Green pass e durata dei vaccini, che cosa sappiamo finora
Le conseguenze di un declino degli anticorpi e le implicazioni per decidere una eventuale terza dose non sono al momento chiare
di Nicola Barone
I punti chiave
- Il calo della protezione nel tempo
- I vari fattori in gioco
- Il ruolo della cellule B di memoria e T
- Riserve sull’estensione del green pass
3' di lettura
Potrebbero guadagnare ulteriori tre mesi i green pass arrivando a un anno complessivo di validità. È una ipotesi considerata «più che ragionevole» dal coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli, in mancanza di elementi che indichino una sostanziale perdita dell’effetto protettivo offerta dall'immunizzazione nei primi vaccinati. Le possibili conseguenze del declino nella quantità di anticorpi, comunque osservato in più studi, e le conseguenti implicazioni per decidere una eventuale terza dose non sono infatti chiare né univoche.
Il calo della protezione nel tempo
La doppia dose di Pfizer/BioNTech e di AstraZeneca inizierebbe il suo declino entro sei mesi dall’inoculazione, stando a una recentissima analisi ampiamente discussa nel Regno Unito. I ricercatori hanno osservato in particolare che il primo è stato efficace all’88% nel prevenire l’infezione un mese dopo la seconda dose, ma dopo 5 o 6 mesi la protezione è scesa al 74 per cento. Dunque operatori sanitari e anziani, primi di tutti a vaccinarsi, sarebbero teoricamente a maggior rischio. Per questi, secondo lo scienziato capo dello studio inglese Tim Spector, «uno scenario ragionevole nel peggiore dei casi potrebbe vedere una protezione inferiore al 50% entro l’inverno».
I vari fattori in gioco
Ma come alcuni esperti hanno sottolineato, tali risultati sono probabilmente dovuti a molteplici fattori, a partire dalle caratteristiche della ricerca in questione che prevede l’auto-segnalazione da parte dei soggetti coinvolti. E non semplicemente al fatto che la protezione offerta dalla vaccinazione si sta consumando. I vaccini Covid sono infatti un po’ meno efficaci contro la variante Delta rispetto alla variante Alpha (ex inglese). La Delta è anche più trasmissibile. Il che, unito all’allentamento delle restrizioni, comporta possibilità aumentate che qualcuno sia esposto al virus. Infine va considerato che i vaccinati all'inizio - anziani in grossa parte – avevano sulla carta sistemi immunitari più deboli, suscettibili dunque di infettarsi con maggiore facilità.
Il ruolo della cellule B di memoria e T
Anche se una quota di studi mostra un andamento degli anticorpi calante, per l’Organizzazione mondiale della sanità questo non significa la débâcle nell’efficacia del vaccino. Gli anticorpi sono una componente soltanto del sistema immunitario e un abbassamento dei valori nel tempo non sorprende, è anzi assolutamente atteso sulla base di virus simili osservati in passato. Le cellule B di memoria e le cellule T, che rimangono in giro più a lungo, sono altrettanto cruciali nel fare da malgrado risultino più difficili da misurare. E al momento non gli scienziati non sono riusciti a determinare con certezza quale livello dei diversi sistemi di difesa che interagiscono sia necessario per mettersi al riparo da infezioni e malattia grave.
Riserve sull’estensione del green pass
La gran parte degli esperti è in sintonia con il coordinatore del Cts sull’estensione del green pass ma emergono anche posizioni non completamente allineate. «Come non fermarsi al distributore quando sei già in riserva», liquida l’ipotesi il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta secondo cui «risponderebbe solo all’esigenza di coprire il “buco temporale” in attesa delle decisioni delle autorità regolatorie sulla somministrazione della terza dose». Silvio Garattini, presidente dell’Irccs Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, invita alla prudenza. «Al momento questa mi sembra che sia una proposta. Vediamo un po’ su quali basi scientifiche poggerebbe. È importante perché sennò è inutile fingere di esser protetti se non lo si è». È tranchant il virologo Andrea Crisanti. Siamo nel campo della creatività. Sono tutte decisioni senza evidenza scientifica».
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