Donne e lavoro

Guerra: «Occupazione femminile ancora fragile e penalizzata»

Il tracollo del lavoro delle donne nel 2020 è stato determinato dalla debolezza delle relazioni contrattuali, di cui molte a termine, e dalla segmentazione orizzontale del mercato del lavoro

di N.Co.

Una donna lavora in smart working al pc (Ansa/Matteo Corner)

1' di lettura

«Il tracollo dell’occupazione femminile nel corso del 2020 non è stata frutto di fattori contingenti: è stato determinato dalla debolezza delle relazioni contrattuali, di cui molte a termine, che caratterizzano il lavoro femminile e dalla segmentazione orizzontale del mercato del lavoro». La sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, a margine dell’audizione al Senato sul Bilancio di genere 2021 relativo all’esercizio finanziario 2020, racconta così una radiografia sui divari tra uomini e donne elaborata dalla Ragioneria generale dello Stato attraverso 128 indicatori socio-economici.

Nel 2021 aumenta l’occupazione maschile

Tutti i dati ci raccontano che nel 2021 la ripresa che si è registrata è segnata dagli stessi fattori di debolezza - ha spiegato la sottosegrataria Guerra - con l’aumento dell'occupazione maschile, tornata sul sentiero di crescita del 2018-19, mentre rimangono ancora ampi i margini di recupero per quella femminile».

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Persiste una minore domanda di lavoro permanente

«Le lavoratrici continuano a essere penalizzate da una minore domanda di lavoro permanente: stiamo insomma assistendo a una conferma se non a un peggioramento della già scarsa qualità del lavoro femminile che sconta il ricorso massiccio al part-time e al lavoro intermittente». In definitiva, ha sottolineato la sottosegretaria Guerra «la già poca occupazione è di scarsa qualità, spesso frammentata e povera».


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