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Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense, si sa che gli avvocati sono troppi.
Quindi il calo dei laureati in giurisprudenza è una buona notizia?
Niente affatto. È vero che 240mila avvocati in Italia sono tanti e che il nostro sistema giudiziario non può reggerne il peso, ma il calo di interesse dei giovani verso gli studi di diritto e verso questa professione è comunque preoccupante.
Quali sono i fattori dietro questa perdita di interesse?
Sicuramente ha influito la riduzione dei redditi, dopo l’abolizione dei minimi tariffari. Ma anche i costi della giustizia sono ormai troppo elevati. Senza contare che il processo ormai sembra un percorso a ostacoli. La vera riforma della giustizia sarebbe l’aumento degli organici in magistratura.
Come riavvicinare i giovani? Occorre innovare gli studi di Giurisprudenza. Introdurre nuove materie quali il diritto delle tecnologie e quello ambientale, più vicine agli interessi dei giovani. E poi rendere la didattica più pratica. A breve il Consiglio nazionale forense incontrerà i direttori dei dipartimenti di Giurisprudenza per avviarci in questa direzione.
Il percorso di accesso alla professione è troppo lungo? Ora si è aggiunta anche la frequenza delle scuole forensi.
Al prossimo congresso porteremo proposte di riordino dell’accesso. Ma tirocinio e studi pratici sono necessari. L’esame di abilitazione è appena stato ridotto a una sola prova pratica che deve restare per garantire serietà.
Resta difficile per un tirocinante ottenere un compenso.
Il praticante ha diritto a essere remunerato, ma deve dimostrare di impegnarsi in studio e non deve svolgere altra attività.
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