Green bond, ecco cosa sono e come funzionano
Sono obbligazioni associate al finanziamento di progetti con ricadute in termini ambientali. Gli standard attuali sono quelli dell’Icma. Il primo green bond è stato emesso dalla Bei
di Vitaliano D'Angerio
3' di lettura
Il green bond è nient’altro che un’obbligazione, un titolo di debito associato al finanziamento di progetti che hanno ricadute in termini ambientali. In Italia la prima obbligazione verde è stata lanciata nel 2014 dalla multitutility emiliana Hera: un decennale da 500 milioni di euro. Il primo green bond del mondo è stato invece emesso sul mercato dalla Bei, la Banca europea degli investimenti, il 4 luglio 2007. A inventarlo è stato un italiano, Aldo Romani, attuale capo del funding sostenibilita della Bei.
Come funziona
Quattro le principali caratteristiche che differenziano i green bond dalle obbligazioni tradizionali: 1) selezione del progetto da finanziare o rifinanziare; 2) i proventi devono essere vincolati al progetto selezionato; il denaro deve essere depositato su conto vincolato o trasferito in un portafoglio specifico o comunque tracciato dall’emittente; 3) deve essere realizzata almeno (una volta all’anno) una rendicontazione dell’utilizzo dei proventi indicando i progetti per cui vengono utilizzati; 4) ci deve essere la second opinion, ovvero un revisore esterno deve certificare documenti e obiettivi.
Standard (Green Bond Principles)
A indicare le caratteristiche dei green bond a livello internazionale è stata Icma, l’associazione internazionale dei mercati di capitali: i Green Bond Principles sono appunto le caratteristiche individuate affinché un’obbligazione possa essere definita green (c’è anche un elenco delle potenziali tematiche ambientali da finanziare, lista però non esaustiva). È un’autoregolamentazione che si sono dati i mercati e non vi sono sanzioni. La sanzione la dà il mercato: l’emittente di un green bond deve rispettare i principi Icma negli anni successivi l’emissione; in caso contrario avrà una ricaduta in termini reputazionali che potrebbe danneggiare l’azienda .
Titoli di Stato, corporate o sovranazionali
Le prime obbligazioni verdi sono state emesse da organismi sovranazionali (Bei appunto). Poi sono arrivate le emissioni corporate in tutto il mondo. In Italia dopo Hera, tra i più importanti emittenti vi sono stati per esempio Enel, IntesaSanpaolo, Ferrovie dello Stato e Cdp.
Il primo green bond di Stato è stato emesso da un paese europeo: la Polonia nel dicembre 2016 ha lanciato un’0bbligazione verde da 750 milioni di euro. Ma è stata la Francia, un mese dopo, a entrare in modo pesante sul mercato con un Oat (il titolo di Stato transalpino) che doveva essere inizialmente di 7 miliardi di euro; la richiesta degli investitori istituzionali è stata tale che il programma di emissioni è stato esteso fino ad arrivare a 22 miliardi. Poi hanno emesso titoli di Stato green anche Irlanda, Belgio e Olanda. Ora si attendono Germania e Italia.
Rendimenti e liquidità
Da una recente elaborazione dell’ufficio Studi Sole24Ore che per Plus24, emerge l’allineamento dei rendimenti del titolo di Stato francese green con l’indice obbligazionario Barclays Euro aggregate 10-20 anni riferito a titoli di Stato tradizionali. Il confronto parte dal 21 maggio 2019 data del lancio dell’ultimo green bond di Stato europeo, quello olandese. Il rendimento dell’Oat francese (scadenza 2039) replica l’andamento dell’indice obbligazionario di titoli tradizionali. Diverso invece l’andamento dei bond di Irlanda, Olanda e Belgio.
La riforma europea
Gli esperti della Commissione europea hanno elaborato degli standard ad hoc per i green bond Ue. Fra le differenze principali con gli standard Icma c’è l’albo dei certificatori: chi fornisce la second opinion dovrà essere iscritto a un elenco che sarà gestito dall’Esma, l’authority che regolamenta i mercati finanziari europei.
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