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GVS da oggi a Piazza Affari: faro dei fondi sulla matricola

Una domanda istituzionale dell’ordine di 3,4 miliardi per una società che lo scorso anno ha fatturato meno di 230 milioni

di Antonella Olivieri

3' di lettura

Un debutto preparato un intero anno ha prodotto una domanda istituzionale dell’ordine di 3,4 miliardi per una società che lo scorso anno ha fatturato meno di 230 milioni. La bolognese GVS arriva in Piazza Affari oggi, accompagnata da Mediobanca e Goldman Sachs, col viatico di un collocamento iniziale finito in forte riparto a fronte di una domanda che è stata pari a sei volte l’offerta. E non certo per l’appeal speculativo.

L’assetto proprietario

GVS, che produce filtri hi tech, è cresciuta in media ogni anno al ritmo dell’11%, del 15% tenuto conto anche delle acquisizioni (14 nell’ultimo decennio). La famiglia Scagliarini, che la controlla, la porta in Borsa mantenendo il 60% del capitale e il 75% dei diritti di voto (voto maggiorato già efficace per i vecchi azionisti, gli altri dovranno aspettare 24 mesi).

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I numeri

Blindata, quindi, ma ancora in crescita. La società chiuderà il 2020 con un balzo dei ricavi a 320 milioni e 98 di Ebitda rispetto ai 62 milioni dell’anno scorso. Il margine Ebitda, che già nel 2019 era del 27%, quest’anno salirà al 31%. Il Covid ha spinto i ricavi, rimescolando il mix dei prodotti. L’anno scorso, infatti, GVS ha realizzato più della metà del suo fatturato col settore medicale (healthcare & life sciences), il 39% nell’area energy & mobility (sistemi di filtraggio per l’automotive)e qualcosa più del 10% nell’area health & safety (filtri di sicurezza per applicazioni industriali).

Quest’anno la quota della sanità dovrebbe rimanere intorno al 50%, mentre l’area dei dispositivi per la sicurezza è avviata verso il 30% del fatturato, triplicando di peso. Il prossimo anno - quando è prevista un’ulteriore crescita dei ricavi dell’ordine del 4-5%, con un’Ebitda stabile appena sotto i cento milioni - i due rami di attività secondari dovrebbero equivalersi con un peso, ciascuno, del 25%.

GVS, insomma, non è un fenomeno da “bolla” delle mascherine - quelle che abbiamo dovuto abituarci a usare - perchè quest’anno ne produrrà “solo” 7 milioni di pezzi, ma per uso professionale-ospedaliero. Il Covid non ha fermato gli stabilimenti, che hanno avuto uno stop di soli tre giorni in Cina, e il fattore Italia ha inciso poco perchè il gruppo ha vendite estere per oltre il 90% del totale.

Gli investitori esteri

Insomma, una media azienda, sana, dinamica e, a detta di chi la conosce, con un management di qualità, che è piaciuta ai palati fini degli investitori esteri. Capital research ha prenotato ”a fermo” una quota del 3,26% della società post-offerta, disposto anche a pagare il prezzo massimo, fungendo così da “cornerstone investor” (è la prima volta per un’Ipo di Piazza Affari), ma anche il book è risultato di altissima qualità, con nomi del calibro di Threadneedle, Fidelity management research e Invesco.

L’offerta è stata alimentata quasi interamente da azioni messe in vendita dai soci storici: su 70 milioni di titoli complessivi solo 10 milioni sono di nuova emissione, con un introito di 81,5 milioni per le casse della società. A 8,15 euro per azione - prezzo, vicino al massimo del range indicativo di 7-8,3 euro per azione, fissato in collocamento dagli investitori istituzionali - GVS approda in Borsa con una capitalizzazione iniziale di 1,4 miliardi e un multiplo Ev/Ebitda (2020 e 2021) pari a 14,8 volte, che non è affatto disprezzabile, anche se nel complesso inferiore alla media del panel dei comparabili che comprende titoli industriali, del settore life sciences e italiani (Carel, Interpump e Ima, simili per caratteristiche).

La matricola bolognese è stata collocata per il 43% presso investitori Uk, per il 36% Us, per il 14% europei e solo per il 5% italiani, che l’hanno giudicata un po’ cara o comunque ben prezzata. Oggi la prova del 9 al debutto in listino, ma l’occasione è unica perchè nella stagione estiva non risultano altre Ipo in lavorazione a Piazza Affari.

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