Hera, il business regolato è lo scudo anti inflazione. Focus sui servizi al cliente
Tassi d’interesse. Il previsto rialzo della remunerazione degli investimenti contribuisce a sostenere la redditività. Il rischio della frenata dell’economia
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Da un lato proseguire sugli investimenti nel business regolato che è scudo contro inflazione e rialzo dei tassi. Dall’altro spingere gli investimenti nella filiera dei rifiuti. Il tutto con un occhio di riguardo ai servizi a valore aggiunto. Sono tra le priorità di Hera a sostegno dell’attività.
Il mondo regolato
Già, l’attività. Riguardo ad essa la multi utility, di cui la Lettera al risparmiatore ha incontrato i vertici, rimarca l’impegno sulle reti, e più in generale, il business regolato. Si tratta di un focus presente nello stesso business plan 2022-2026. Tra le molteplici tabelle del piano d’impresa viene sottolineato che il 60% degli investimenti capitalizzati (4,1 miliardi) è riconducibile al “regulated business”. L’impegno è rilevante in quanto questo settore (in larga parte le infrasrutture di rete) ha forte visibilità sulla redditività ed è contraddistinto da una superiore stabilità. Soprattutto, in un periodo come l’attuale caratterizzato da inflazione e forti rialzi dei tassi. Perchè? La ragione sta nel fatto che gli esborsi sul network, cumulati negli anni e al netto degli ammortamenti, costituiscono in linea di massima il Capitale investito netto regolatorio (Regulated asset based o Rab). Ebbene: la Rab aumenta di valore anche in funzione dell’inflazione. Non solo. La “Regulated asset base” viene moltiplicata per il costo medio del capitale (cosiddetto Waac) - individuato da una formula stabilita dall’Authority - per definire la remunerazione degli stessi investimenti. Un ritorno sugli impieghi che, poi, il cliente paga in bolletta. Questa somma, a ben vedere, varia in funzione della stessa formula dell’Authority la quale, a sua volta, viene adeguata in scia (anche) del trend dei tassi d’interesse. Proprio per il periodo 2022-2024 è atteso a breve l’adeguamento al mutato scenario. In particolare, Hera si attende - nei settori di gas ed elettricità - l’incremento di circa 80 punti base del Waac per il prossimo anno. Una crescita è prevista nello stesso comparto idrico, seppure la multi utility non dia alcuna previsione. Al di là dei singoli dati, Hera da una parte indica che la dinamica descritta contribuirà all’incremento dell’Ebitda delle reti nel 2024; e, dall’altra, conferma la caratteristica del business regolato quale scudo contro inflazione e rialzo dei tassi. Un “regulated business” il quale, evidentemente, aiuta ad avere un positivo Return on investment (Roi).
Divisione ambiente
Ma non è solo questione di network. Altra priorità è la divisione Ambiente (Waste). Secondo il piano d’impresa 2022-2026 un’importante contribuzione alla crescita stimata del Mol del gruppo è prevista provenire proprio dalla filiera dei rifiuti. Qui il rialzo dell’Ebitda, rispetto al 2022, è stimato in 149 milioni. Si tratta di una crescita cui un contributo rilevante è riconducibile alla base impiantistica. Così, ad esempio, c’è la strategia di potenziamento della capacità di trattamento delle plastiche (PE o PET). Inoltre è prevista la realizzazione di una nuova struttura - presso Modena - per le plastiche cosiddette rigide. In questo caso sono arrivate le autorizzazioni amministrative e l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2025. Un po’ prima - fine 2024 avvio del 2025 - è, invece, stimata l’apertura della struttura, in provincia di Bologna, per il trattamento delle fibre di carbonio. In generale, nel Waste, Hera punta a potenziare la sua figura quale fornitore di servizi a 360 gradi. Anche per questo, tra i vari programmi, c’è quello di realizzare partnership internazionali. Intese cui potranno ricondursi parte degli 8,6 milioni di tonnellate annue di rifiuti trattati stimati al 2026. Il gruppo - già presente con piattaforme proprietarie in Spagna, Francia e Polonia - ha al vaglio diversi dossier. L’interesse è verso Paesi europei.
Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più difficile. Il risparmiatore rimarca che il Pil italiano, nell’ultimo trimestre, è stato negativo. Si tratta di una frenata dell’economia che, impattando la produzione industriale e la produzione di rifiuti, incide negativamente sul business del Waste del gruppo. Hera rigetta la considerazione. In primis, viene sottolineato, grande parte dei rifiuti prodotti in Italia sono esportati all’estero. Quindi, nel momento in cui diminuissero i volumi, potrà scendere l’export ma rimane comunque una produzione di rifiuti ampiamente sufficiente per saturare la filiera di Hera. Non solo. L’utility ricorda che nel passato, ad esempio durante la fase acuta della pandemia del Covid, ci sono già state dure crisi nella produzione industriale domestica. Contesti in cui, afferma sempre la multi utility, il gruppo ha comunque proseguito nell’espansione della divisione ambiente. Di conseguenza la società indica di essere in linea con la tabella di marcia per arrivare a realizzare un Ebitda del Waste di 442 milioni al 2026.
Il mondo Energy
Dal comparto dell’ambiente a quello Energy. In questo caso la parte rilevante dell’attività è legata alla vendita delle commodity. Attualmente l’utility ha più di 3,7 milioni di clienti. Di cui: 1,6 milioni è nell’ambito dei Mega Watt e il rimanente è nel gas. L’obiettivo, a fine arco di piano, è arrivare a circa 4 milioni di utenti, pariteticamente distribuiti tra elettricità e commodity azzurra. La strategia è, unitamente alla crescita organica, di sfruttare (come peraltro in altri ambiti quali l’Ambiente) le operazioni straordinarie. In tal senso il contributo accrescitivo dell’M&A al Mol dell’energy (439 milioni nel 2026) è 31 milioni. Ciò detto un primo aspetto su cui l’utility fa leva per attrarre nuovi clienti è quello dei servizi a valore aggiunto. I dati del primo semestre del 2023 ne sono la dimostrazione. L’Ebitda nell’Energy è stato di 293 milioni. Di questi, il contributo accrescitivo di 28 milioni è riconducibile ai “services” di decarbonizzazione. Vale a dire: dall’efficientamento energetico ai pannelli fotovoltaici fino alla mobilità elettrica. Di più: la multi utility, che sfrutta il digitale e l’online per le attività commerciali in tutta Italia, sottolinea quale suo atout la qualità del servizio. Una caratteristica dimostrata dal basso livello di abbandono (churn rate) il quale, in media sul mercato nazionale è a doppia cifra percentuale, mentre quello di Hera - afferma la multi utility - si assesta a circa la metà.
Impatto climatico
Sennonché il risparmiatore, rispetto all’area della vendita, sottolinea il tema del cambiamento climatico. Questo, a fronte degli inverni sempre più miti cui assistiamo, porta minore consumo di gas per il riscaldamento. Il che impatta negativamente le prospettive di crescita della divisione Energy. La società, invitando ad un’analisi più articolata, non condivide la considerazione. Il gruppo, dapprima, sottolinea il fatto di essere esposto sul trend strutturale della elettrificazione dei consumi. Quindi, l’eventuale calo della domanda di gas da riscaldamento, potrà essere contrastato con la maggiore crescita legata, per l’appunto, all’elettrificazione. Inoltre Hera ribadisce che la logica sottostante alla strategia nel settore non è la semplice vendita della commodity, bensì l’offerta di sempre maggiori servizi a valore aggiunto. Un approccio il quale, tra le altre cose, considera pienamente gli effetti del cambiamento climatico.
Ciò considerato, però, può porsi un’ulteriore obiezione: la frenata economica dell’Italia, insieme al fatto che Hera insiste sui territori colpiti dalla tragica alluvione di Maggio scorso, creano difficoltà alla clientela nel pagare le bollette. Il che implica il rischio di un peggioramento della qualità del credito dell’ multi utility.
Di nuovo il gruppo non condivide la valutazione. In casi come l’alluvione, viene spiegato, si assiste da un lato alla rateizzazione delle bollette per un certo periodo di tempo; e, dall’altro, al riconoscimento di un anticipo all’multi utility stessa di parte dei crediti rateizzati. Quando la rateizzazione finisce c’è, poi, un fondo che consente di coprire gli eventuali insoluti. In generale, come già accaduto con il terremoto, la situazione - è l’indicazione- viene gestita con efficacia da Hera la quale, ad oggi, ha una quota di mancati incassi inferiore all’1% dei ricavi. Il valore è considerato basso e non desta preoccupazione con riferimento agli effetti della stessa frenata dell’economia. Anche perché, a monte, il gruppo seleziona la clientela, in favore di soggetti con buon merito di credito. A fronte di un simile contesto (per il rischio riguardante gli oneri finanziari e l’incremento dei tassi vedere box sotto grafici) la società conferma le indicazioni sul 2023.
Cioè: l’utility prevede che, nella seconda metà dell’anno, il business non tornerà indietro e quindi proseguirà la crescita dell’Ebitda. Un Mol che, al 30/6/2023, è risultato in rialzo del 13,8%.
Focus
Risultati semestrali
Al 30 giugno scorso Hera ha realizzato ricavi in calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Il Mol si è assestato a quota 718,3 milioni (+13,8%) mentre l’utile netto di pertinenza degli azionisti è salito a 187,7 milioni.
Per approfondire
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