Green pass, circolare Polizia: rischi per strade, ferrovie e fabbriche. Porto Trieste, Commissione garanzia: sciopero illegittimo
È iniziato il conto alla rovescia per l’entrata in vigore dell’obbligo di certificazione verde su tutti i luoghi di lavoro, ma non mancano criticità
di Andrea Carli
I punti chiave
- Si temono blocchi nell’ambito dei porti e dell’autotrasporto
- Dall’Electrolux ai portuali di Trieste, scattano gli scioperi
- Federlogistica: così lo Stato si piega a un ricatto
- Alcune aziende porto Genova pagheranno tamponi
- Comparto sicurezza, in 60mila senza copertura
- In alcuni reparti mobili Polizia 30% non vaccinati
- Conftrasporto,dare risposte,valutiamo fermo tir
- Coldiretti, con blocco camion a rischio 85% spesa
- In agricoltura 390mila lavoratori stranieri, molti con vaccini non riconosciuti
- Fipe, nella ristorazione non vaccinati sotto il 10%
- Il nodo della mole di tamponi da gestire
9' di lettura
A questo punto è allarme venerdì nero. Il conto alla rovescia per venerdì 15 ottobre, quando per milioni di italiani - dipendenti pubblici, privati e autonomi - entrerà in vigore l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro è iniziato. In queste ore di vigilia, tuttavia, si delineano alcune criticità.
A cominciare dallo sciopero confermato dai portuali di Trieste a partire dalla mezzanotte. L’appuntamento per tutti i lavoratori e quelli di altre categorie contrari all’introduzione del certificato verde per poter lavorare è stato dato alle ore 6 davanti al varco 4° (quello del Molo VII) del porto.
La non convalida dell’iniziativa
La Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha dichiarato illegittima l’iniziativa. L’ente statale ritiene fuori dalla legge lo sciopero di sei giorni dei sindacati Fisi e Confsafi, al quale il Clpt ha a sua volta aderito da Trieste. Intanto il prefetto di Trieste Valerio Valenti nel corso della riunione con il Comitato per la sicurezza), a quanto riporta il Piccolo ha sottolineato che «chi parteciperà al blocco del porto a oltranza indetto a partire da venerdì 15 ottobre dal Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste compie un reato, nella fattispecie il reato di interruzione di pubblico servizio». «Quella di domani è una manifestazione presentata come sciopero. Non è stata convalidata dalla Commissione di garanzia quindi è una manifestazione non autorizzata che impedisce l’accesso dei lavoratori al porto e blocca l’attività. Si configura cioè come interruzione di pubblico servizio, quindi è perseguibile». Per questo reato «non è previsto l’arresto ma una denuncia per gli organizzatori».
Circolare Ps: rischi per strade, ferrovie e fabbriche
Più in generale nelle prossime ore potrebbero verificarsi iniziative contro il green pass davanti a «ingressi aziendali» e «presso aeroporti, porti, punti di snodo stradale, autostradale e ferroviari, finalizzati a creare disagi con possibile intralcio alla regolarità dei servizi e delle attività produttive». È quanto si legge nella circolare a prefetti e questori dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza. Alle autorità sul territorio si chiede per domani e «per i giorni a venire» la «massima intensificazione»dell’azione di controllo del territorio e di «osservazione» nei confronti di soggetti o gruppi «ritenuti pericolosi per l’ordine pubblico».
Fonti Palazzo Chigi, obbligo Green pass al via da domani, nessuna proroga
In questo contesto, da Palazzo Chigi fanno sapere che la linea sul green pass, che diventerà obbligatorio nei luoghi di lavoro dal 15 ottobre, non cambia e non cambierà. Nessuno slittamento, nessun rinvio. Si esclude che, come chiesto dai portuali di Trieste, ci sia una proroga al 30 ottobre dell’obbligo di certificazione verde sui luoghi di lavoro, per prendere del tempo e convenire su nuove soluzioni. Il Governo ragiona sulla possibilità di intervenire nuovamente sul prezzo dei tamponi. Stando alle indicazioni fornite da fonti governative, una decisione in tal senso dovrebbe essere assunta già nelle prossime. Non ci sarà un azzeramento dei costi per le aziende che vogliano pagare i tamponi ai dipendenti, ma il governo valuta di introdurre ulteriori deduzioni per le imprese. Il governo esclude di garantire la gratuità azzerando i costi per le imprese, ma riflette se rafforzare gli aiuti alle aziende, che hanno già un credito d’imposta al 30%.
Si temono disservizi nel trasporto pubblico
Le prime avvisaglie di un venerdì “nero”, probabilmente le più evidenti sono state dunque le proteste di portuali e autotrasportatori. Senza contare le ricadute sul trasporto pubblico locale, ambito nel quale da Milano a Napoli si annunciano disservizi per i cittadini. Anche se Andrea Gibelli, presidente di Asstra, l'associazione nazionale che riunisce le aziende del settore, spiega che «si sta facendo tutto il possibile per organizzare i turni in modo da compensare le comunicazioni che stanno arrivando dai lavoratori» sono ore convulse e di grande preoccupazione. I prossimi giorni saranno «decisivi» per capire l'impatto dei disservizi, qualcosa che comunque «il Paese non merita perché c'è il rischio di un blocco economico».
Nell’autotrasporto una gran parte degli autisti è costituita da lavoratori stranieri, che si possono essere vaccinati con Sputnik V, il vaccino russo non riconosciuto dall’Agenzia europea del farmaco e quindi non “valido” per ottenere la certificazione verde necessaria per lavorare. Una situazione che potrebbe essere a rischio anche le consegne, con carenze sugli scaffali o anche sul fronte carburanti. Nel complesso i lavoratori non vaccinati sono 2,5 milioni (di questi oltre 2,2 lavorano nel privato). «C’è preoccupazione per il 15 perché è un passaggio delicato ma la stessa che abbiamo avuto nei mesi scorsi», ha riconosciuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.
Dall’Electrolux ai portuali di Trieste, scattano gli scioperi
Che il quadro, alla vigilia dell’introduzione dell’obbligo di green pass, presenti non poche incognite lo dimostrano le proteste e gli annunci di scioperi che si stanno registrando in queste ore. Nello stabilimento Electrolux Italia di Susegana (Treviso), ad esempio, inizierà con una giornata di otto ore di sciopero il periodo in cui per accedere ai posti di lavoro sarà necessario esibire il certificato di avvenuta vaccinazione contro il contagio da Covid-19. Lo hanno annunciato le rappresentanze sindacali interne della sede trevigiana del colosso svedese del bianco, al termine di un’assemblea.
Federlogistica: così lo Stato si piega a un ricatto
Uno scenario analogo si delinea a Trieste, dove si è accesa la protesta dei portuali. Nonostante il Viminale con una circolare abbia raccomandato all’imprese «di mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti», e precisando che gli operatori economici «potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti», il portavoce dei portuali di Trieste, Stefano Puzzer ha annunciato il blocco in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass per l’accesso al lavoro, prevista venerdì 15 ottobre. Volk ha poi chiarito che se il Governo dovesse concedere «una proroga fino al 30 ottobre» sarebbero pronti a rinunciare alla protesta di domani e a discutere «per trovare una soluzione». A Trieste, su 950 lavoratori, il 40% non ha il certificato verde.
Il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo ha messo attaccato: «lo Stato ora si piega ad un ricatto inaccettabile», sottolineando che «affrontare e trattare la vicenda dei portuali di Trieste come un problema di ordine pubblico rappresenta un errore clamoroso». II presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, ha annunciato che «se il porto di Trieste non sarà governato dall’Autorità ma da altri, allora prenderò la decisione». Allo scalo di Trieste la percentuale di lavoratori non vaccinati sarebbe vicina al 40%. «Rischiamo di fare un danno enorme, non soltanto all’economia della città ma anche a tutti quei lavoratori che con l’indotto del porto lavorano, e non solo nel porto», ha ricordato il presidente della Regione Fvg e della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga. E non sono tutti per lo sciopero. Gli spedizionieri di vari comparti della Samer hanno preso le distanze dalla sigla CLPT chiedendo di poter lavorare regolarmente come nel loro diritto.
Alcune aziende porto Genova pagheranno tamponi
Beppe Costa, presidente dell’associazione dei terminalisti genovesi di Confindustria, ha annunciato che alcuni terminalisti del porto di Genova pagheranno i tamponi ai dipendenti che non hanno il Green pass. Tra questi ci sono il terminal Psa di Prà e il Porto Petroli. Si stima che il 20% dei portuali genovesi non abbia il vaccino.
Comparto sicurezza, in 60mila senza copertura
La prima incognita in vista del 15 ottobre riguarda le forze dell’ordine e, più in generale, il comparto sicurezza. «Secondo le nostre stime, che sono approssimative - ha spiegato Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dei carabinieri Unarma - circa 15mila carabinieri non sono vaccinati. La cifra è analoga in polizia mentre aumenta molto per la penitenziaria: mi chiedo chi controllerà i detenuti? Se poi ci aggiungiamo la polizia locale, i militari che pattugliano le città, i vigili del fuoco, saranno almeno 60mila gli operatori della sicurezza senza vaccino».
In alcuni reparti mobili Polizia 30% non vaccinati
Per quanto riguarda la polizia, i dati dei sindacati relativi ai reparti mobili - quelli impegnati nei servizi di ordine pubblico e dunque in prima linea nelle manifestazioni - rivelano che la percentuale è in alcuni casi molto consistente e superiore alla media dei non immunizzati del Corpo, di poco superiore al 20%. La percentuale dei non vaccinati nel reparto mobile di Firenze è quasi del 39%, su un totale di 350 uomini mentre in quello di Torino è del 33%. A Roma, invece, la percentuale si dimezza: su 600 unità, il 17% non è immunizzato. Cifra che fa il paio con Milano, dove la percentuale è del 19%, su 550 unità totali, mentre a Genova su 350 agenti si ferma al 13%. Numeri che, probabilmente, non sono definitivi in quanto è possibile che diversi agenti si siano vaccinati autonomamente e non con l’Amministrazione. Tutto questo potrebbe avere delle ripercussioni sul piano della sicurezza, in un contesto caratterizzato da una escalation della tensione, come gli scontri nel cuore di Roma di sabato 9 ottobre hanno messo in evidenza.
Conftrasporto: dare risposte,valutiamo fermo tir
Il primo punto debole riguarda la logistica e l'autotrasporto. «Si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi»: dal ministero «non abbiamo risposte» e «se questo atteggiamento proseguirà e non uscirà un chiarimento, può succedere di tutto». Così il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè, sull’obbligo del green pass sui posti di lavoro. «Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane - ha continuato - stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo». In una lettera inviata al presidente del Consiglio Mario Draghi e al ministro delle Infrastrutture Giovannini , Uggè ha lanciato l'allarme: «Fra due giorni si rischia il caos - ha sottolineato - con un'incognita enorme nei rifornimenti e sul funzionamento regolare dei trasporti e della logistica». Il motivo è semplice: «Nell’autotrasporto il 30% degli operatori non è vaccinato. Sono in gran parte lavoratori stranieri, ma ci sono anche diversi italiani». Tra questi lavoratori, alcuni dell’Est, che si sono vaccinati con Sputnik.
La Fiap (Federazione italiana autotrasportatori professionali) ha lanciato l’allarme: il rischio è che dal 15 ottobre si concretizzi uno scenario caratterizzato da scaffali vuoti, crisi dei carburanti e blocco delle industrie. «La situazione è dunque critica - sottolineano - e rischia di avere un impatto devastante sul settore, già gravato da una allarmante carenza di autisti (si stima ne manchino circa 20/30 mila)».
Molti autisti sono sprovvisti di green pass. Non necessariamente per una scelta personale di non vaccinarsi, ma perché la vaccinazione effettuata nel Paese di origine non è riconosciuta. Che fare? Il direttore della prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza ha riconosciuto che bisogna garantire a questi lavoratori «il loro diritto a poter avere il green pass ma - ha anche aggiunto - bisogna anche garantire la comunità che ospita circa la sicurezza. Ci sono dunque due ipotesi allo studio – ha continuato Rezza –: effettuare una ulteriore dose addizionale con un vaccino a mRna in chi è vaccinato con vaccini non riconosciuti dall'Ema, e l'altra via è riconoscere tout court i cicli vaccinali fatti all'estero con questi vaccini. Si stanno valutando le due opzioni e nei prossimi giorni verrà presa una decisione in merito».
Coldiretti, con blocco camion a rischio 85% spesa
Con l'85% dei trasporti commerciali che in Italia avviene su strada, lo stop di camion e tir mette a rischio la spesa degli italiani soprattutto per i prodotti più deperibili come il latte, la frutta e la verdura che non riescono a raggiungere gli scaffali dei mercati. È l'allarme lanciato dalla Coldiretti in riferimento alla protesta degli autotrasportatori per l'entrata in vigore dell'obbligo del green pass. L‘agroalimentare è il settore più sensibile perché ai ritardi e alla perdita di opportunità commerciali si aggiungono la distruzione e il deprezzamento che subiscono i prodotti deperibili come latte, carne, frutta e verdura per i quali - sottolinea la Coldiretti -va dunque garantita la consegne. Le difficoltà dei trasporti minacciano le forniture di oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio da parte delle 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole presenti nel Paese.
Nei campi 390mila lavoratori stranieri, molti con vaccini non riconosciuti
Un altro anello debole è quello dell’agricoltura. Il settore agricolo rischia di avere problemi in vista del 15 ottobre, in quanto impiega manodopera principalmente straniera (circa 390.000 addetti, di cui il 60% sono extracomunitari: alcuni non sono vaccinati e altri hanno ricevuto vaccini non riconosciuti, come ad esempio Sputnik). «Siamo in piena fase di raccolta dei prodotti ortofrutticoli e soprattutto oramai siamo in piena campagna vendemmiale - ha ricordato il direttore generale di Confagricoltura Francesco Postorino, intervenuto a Radio24 - Circa un terzo dei 390mila potrebbero non essere utilizzabili, e questo potrebbe creare dei problemi». Senza dimenticare il nodo storico della mancanza di regolarizzazione dei lavoratori, che hanno il permesso scaduto, e sono restii a vaccinarsi, e quindi non possono ottenere il Green pass.
Fipe, nella ristorazione non vaccinati sotto il 10%
Secondo le stime dell'Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei pubblici esercizi, sono 35, massimo 40mila i lavoratori dei pubblici esercizi che ancora non si sono sottoposti a vaccinazione. Sarebbe senza green pass meno del 10% del personale impiegato in bar e ristoranti. Una percentuale quasi dimezzata rispetto alla media nazionale che si registra negli altri comparti
Il nodo della mole di tamponi da gestire
Infine, un’ulteriore incognita. Il motore della macchina che effettua tamponi, dal 15 ottobre potrebbe perdere giri, di fronte a una mole di oltre un milione di test al giorno: una missione che farmacie e laboratori potrebbero avere difficoltà a portare a compimento.
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