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Gustav Klimt al Van Gogh Museum di Amsterdam

La mostra evidenzia le similitudini e vicendevoli influenze con Van Gogh, Rodin e Matisse

di Paola Testoni

Gustav Klimt, Water Serpents II, 1904, reworked 1906-07, Oil on canvas, 80 x 145 cm, Private collection, Courtesy of HomeArt

4' di lettura

Con due anni di ritardo a causa della pandemia, arriva finalmente al Van Gogh Museum di Amsterdam la retrospettiva dell’opera di Klimt con opere iconiche dell'artista (tra cui le opere “Giuditta”, “Emilie Flöge” e “Bisce d'acqua II”) e dei suoi contemporanei perché il focus di “Golden Boy Gustav Klimt” è soprattutto evidenziare similitudine e vicendevoli influenze con Van Gogh, Rodin e Matisse.

Negli anni ’80 dell’Ottocento, Gustav Klimt (1862-1918) faceva parte di un trio di giovani artisti, insieme al fratello Ernst e all’amico artista Franz Matsch, che riceveva commissioni molto importanti come per esempio la decorazione del Burgtheater e la scalinata del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Ma i tempi stavano cambiando e una nuova generazione di artisti si stava facendo largo sfidando lo stile artistico dell'epoca portando un vento innovativo nel campo artistico e intellettuale.

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Affascinato da queste idee innovative, nel 1887, anche Klimt aderì a questo gruppo con il quale fondò poi il Movimento della Secessione che sconvolgendo le convenzioni viennesi, portò gli echi dell’arte internazionale. Klimt iniziò con entusiasmo a lavorare con un nuovo stile e presto si trasformò nell'irriverente enfant terrible del mondo artistico viennese.Da artista di formazione accademica si trasformò in un rivoluzionario, sconvolgendo con le sue opere controverse e licenziose, la sonnolenta scena artistica viennese.

Ma quale fu in questo radicale passaggio l'influenza dei suoi contemporanei? E dove attinse poi l'ispirazione per quello stile seducente che parve subito ai più qualcosa di già insito nell'artista e particolarmente rodato? A questa domanda vuole rispondere l'imponente mostra “Golden Boy Gustav Klimt. Ispirato da Van Gogh, Rodin, Matisse...” presso il Van Gogh Museum di Amsterdam, fino all'8 gennaio 2023, in collaborazione con Museo del Belvedere di Vienna.

La mostra

La mostra descrive molto bene l'evoluzione artistica di Klimt e contemporaneamente ripercorre anche la vita dell'artista grazie alle tante foto esposte. Si inizia dal ritratto che Klimt eseguì del compositore e pianista Josef Pembaur, un lavoro, ancora tradizionale che segue lo stile dettagliato e storicista di Alma Tadema con evidenti richiami all’architettura e alla musica classiche incisi sulla cornice, anche questa disegnata da Klimt, come volevano i dettami degli stili convenzionali da tempo in voga a Vienna. Ma presto il Klimt rivoluzionario e sensuale si fa largo e le decorazioni del soffitto dell'università di Vienna a cui aveva lavorato, vengono immediatamente rimosse a causa di un eccesso di nudità presente in tutta la serie.

Gustav Klimt in mostra ad Amsterdam

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E se l'establishment artistico e cittadino gli rema contro per l’avanguardia viennese che osava sognare oltre i confini, Klimt invece diventa colui che mantiene le promesse e soddisfa le tante aspettative. E così nel 1902 sarà sua la commissione del Fregio dedicato alla nona sinfonia di Beethoven nell’edificio della Secessione, opera che rappresenta anche il preludio al cosiddetto “periodo d’oro”, per l'uso massiccio che Klimt comincia a fare, nelle sue opere, della foglia dorata. E' di questi anni l'onirico dipinto “Bisce d'acqua II” (1904), esposto nuovamente al pubblico per la prima volta dopo 60 anni e uno dei punti salienti dell'intera mostra insieme al rivoluzionario ritratto di “Giuditta” (1901), la prima opera in cui Klimt incorporò espressamente l’oro. L’ispirazione per questo ultimo dipinto è l’omonima eroina biblica, che liberò il suo popolo decapitando Oloferne. Ma la figura della coraggiosa vedova che, spinta da fede salva il suo popolo, diventa, sotto le pennellate di Klimt, una donna sensuale protagonista della contemporanea società viennese. In fondo un rifiuto alle convenzioni tradizionali della Vienna dell'estblishment per dirottare verso i buoni committenti della borghesia ebraica e allinearsi con la rivoluzione artistica alimentata anche dalla psicoanalisi fondata e propagandata dal suo contemporaneo Sigmund Freud.

Influenze

Il campo delle influenze artistiche tra contemporanei è spesso terreno minato e quindi va percorso con prudenza. Spesso quando un'opera è anteriore ad un'altra non significa necessariamente che la prima sia la fonte ispiratrice della seconda e quindi, in mancanza di prove certe, anche i curatori si sono limitati ad accostare le tele di Klimt e di suoi contemporanei suggerendo affinità ma lasciando fondamentalmente allo spettatore il compito di scoprirle. Per farlo l'esposizione ha utilizzato una sistemazione a coppie, dove le opere di Klimt vengono esposte accanto alla loro, presunta o possibile, fonte ispiratrice: dopo il già citato disegno preparatorio per l'affresco del dio Dioniso accostato ad alcune scene classicistiche di Lourens Alma Tadema, troviamo il ritratto di Hermine Gallia (1903-1904) avvicinato a James McNeill Whistler, la sinuosità delle “Biscie d'acqua II” accanto a Jan Toorop e la pastosità del “Viale del Parco del Castello di Kammer” (1912) affiancato al “Frutteto Rosa” (1888) di Vincent van Gogh. E via via ritratti femminili accostati alle donne parigine di Toulouse-Lautrec, e opere con richiami all'impressionismo, al fauvisme e pure a Matisse. E così in un crescendo di oro e colori vivaci arriviamo alle opere di fama mondiale come i ritratti di Eugenia Primavesi (1913) e Adele Bloch-Bauer (1912): grandi tele estremamente espressive a tinte sgargianti su sfondi carichi di elaborati motivi decorativi a volte anche naturalistici. Quando, nel 1918, Klimt morirà, sul suo cavalletto si troverà appesa l'opera “La sposa” (1918), imponente dipinto che chiude la mostra e che grazie alla sua incompiutezza rende visibile allo spettatore l'interessante processo di composizione del quadro e la sua scelta della palette cromatica da parte del pittore. Leggermente sfuocata in secondo piano fa capolino anche la seconda protagonista della mostra: la città di Vienna. Seguire l'opera di Gustav Klimt significa infatti anche ripercorrere lo scenario artistico viennese, la sua crescita a metropoli europea, popolata da un vero crogiuolo di popoli e culture diverse e la sua conseguente trasformazione in capitale artistica di avanguardie e fermenti stilistici. E forse è proprio questa città, con le sue apparenti contraddizioni e il suo bilanciarsi tra tradizione e innovazione, la vera musa inspiratrice di Gustav Klimt, suo figlio prediletto.

“Golden Boy Gustav Klimt. Ispirato da Van Gogh, Rodin, Matisse...”, Van Gogh Museum, Amsterdam, fino all'8 gennaio 2023


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