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Grignolino, nobile ribelle che piace ai millenials: produzione su del 7%

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di Giorgio dell'Orefice

 Con i vigneti già attivi la produzione potrebbe raddoppiare i volumi

2' di lettura

Il più bianco dei rossi o il più rosso dei bianchi. È la definizione del Grignolino, vitigno autoctono piemontese a lungo sotto considerato e che invece sta conoscendo un forte ritorno di interesse in particolare da parte delle giovani generazioni. Un aspetto in totale controtendenza col trend generale che vede in particolare i millennals preferire spumanti e vini bianchi. E invece questa inaspettata curiosità da parte dei giovani (sia consumatori che produttori) per il Grignolino è uno dei tratti caratteristici emersi dalla seconda edizione di Grignolino, il Nobile Ribelle una tre giorni di masterclass e confronti con 108 produttori organizzata a Grazzano Badoglio (Asti) dall’Ais del Piemonte e dall'Associazione produttori del Grignolino d’Asti (affiliata al Consorzio della Barbera).

«Non mi stupisce questo interesse dei giovani per il Grignolino – ha commentato il presidente dell’Associazione produttori del Grignolino d’Asti, Dante Garrone – forse perché le giovani generazioni cercano vini diversi, meno ingessati. Forse è un po’ superato il cerimoniale che vuole i vini rossi per forza molto alcolici e strutturati da accompagnare necessariamente con le carni rosse e si sta allargando lo spazio per produzioni diverse che si abbinino a pietanze differenti come i piatti vegetariani (che chissà perché sono snobbati dai produttori di vini rossi), la cucina del pane (pizze e focacce) e, servito a temperature più basse anche il pesce. Veronelli lo chiamava un vino un po’ anarchico e indipendente. Di fatto è un prodotto molto versatile e proprio questa versatilità è la caratteristica che più sta avvicinando nuove fette di consumatori».

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Il Grignolino è tra i vitigni autoctoni più antichi del Monferrato, ci sono testimonianze che risalgono infatti al 1200. È caratterizzato da un tannino pronunciato e un colore brillante anche se scarico. Attualmente prodotto soprattutto in tre aree: Grignolino d’Asti (circa un milione di bottiglie), Grignolino Piemonte (un milione) e Grignolino del Monferrato Casalese (circa 430mila bottiglie).

«Complessivamente siamo attorno ai 2,5 milioni di bottiglie – aggiunge Garrone – una produzione che è in crescita di circa il 3% l’anno e del 7% nell’ultimo biennio. Ma il potenziale con i vigneti attualmente già attivi potrebbe portare in breve tempo a raddoppiare i volumi. Ma sono ancora pochi i produttori che ci credono davvero, o comunque non quanto sarebbe necessario».

Ma in realtà, come le giornate della manifestazione in provincia di Asti hanno dimostrato qualcosa si sta muovendo anche sul fronte produttivo. «Tra masterclass e degustazioni – dice ancora Garrone – abbiamo incontrato molti giovani produttori di Barolo. Un segnale molto interessante perché testimonia come anche le cantine stiano guardando al nostro Grignolino come un prodotto col quale potenzialmente differenziare la produzione anche perché si rivolge a fette di mercato e di consumatori che di certo sono molto diversi da quelli del Barolo. Insomma, il Grignolino in passato tanto sottovalutato potrebbe rappresentare anche una nuova opportunità persino per produttori affermati».

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