‘Cortile con uomo che fuma e donna che beve (1858-60 circa) di Pieter de Hooch (1629-1684) invece è ancora “work in progress”. Per questo è stato tolto dalla sua cornice ed esposto come l’ultimo pezzo della mostra. Qui la situazione è più complessa perchè lascia spazio a diverse soluzioni. Nel quadro manca infatti la figura di un soldato in armatura che l’artista aveva originariamente dipinto (nell'altra versione esposta alla National Gallery of Art di Washington è tuttora visibile) e che venne poi cancellata successivamente. Ciò che è rimasto è il mantello del soldato sul recinto, la sua pipa sul tavolo e un minuscolo pezzo del pollice sul boccale di birra. Anche la silhouette del personaggio, un tempo nascosta sotto uno strato di pittura, è stata resa nuovamente visibile. La domanda ora è la seguente: come continuare? Dipingere la figura mancante, nasconderla completamente oppure lasciare la vaga ombra che si vede tuttora? Il Museo ha deciso di passare la soluzione del dilemma agli stessi visitatori dando loro un vero potere decisionale sull'opera. Dopo aver osservato il quadro, potranno infatti votare quale delle tre soluzioni considerino la migliore.


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