Green pass, controlli e sanzioni fino a mille euro: ecco cosa c’è da sapere
In arrivo una nuova App (VerificaC19) per i controlli, affidati ai «titolari o i gestori dei servizi e delle attività». In caso di violazione reiterata per tre volte in tre giorni diversi, «l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni».
di Andrea Gagliardi
I punti chiave
4' di lettura
Dal 6 agosto dunque si allarga l’obbligo di green pass (almeno una dose di vaccino, oppure tampone negativo fatto nelle ultime 48 ore oppure certificato di guarigione dal Covid negli ultimi sei mesi). Il certificato non servirà più solo, come avviene attualmente, per partecipare a feste di nozze o per le visite nelle case di riposo per anziani, ma anche per l'accesso a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici. E l’ingresso in bar, ristoranti, piscine, palestre e centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso.
Le multe per i trasgressori sono salate. Vanno da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia del cliente. E in caso di violazione reiterata per tre volte in tre giorni diversi, «l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni».
Il passaggio che manca sulla privacy
Ma a chi spettano i controlli? Il decreto legge 23 luglio 2021 è esplicito. Prevede che «i titolari o i gestori dei servizi e delle attività» per le quali serve il certificato siano «tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi avvenga nel rispetto delle prescrizioni». Ma serve ancora un passaggio. Un Dpcm , adottato di concerto con i Ministri della salute, per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, e dell’economia e delle finanze, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, che individui «le specifiche tecniche per trattare in modalità digitale le predette certificazioni, al fine di consentirne la verifica digitale, assicurando contestualmente la protezione dei dati personali in esse contenuti». Non si sa se arriverà entro il 6 agosto. «Nelle more» varranno i certificati cartacei.
La nuova App per i controlli
Una volta risolti i problemi di privacy, il sistema per effettuare materialmente i controlli è pronto. È in arrivo dal 6 agosto una nuova app della pubblica amministrazione. Si chiama VerificaC19. Ed è stata sviluppata dal ministero della Salute per controllare i Green Pass. Come? Chi verifica richiede la certificazione all’Interessato, il quale mostra il relativo QR Code (in formato digitale oppure cartaceo). Basta inquadrare il Qr Code sulla certificazione digitale per ottenere in risposta una spunta verde in caso affermativo o un segnale di divieto rosso nel caso in cui il pass non sia più valido, come quando un tampone è stato effettuato più di 48 ore prima del controllo.
I casi di validità del green pass
La validità delle certificazioni varia infatti in relazione “all'evento” che le ha generate. Per la vaccinazione in cui è stato completato il ciclo vaccinale la certificazione è valida 270 giorni (9 mesi) dalla data dell’ultima somministrazione. Per la vaccinazione dopo la prima dose la certificazione viene emessa anche contestualmente alla somministrazione ed è spendibile fino al tempo massimo per la dose successiva (42 giorni per Pfizer e Moderna, 84 giorni per Vaxzevria - ex Astrazeneca). Per il test molecolare o antigenico rapido il green pass è valido 48 ore dall’ora del prelievo del tampone. La certificazione per guarigione del Covid dura 180 giorni (6 mesi).
Il controllo dell’identità
Nulla di particolarmente complicato. Se non fosse che, per motivi legati alla privacy, l’app reca assieme alla conferma della validità o meno del pass solamente il nome e il cognome del soggetto in questione e la sua data di nascita. Per convalidare il controllo quindi, e assicurarsi che ci si trovi realmente di fronte alla persona che si è vaccinata, o guarita dal Covid19 o che ha fatto un tampone con esito negativo, bisogna controllargli il documento di riconoscimento.
Il ruolo dei verificatori
Ma chi sono di fatto i cosiddetti «verificatori»? Ristoratori, baristi, commessi, gestori dei cinema, titolari di palestre, piscine o centri scommesse. Vale a dire tutte le figure professionali, opportunamente delegate dai titolari di locali e licenze, che ruotano attorno alle attività. Non solo i pubblici ufficiali quindi. A chiarirlo è il dpcm del 17 giugno scorso a cui fa riferimento il decreto legge pubblicato il 23 luglio in Gazzetta che li dettaglia all’art. 13 (“Verifica delle certificazioni verdi Covid-19 emesse dalla Piattaforma nazionale-DGC”) dove si legge anche che «l’intestatario della certificazione verde Covid19 all’atto della verifica dimostra a richiesta dei verificatori la propria identità personale mediante l’esibizione di un documento di identità».
Le critiche dei ristoratori
Una gestione contro cui si è già scagliata la Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, preoccupata dal possibile «caos organizzativo». I ristoratori non ci stanno ad «essere scambiati per controllori», perché ritengono che non spetti a loro intervenire sulle verifiche dei certificati che dal 6 agosto permetteranno a chi è vaccinato di fare tutta una serie di attività, tra cui appunto entrare nei locali pubblici. E non vedono di buon occhio che ognuno di loro dovrà impiegare una persona appositamente per far scannerizzare i codice Qr dei clienti che vogliono entrare e sedersi nel loro ristorante. La proposta che viene avanzata dall’associazione di categoria è dunque quella di semplificare le procedure, prevedendo un’autocertificazione che sollevi i titolari dei locali da ogni responsabilità.
Multe e sanzioni previste
Non la pensa così il governo che prevede multe salate. «In caso di violazione può essere elevata una sanzione pecuniaria da 400 a 1000 euro sia a carico dell’esercente sia dell’utente». Qualora la violazione fosse ripetuta per tre volte in tre giorni diversi, «l’esercizio potrebbe essere chiuso da 1 a 10 giorni».
La protesta delle Regioni
Ad appoggiare il fronte di baristi e ristoratori anche alcuni governatori, a partire dal presidente del Friuli Venezia Giulia, oltre che della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga. «Non possiamo pensare di mettere sulle spalle del barista o del ristoratore l’onere di fare il bodyguard, quindi su questo lo Stato ci deve essere», dice.
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