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Grimaldi Group, un mix di tecnologie per avvicinarsi agli obiettivi net zero

Trattamento del gas di scarico con gli scrubber, efficienze idrodinamica degli scafi, batterie ricaricabili durante la navigazione, cold ironing e dual fuel sono elementi che, combinati tra loro, possono dare una spinta alla svolta sostenibile

di Raoul de Forcade

2' di lettura

Con la tecnologia attualmente sostenibile solo un mix di elementi, come il trattamento dei gas di scarico con gli scrubber, l’efficienza idrodinamica degli scafi, l’azzeramento di emissioni all’ormeggio (con l’utilizzo di batterie, ricaricabili durante la navigazione, e il cold ironing), motorizzazioni a basso consumo e dual fuel nonché Gnl e nuovi carburanti, potrà permettere agli armatori di avere navi che consentano di avvicinarsi agli obiettivi net zero richiesti dall’Imo e dall’Ue. Ne è convinto Emanuele Grimaldi, al vertice di Grimaldi group, uno dei colossi mondiali dello short sea shipping. La compagnia ha 24 nuove navi in consegna entro il 2027, tutte progettate puntando sulla sostenibilità.

La questione della sostenibilità, peraltro, sta interessando a livello globale il mondo armatoriale. Uno studio di Srm (il centro studi che fa capo a Intesa Sanpaolo) e Assoporti ha recentemente riportato che, per quanto riguarda il trasporto container, nei primi due mesi del 2023 il 62% degli ordini di nuove unità prevede la possibilità di avere motori in grado di utilizzare sia carburante tradizionale, sia metanolo. Le compagnie crocieristiche, da parte loro, stanno puntando sull’utilizzo di motori dual fuel con Gnl (gas naturale liquefatto), alcune delle quali sono già in navigazione (Carnival ne ha nove) e altre in ordine, ma stanno studiando anche la possibilità di utilizzare navi con propulsione a idrogeno (Msc Crociere ne ha ordinate due a Fincantieri).

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Grimaldi, da parte sua, tra le 24 unità commissionate, ha in cantiere 15 car carrier che hanno ricevuto la notazione di classe Ammonia ready dal Rina (in qualità di Registro italiano navale), la quale certifica che potranno essere convertite, in una fase successiva, all’utilizzo dell’ammoniaca come combustibile. Queste unità saranno dotate di mega batterie al litio, pannelli solari e predisposizione per il cold ironing, nonché di ottimizzazione della propulsione, di un design particolare dello scafo e del sistema air lubrication a bolle d’aria, accorgimenti ideati per fare meno resistenza sull’acqua. Nel complesso, le nuove navi potranno abbattere del 50%, assicura Grimaldi, il consumo di carburante rispetto alla generazione precedente di car carrier. Anche le altre nove unità in ordine, peraltro, sono dotate tecnologie per abbattere al massimo le emissioni.

«Tutta questa tecnologia, messa insieme - afferma l’armatore - permette una forte riduzione delle emissioni. E con motori più piccoli e meno inquinanti riusciamo già a trasportare più del doppio delle auto a bordo. Le navi car carrier da 9mila ceu (car equivalent unit), poi, in futuro potranno navigare ad ammoniaca e allora saremo a zero emissioni. Ma nel frattempo l’obiettivo dell’Accordo di Parigi, di neutralità nel 2050, è già raggiunto con queste navi». Come presidente dell’Ics (associazione mondiale degli armatori), Grimaldi ricorda la proposta, denominata fund & reward, rivolta dall’associazione all’Imo per sostenere la sostenibilità e la ricerca green. «Proponiamo - spiega - il versamento di 50 dollari per tonnellata da parte di tutti gli armatori del mondo che consumano. Il che fa 10 miliardi di dollari. Questi, per la metà, andranno dal fondo verso un reward ai Paesi in via di sviluppo e per la produzione di carburanti puliti. Gli altri cinque miliardi serviranno a coprire l’80% dell’extracosto dei carburanti puliti utilizzati dagli armatori».

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