Grivel scala il mercato puntando sui social e sul re degli Ottomila
Fatturato a 8,5 milioni
di Carlo Andrea Finotto
3' di lettura
Grivel sale in vetta. Nel senso che i conti del 2022 messi in colonna dal gruppo valdostano si avviano a essere i migliori della sua lunga storia. «Il fatturato complessivo sarà di 8,5 milioni di euro, con una quota di export nell’ordine del 90%» conferma l’amministratore delegato Oliviero Gobbi.
Grivel ha alle spalle oltre duecento anni di storia – è stata fondata nel 1818, ai piedi del Monte Bianco, ed è sempre stata guidata da componenti della stessa famiglia – vanta l’invenzione dei ramponi e da sempre è specializzata in attrezzature da montagna, principalmente, come ricorda Gobbi, rivolte a un pubblico molto esigente, molto spesso di veri professionisti dell’arrampicata o dell’alpinismo. Sicuramente, come aveva efficacemente sintetizzato Oliviero Gobbi in un precedente articolo del Sole 24 Ore, Grivel guarda molto ai cosiddetti “nerd della montagna”.
Storia bicentenaria, produzione di fascia alta e settore di riferimento – gli sport all’aria aperta – sono come una tripla dose di vaccino anche nei confronti degli effetti della recente pandemia.
«In effetti – conferma il manager – riguardando ai periodi recenti, possiamo dire che il covid ha anche aiutato il nostro settore, visto che ci rivolgiamo ad attività all’aria aperta. È un aspetto che, ovviamente, non vale solo per noi, ma anche per molte altre aziende. Noi siamo una piccola realtà di nicchia».
In effetti, però, una trasformazione c’è stata, anche nell’universo Grivel: «È vero – dice Gobbi – Abbiamo accelerato l’introduzione di un approccio più diretto al marketing, aprendo il canale e-commerce già a partire dal 2020. In parallelo abbiamo tagliato il budget destinato a soggetti esterni per dirottare le risorse nella creazione di contenuti nostri, per il sito e per i canali social». L’azienda è presente su Facebook, Instagram, Youtube, Linkedin. La politica di egagement sta funzionando «e sta dando i riscontri che speravamo» afferma l’amministratore delegato. «Nel corso del 2022 – prosegue – il nostro team ha pubblicato una ventina di video: un impegno piuttosto importante, che portiamo avanti con regolarità e frequenza. A darci l’ispirazione è il modello Redbull». Grivel ha dato via a una struttura ad hoc, con due risorse interne più collaborazioni esterne per interviste, riprese e progetti specifici.
La base dei clienti dell’azienda valdostana si è allargata grazie anche a questa serie di iniziative, «poi, in parte, il covid ha favorito il fatto che una componente di persone abbia allargato le proprie passioni ed esperienze, ampliando le attività all’aria aperta e dedicandosi maggiormente allo sci o all’arrampicata».
L’e-commerce oggi «vale intorno 4-5% del fatturato – spiega Oliviero Gobbi – ma il nostro obiettivo è raggiungere il 10-15%. Non pensiamo e non abbiamo intenzione di cannibalizzare il canale di vendita tradizionale».
Social e base allargata va bene, ma Grivel continua a guardare al pubblico di esigente e professionale e, come sottolinea Gobbi, non ha intenzione di lasciare la storica specializzazione in prodotti di fascia alta. Del resto, il riconoscimento è reciproco. Basti citare il nome di Nimsdai “Nims” Purja, l’alpinista nepalese diventato famoso a livello globale per aver scalato tutti i 14 “8mila” in poco più di sei mesi. Nimsdai Purja utilizzava già alcune attrezzature dell’azienda valdostana, ma ora è stato formalizzato un vero e proprio rapporto di collaborazione.
Restando in ambito marketing, Grivel ha anche dato vita a una linea di prodotti per Moncler: «Nel nostro piccolo e nel nostro mondo – dice Gobbi – credo che anche noi rappresentiamo il lusso, come Moncler nel suo ambito». La collaborazione ha portato alla realizzazione di moschettone, rinvio, ramponcino e bastoncino cobrandizzati.
Sul fronte della sostenibilità prosegue un percorso avviato da tempo. A fianco a interventi “pesanti” come l’installazione dell’impianto fotovoltaico da 516 kW - in grado di rendere lo stabilimento autosufficiente – o la sostituzione dell’intero impianto di riscaldamento, l’azienda ha introdotto numerose altre innovazioni, come l’impiego di imballaggi in carta prodotta al 50% dall’erba che cresce intorno allo stabilimento dell’azienda tedesca Storopack, o nastro adesivo anch’esso in carta riciclata.
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