Green bond: quanto diventerà importante per i portafogli degli investitori?
Secondo Cbi, le obbligazioni verdi hanno superato quota 1,4 trilioni di dollari. Nel 2021, gli Esg-linked bond saranno il 25% di tutte le emissioni in Europa
di Isabella Alloisio*
2' di lettura
Le emissioni cumulate di green bond a livello globale stimate da Climate Bond Initiative hanno superato 1,4 trilioni di dollari. Nonostante i green bonds rappresentino oggi una componente ancora marginale del mercato del debito, secondo Scope Ratings nel 2021 gli Esg-linked bonds costituiranno il 25% di tutte le emissioni in Europa. Spinti da politiche climatiche sempre più ambizione al fine di raggiungere i target di Parigi, governi e società private emettono green bond per migliorare nei rating Esg e soddisfare il loro fabbisogno finanziario.
Gli emittenti sono per lo più situati nei Developed Markets e nello specifico nell’Ue. Cbi sottolinea il ruolo fondamentale del mercato europeo nel sostenere la crescita del debito verde: le emissioni europee nel primo semestre 2021 hanno raggiunto la cifra di circa 120 miliardi di dollari, la metà dei quali è riferita a emissioni corporate.
La Bei è stata apripista del segmento green con la prima emissione al mondo nel 2007 del Climate Awareness Bond . Nel luglio scorso la proposta europea di regolamento sulle obbligazioni verdi (Eu Green Bonds Standard) , che rende necessario che i proventi delle emissioni siano allocati ad attività allineate alla tassonomia, ha dato un impulso al debito verde grazie alla maggior trasparenza.
Oggi la Comunità europea ha l’intenzione di raccogliere il 30% dei fondi per il NextGen EU attraverso l’emissione di green bonds. Su questa linea, il 12 ottobre scorso l’Ue ha emesso un green bond per finanziare la transizione ecologica che ha raccolto 135 miliardi, ben undici volte superiore all'offerta iniziale.
Tra i sottoscrittori del green bond Ue circa il 10% ha sede in Italia, che dimostra il suo ruolo di primo piano nel panorama del debito verde europeo. Il 3 marzo 2021 è stato emesso il primo BTp Green per 8,5 miliardi di euro con scadenza 2045 che, anche in questo caso, ha ricevuto sottoscrizioni in eccesso di circa 10 volte l’offerta. Si osserva che il 41% dei fondi raccolti ha finanziato incentivi fiscali per l’efficientamento energetico e che il lotto minimo ridotto di 1.000 ha consentito la partecipazione sul mercato secondario degli investitori retail, non frequente visti i tagli minimi delle emissioni green corporate che si aggirano attorno a quota 100.000 euro.
Visto il successo della prima emissione, il Tesoro ha annunciato il 19 ottobre una nuova offerta del BTp Green per un valore di 5 miliardi. Se consideriamo le emissioni corporate, le energy & utilities italiane sono attivissime.
Enel, che per prima ha emesso un Sdg-linked bond la cui struttura prevede uno step-up cedolare condizionato al mancato raggiungimento di target legati agli Sdgs, oggi è il principale emittente di obbligazioni Esg-linked (10,1 miliardi di euro); A2A con la più recente emissione Sdg-linked legata al target di emissioni dirette di Ghg Scope 1; e Snam protagonista nel segmento dei transition bonds.
Tale attività non sorprende visto che i benefici delle emissioni green non si limitano ad aspetti reputazionali ma coinvolgono anche l’aspetto economico-finanziario degli emittenti: riduzione del rischio emittente percepito, una maggiore liquidità del titolo e una riduzione dell’asimmetria informativa che portano ad una riduzione non solo del costo del debito, ma anche del costo medio ponderato del capitale .
*Senior Manager PwC
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