Gucci punta sull’alta gioielleria (sostenibile)
Solo oro certificato e diamanti con la garanzia Kimberley Process
di Marta Casadei
2' di lettura
Il 2019 è stato l’anno dell’alta gioielleria, con il debutto della collezione Hortus Deliciarum a Parigi. Un debutto importante che ha segnato l’espansione, ancora una volta, di quell’universo di valori e codici cari al direttore creativo Alessandro Michele che rappresentano le fondamenta del mondo Gucci.
Un mondo di successo, come testimoniano i dati: nell’ultima relazione finanziaria presentata da Kering, relativa al terzo trimestre del 2019, viene sottolineato proprio il «successo durevole delle collezioni della maison» che nei primi nove mesi dell’anno ha registrato ricavi per poco meno di 7 miliardi di euro, in salita del 17,5% a cambi correnti (e del 14,3% a cambi costanti).
L’alta gioielleria rappresenta, dunque, un ulteriore terreno di sperimentazione per la creatività di Alessandro Michele che, nella collezione del debutto, ha inserito circa 200 gioielli, molti dei quali pezzi unici, che popolano un immaginario giardino e sono ispirati a filoni tematici diversi tra loro: l’amore eterno - da quello romantico, ben rappresentato da Cupido, a quello devozionale che si ritrova nei crocifissi -; il mondo animale, molto amato da Michele e già fonte d’ispirazione per la sua produzione creativa. Un capitolo a parte spetta ai solitari, con le pietre protagoniste non solo per la loro bellezza estetica, ma anche per le loro proprietà spirituali.
Il debutto dell’alta gioelleria di Gucci è avvenuto in concomitanza con l’apertura della prima boutique dedicata: si trova al 16 di Place Vendôme, la piazza-vetrina dei principali player della gioielleria internazionale. La boutique, per ora un unicum, va oltre il concept “tradizionale” dei monomarca Gucci ed è pensata proprio come cornice ideale per la collezione Hortus Deliciarum.
La presenza di Gucci nel segmento gioielleria, però,non è una novità: la maison era già presente sul mercato con collezioni di fine jewellery che oggi vengono vendute in tutto il mondo anche attraverso il canale online. Tra le ultime collezioni, presentate a Basilea la scorsa primavera, ci sono: GGRunning, Flora e Lion heads. Nel primo caso, il logo, che trae ispirazione da un disegno anni Settanta, ha un ruolo chiave: la doppia G è declinata in anelli oppure orecchini a cerchio, in oro giallo oppure in oro bianco tempestato di diamanti. La collezione Flora, invece, è stata ampliata con una serie di nuovi pezzi in oro bianco 18 carati e diamanti. Che riprendono, ovviamente, il motivo floreale.
In linea con gli impegni del gruppo Kering - il presidente François-Henri Pinault è stato incaricato dal presidente francese Emmanuel Macron di riunire le aziende della moda internazionale nel Fashion pact per l’ambiente - la sostenibilità è tra le priorità di Gucci anche quando si parla di gioielleria. Da novembre 2015, per la realizzazione delle proprie collezioni l’azienda acquista solo oro certificato con lo schema del Responsible Jewellery Council Chain of Custody, che consente di identificare la provenienza e garantire un approvvigionamento responsabile. L’obiettivo è quello di tracciare tutti i materiali presenti nella catena di fornitura. Compresi i diamanti: pietre che, quando si parla di responsabilità ambientale e soprattutto sociale, sono da sempre molto controverse. Tutti i diamanti acquistati da Gucci provengono da fonti legali certificate dal Kimberley Process, un programma la cui missione è impedire l'ingresso nel mercato dei cosiddetti diamanti “insanguinati”.
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