Guerra fra titani - I 12 titoli della Mostra che fanno invidia a Cannes
«Si poteva non fare la Mostra? Si. Si doveva evitare di farla? Forse Sì. Per noi, la risposta giusta è: non si poteva non farla», con questo tweet nei giorni scorsi Alberto Barbera ha lanciato il suo disclaimer, provando anche a chiudere qualche polemica. Intanto scorriamo i “bellissimi” da non perdere (sulla carta)
di Federica Polidoro
5' di lettura
Con un Tweet lapidario fissato in bacheca Alberto Barbera ha diffuso nei giorni scorsi il suo disclaimer: «Si poteva non fare la Mostra? Si. Si doveva evitare di farla? Forse Sì. Per noi, la risposta giusta è: non si poteva non farla». Intanto Thierry Fremaux, Delegato Generale del Festival di Cannes e principale competitor di Venezia, a un giorno dall'inizio della kermesse lancia simbolicamente dal palco del Cinema Ritrovato di Bologna il primo film di quello che sarebbe stato il “suo” Festival: Last Words di Jonathan Nossiter, unico italiano selezionato.
A Fremaux sarebbe piaciuto vedere i film della sua line-up con il label “Cannes” in altri appuntamenti dell'agenda cinematografica internazionale. Invece quasi tutti i festival hanno rifiutato la proposta, primo fra tutti Venezia con tutte le sezioni collaterali, col risultato che i film sotto quell'etichetta si sono autodistrutti. Barbera, dal canto suo, è riuscito a consorziarsi con i Festival di Toronto, Telluride e New York per sostenere il cinema durante questa crisi epocale e fare da cassa di risonanza ai pochi film rimasti in circolazione. Allora mentre Fremaux ha già iniziato il conto alla rovescia per la sua rivincita 2021 con una sfilza di titoli titanici congelati dall'edizione saltata, ecco quali sono, secondo noi, i 12 titoli bellissimi (sulla carta) di Venezia 77.
1.
Scoppiettante, scorretto, divertente, il primo film del cinquantacinquenne nipote di Roberto, Alessandro Rossellini, è quanto di meno agiografico mai prodotto su un gigante della storia del cinema. Meschinità e aberrazioni del regista emergono dai racconti dei familiari sparsi ai quattro angoli del pianeta. Dispotico, faunesco e castrante nei confronti di tutto il suo entourage, anche a 40 anni dalla morte, Roberto sembra regolare le dinamiche esistenziali dei suoi altrettanto strampalati successori. Un film sulla gioia di vivere.
2.
In una line-up tanto politica da confondersi col Festival di Berlino, questo titolo esce fuori dal coro e racconta di quanto, per chi persegue l'arte, il massimo può non essere comunque abbastanza. Un film intrigante e frustrante che mette a confronto la tradizione musicale dell'India settentrionale coi contest musicali dei reality contemporanei e questiona sull'utilità della conservazione del patrimonio culturale, quando nessuno è più interessato alle sue pratiche. Molto attuale.
3.
Il film di Mona Fastvold, una personalità emergente su cui puntare, è il grande evento di questa edizione. La pellicola con Vanessa Kirby, Katherine Waterson e Casey Affleck è un ritratto dell'alienazione dei coloni americani alla metà del 19° secolo. La critica lo adorerà.
4.
Chi l'ha visto assicura che è una delle pellicole più toccanti della Mostra. Selezionato in Orizzonti, sezione in cui il regista aveva vinto nel 2013 il premio alla regia con Still Life, potrebbe aggiudicarsi uno dei Leoni più importanti. Nowhere Special è la storia di un papà single a cui restano pochi mesi di vita e che farà di tutto per trovare la giusta famiglia al figlio. Piccola nota biografica a margine: Uberto Pasolini è nato a Roma, ma residente a Londra ed è nipote di Luchino Visconti, imparentato con Pier Paolo Pasolini e cugino di Carlo ed Edoardo Ponti. Se è questione di sangue…
5.
Guadagnino in questo festival, castrato dalle restrizioni Covid, ha il grande compito di portare un po' di eco glamour. Il regista ha da sempre un debole per la moda e si presta volentieri al mondo della pubblicità. All'attivo ha collaborazioni con Tod's, Fendi, Zegna e Valentino, con cui a Cannes aveva presentato un corto insieme col direttore creativo Pier Paolo Piccioli e l'attrice Julianne Moore. In questo caso si tratta di un vero e proprio documentario che segue Walking Stories del 2013. Come resistere?
6.
Questo è il film più controverso dell'edizione 2020. Racconta il nazismo dal punto di vista dei nazisti. È provocatorio e paradossale. È stato girato da Duke Holland in dieci lunghissimi anni in cui ha raccolto più di 300 interviste. Sua madre fu l'unica reduce della famiglia dai campi di concentramento, dunque la sua operazione è più complessa e profonda dell'apparenza. Vale la pena sovvertire i punti di vista per comprendere i fenomeni storici e spiegarli? Ecco un approccio alternativo alla “politica del consenso” che negli ultimi mesi ha portato alle dimissioni di alcuni capiredattori (vedi Bari Weiss del New York Times ) e autori di orientamento eterogeneo a pubblicare un manifesto contro l'omologazione. Final Account è un esperimento da osservare con estrema attenzione. Purtroppo il regista non saprà mai che reazioni ha scatenato…
7.
Il documentario nasce da una lunga intervista di Giorgio Verdelli che ha aggiunto prima materiale del repertorio personale di Paolo Conte e poi numerosi interventi di grandi artisti italiani ed europei tra cui Roberto Benigni, Pupi Avati, Isabella Rossellini, Lorenzo Jovanotti, Jane Birkin, Patrice Leconte, Vinicio Capossela e Renzo Arbore. Con la voce narrante di Luca Zingaretti emerge un ritratto umano che supera il mito. Irresistibile.
8.
Il musicista brasiliano racconta dopo 52 anni un evento tenuto nascosto dalla censura: la sua prigionia con Gilberto Gil durante la dittatura militare. Il documentario fuori concorso ha già attirato l'attenzione dei media internazionali e sarà una doppia goduria per chi è cinefilo e anche fan della sua musica.
9.
Un rifugiato siriano vorrebbe entrare in Europa, ma non riesce a ottenere il visto. La sorte gli arride, quando un noto artista americano gli tatua sulla schiena un visto Schengen. Una riflessione originale sulle politiche europee, sulle dinamiche del mondo dell'arte e sull'ingegno umano.
10.
Dopo un evento traumatico la società si aspetta delle reazioni codificate. Maya invece non soffre… Con Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burtyn e Molly Parker questo film è uno dei più attesi in laguna, anche perché tra i produttori esecutivi è entrato Martin Scorsese, che ha così commentato: «È una fortuna vedere un film che ti coglie di sorpresa. È un privilegio aiutarlo a trovare il vasto pubblico che merita. Pieces of a Woman per me è stata un'esperienza profonda e commovente. Ne sono stato emotivamente coinvolto fin dalla prima scena». Se lo dice lui.
11.
Gia, la regista, è l'ultima della dinastia Coppola. Classe 1987 ha esordito proprio a Venezia nel 2013 e adesso è tornata per vincere. Il tema di Mainstream è molto contemporaneo: un triangolo amoroso sul web e problemi di identità. Nel cast anche Jason Schwartzman (Big Eyes, Grand Budapest Hotel) ed Andrew Garfield (Silence, La battaglia di Hacksaw Ridge): gli adolescenti ne andranno matti.
12.
Ambientato nella giungla maya nel 1920 porta sullo schermo il mito di Xtabay. Una bella donna beliziana altera gli equilibri tra un gruppo di raccoglitori di caucciù. La messicana Yulene Alaizola, alla sua settima regia, usa la favola per criticare l'attualità. Un film femminista non sacrificato alla retorica.
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